Nel suo ultimo disco, “Detroit Stories”, Alice Cooper fa una vera dichiarazione d’amore eterno alla sua Detroit, quella ‘Motor City’ dove il padre – nei lontani anni ’50 – era “l’unico venditore d’auto usate onesto in città”, come da lui stesso evidenziato in un’intervista del passato.
Reminiscenze di una giovinezza difficile ma funzionale allo stratosferico successo raggiunto dal cantante e performer statunitense, tanto controverso e intento a strabiliare sul palco quanto tranquillo nel suo privato, con un matrimonio ultraquarantennale con l’ex-ballerina conosciuta durante il Nightmare Tour del 1975, Sheryl Goddard, tre figli ormai sopra i 30 anni e una quotidianità in cui dominano l’abitudine, il golf, le passeggiate, ma soprattutto le automobili.
La doppia occupazione del padre intento a sbarcare il lunario in anni bui – tassista e venditore di vetture usate – ha infatti innescato una perenne simbiosi tra Cooper e le automobili (“morivamo quasi di fame, ma per noi le auto erano tutto”), con una predilezione per veri e propri rombi di tuono come la Ford Mustang del ’66, la Lamborghini Gallardo del 2005, la Porsche 997 GT3CS del 2007, la Holden A9X Torana Hatchback del ’77, la Ford Glenn Seton Racing del 2001 e tante altre ancora.
Il tempo poi, si sa, gli ha sorriso anche sul fronte economico, permettendogli di costruirsi una vera e propria scuderia di auto da corsa, che contempla tutte le suddette vetture più una Aston Martin Vantage S, una De Tomaso Pantera del ‘74, una Ford Allan Moffat Racing del ’94 e una Holden Garry Rogers Motorsport del 2003. Finite? Neanche per idea, ma è complicato star dietro alla star statunitense e alla sua fame di motori rombeggianti, che lo porta a cambiare, sperimentare e persino modificare autonomamente le vetture di continuo.
Cooper non tiene affatto tutte quelle auto a impolverarsi in un garage, ma – come ha ammesso lui stesso – le guida, le testa, le manipola e le (ri)costruisce a suo piacimento: “Quello che voglio da un’auto è che sia high-tech e che si possa guidare tutti i giorni. Non le modifico certo per tenerle in salotto!”