Elon Musk ha dichiarato agli investitori che Tesla trasferirà la propria sede dalla Silicon Valley al Texas, dove sta costruendo uno stabilimento.
“Sono entusiasta di annunciare – ha detto Musk durante l’assemblea annuale degli azionisti – che sposteremo la nostra sede ad Austin, in Texas. Tuttavia, continueremo a espandere le nostre attività in California”.
Musk ha affermato che le vendite di Tesla stanno crescendo fortemente e la società sta aumentando le consegne nonostante la carenza di chip per computer e altri componenti.
Tesla punta ad aumentare la produzione a Fremont, in California, di circa il 50 percento, ha spiegato Musk, sottolineando però che quello stabilimento sta raggiungendo il limite: “Quando siamo entrati per la prima volta era come un bambino che indossa i panni dei suoi genitori; minuscoli noi e gigantesca la fabbrica”, ha detto Musk riguardo al suo primo impianto nella Silicon Valley, nel quale ora si sta stretti.
Non è però l’unico fattore che ha determinato lo spostamento in Texas (peraltro tappa sempre più gettonata tra i ricchi che si spostano dalla California).
Musk ha fatto notare che il costo della vita nella Silicon Valley è troppo alto per i lavoratori, con i prezzi delle case che sono fuori portata e che spesso costringono al pendolarismo.
Musk inoltre si è scontrato più volte con politici e amministratori californiani (anche in tema di lockdown) ed è tra le figure di alto profilo che hanno lasciato personalmente lo costa ovest per spostarsi in un posto con tasse sul reddito più basse e con meno regolamentazione: il Texas, appunto. Aveva già minacciato di spostare Tesla, e per tutta risposta una politica democratica di San Diego, Lorenza Gonzales, lo aveva mandato affanculo. “Messaggio ricevuto”, era stata la sua risposta. Non se n’è andato affanculo, ma in Texas.
Secondo l’analista di Wedbush Daniel Ives, quella del trasferimento “è stata una mossa strategica intelligente per Tesla. Riteniamo che questo sia stato il primo passo di Tesla per fare di Austin la sua sede nazionale e globale per il prossimo decennio, con i recenti scontri con i funzionari della California che probabilmente hanno accelerato questa mossa”.
Sempre in tema di scontri con le autorità locali, nei giorni scorsi una giuria della California ha ordinato a Tesla di pagare a un ex dipendente nero 137 milioni di dollari di danni per aver chiuso un occhio sul razzismo che l’uomo ha detto di aver incontrato nello stabilimento automobilistico della Silicon Valley, tra giugno 2015 e luglio 2016.
La vicepresidente delle risorse umane Valerie Capers Workman ha minimizzato le accuse di abusi razzisti, ma ha riconosciuto che all’epoca in cui Diaz lavorava lì Tesla “non era perfetta”. Workman ha sottolineato che Tesla ha apportato modifiche da quando Diaz ha lavorato nell’azienda, aggiungendo un team per la diversità e un team per le relazioni con i dipendenti dedicato alle indagini sui reclami dei dipendenti. Ma soprattutto decidendo di andarsene in Texas.