“Ettore, Ettore, Ettore”. Non ripeteva altro la signora di 32 anni che, lo scorso 5 marzo, è stata trasportata in ospedale con l’elisoccorso d’urgenza, in condizioni gravissime e in stato di shock. Un nome ripetuto ininterrottamente che ha destato lo stupore dei soccorritori, ma che è stato protagonista in una storia tragica quanto curiosa.
Anche nella tragedia si possono trovare spunti di interesse per ricostruire una storia e, magari, agganciarla ad una morale, che è probabilmente il fine ultimo di ogni storia che si racconta. Ma veniamo ai fatti.
È successo Palermo, lungo l’autostrada Palermo-Catania. La signora, 32 anni, di Barcellona Pozzo di Gotto, stava percorrendo il solito tragitto che dal lavoro la riportava a casa, quando improvvisamente la Fiat Panda rossa che guidava precipita da un viadotto, all’altezza della diramazione per Messina.
Il volo, di circa 20 metri, le ha provocato gravi traumi; l’auto è finita su una roccia e i soccorsi, tramite elisoccorso, sono atterrai su un piazzale a poche decine di metri dal luogo dell’incidente. La storia poteva avere una fine peggiore, da un volo di 20 metri sopravvivere non è scontato. Fortunatamente per la trentaduenne l’impatto non è stato fatale, anche se un trauma non è una passeggiata da superare. Augurandoci il meglio per lei, una insolita curiosità ha dato sapore alla storia: la donna infatti continuava a ripetere che sull’autovettura, insieme a lei, ci sarebbe stato il figlio.
I soccorsi, che si sono prontamente adoperati per cercare il ragazzo, non si sarebbero mai aspettati che non c’era nessun ragazzo insieme a lei. Anzi, che la donna non ne aveva proprio di figli. Le verifiche condotte a Barcellona di Pozzo hanno infatti accertato l’inesistenza di alcun figlio a carico della donna.
Una storia che cavalca i terreni dell’immaginazione e che desta, inevitabilmente, la curiosità degli appassionati dei misteri che si celano dietro le persone.
Perché mai la donna avrebbe dovuto ripetere insistentemente il nome di un presunto figlio che non è mai esistito? Probabilmente lo shock ha dato i suoi effetti allo stato cognitivo, ma la scienza, spesso, non è l’unica risposta.
Non sapremo mai che cosa scattò nella sua testa in quel momento e credo che comunque sarebbe strano, da esseri umani, non rimanere affascinati davanti al mistero e alla complessità della mente umana che, in situazioni particolari, abbandona la realtà e si immerge nell’immaginazione più sincera e pura.
Nell’immaginazione più reale.