Violazione dell’articolo 8, comma 2, del Codice della Strada, “parcheggio errato”. Multa. Ma è vero? A Milano, da giorni, molti automobilisti si sono ritrovati sul parabrezza un foglietto per la contravvenzione, vergato da presunti agenti della polizia municipale del capoluogo meneghino. In realtà si tratta di una truffa, l’ennesima escogitata ai danni dei cittadini. Neanche troppo fantasiosa, ma efficace. Il comando di piazza Beccaria ha confermato che non è opera loro. Qualsiasi foglietto che presenti un qr code per pagare una sanzione ridotta non arriva da un agente delle forze dell’ordine. Anche se vi sembra plausibile (avete parcheggiato effettivamente male?), non seguite le istruzioni. In realtà, la multa dei truffatori è anche tecnicamente errata. Infatti, l’art. 8 citato riguarda le regole per la circolazione nelle piccole isole e il comma 2 fa riferimento al “prezzo” della violazione, che oscilla tra i 430 e i 1.731 euro. Se si vuole segnalare un “parcheggio errato”, gli agenti dovranno piuttosto ricorrere all’art. 158, il più simile concettualmente alla presunta violazione riportata sulle false multe. Presunta, poiché non è prevista nel Codice della Strada nessuna violazione che porti questo nome. Al massimo, appunto, si dovrà parlare di divieto di fermata.
La cifra richiesta dai truffatori è modesta e questo fa sì che molti, nella speranza di pagare in fretta una multa ridotta, si impegno a seguire quanto scritto nei foglietti. Di quanto si parla? Di soli venticinque euro. Si tratta di una riduzione del 50% sulla sanzione effettiva, ma anche questo aspetto è tecnicamente scorretto, per quanto seducente a prima vista. La decurtazione, infatti, può essere del 30% se si paga la multa entro i primi cinque giorni. Non di più. Ma i truffatori milanesi hanno copiato da qualcuno? Una strategia simile è già diffusa a Napoli, dove circolano dei moduli per divieto di sosta, simili a quelli della Polizia Locale. Ma, a differenza di quelli ufficiali, riportano un’iban sbagliato che rimanda a un conto corrente postale privato. In quel caso, per riconoscere l’inganno si può verificare, prima del pagamento, proprio l’intestatario dell’indirizzo bancario, che dovrà essere sempre il comune della città in cui si è violata la legge; in questo caso Napoli. Questo vale anche per i tentativi di truffa milanesi, tuttavia già in partenza più grossolani e facilmente riconoscibili rispetto a quelli del capoluogo campano.