Il settore dell’automotive durante questa pandemia ha fatto registrare il segno meno sulle vendite, non c’è dubbio, ma c’è un ambito nel quale ha accumulato un vero e proprio tesoro. Parliamo di quella che è stata definita “monetizzazione dei dati”. Cerchiamo di capire cosa si intende, grazie all’articolo del Sole 24Ore, che ha riportato uno studio di McKinsey. In buona sostanza “il futuro prevede un’auto connessa, in grado di parlare con il mondo esterno e con chi la abita. In parte lo è già, ma lo sarà sempre di più. La connettività sta cambiando rapidamente e la monetizzazione dei dati si tradurrà in crescita. Il valore potenziale (ovvero nuovi ricavi più risparmio sui costi) della monetizzazione dei dati passerà dai 20-30 miliardi di dollari del 2020 ai 120-160 del 2025 fino ai 250-400 miliardi del 2030”.
Questo in estrema sintesi. E le grandi case automobilistiche se ne sono già accorte da tempo. Per esempio, Volkswagen che ha deciso di farsi il software in casa riunendo tutte le attività in una unica per sviluppare con investimenti miliardari le soluzioni necessarie al nuovo ecosistema digitale. D’altronde, come riporta l’articolo sull’edizione cartacea del “Sole”, non solo il colosso tedesco “vuole produrre più auto elettriche di Tesla” ma nello stesso tempo ha compreso che “non sono più solo i volumi il punto”. Anche perché “lo dimostrano quotazioni in Borsa e multipli dei nuovi protagonisti, da Tesla alla cinese Nio, che potremmo definire nativi digitali e valgono a Wall Street più (Tesla dieci volte di più) del gigante guidato dal ceo Herbert Diess”. E così, è Michele Bertoncello, partner di McKinsey & Company a spiegare perché è necessario muoversi in fretta: “Le case all’avanguardia effettivamente beneficiano di multipli di valutazione nettamente superiori ai player tradizionali”. Infatti, hanno iniziato da tempo a investire “in nuove tecnologie e di posizionarsi strategicamente in hub tecnologici”.
Ma come è possibile monetizzare i dati? L’articolo va per punti: 1) sviluppo più aderente alle esigenze del cliente; 2) tempi e costi di sviluppo ridotti; 3) facilitazione del processo di vendita e profilazione; 4) hardware e software on demand via OTA (over-the-air) per attivare nuove funzionalità, come sugli smartphone; 5) musica e applicativi on demand; 6) assicurazioni; 7) servizi alle flotte; 8) Ottimizzazione delle infrastrutture; 9) sicurezza.
In buona sostanza: “La connettività evita problemi di richiami vettura, soddisfa la domanda di un’esperienza più piacevole a bordo, permette di risparmiare sul premio assicurativo. In questo modo, la proiezione futura che fa Bertoncello è la seguente: “Ci aspettiamo che al 2030 più del 95% delle nuove vetture vendute al mondo sia connesso” e per arrivarci saranno necessari anche “server, data center, sistemi di data analytics e un ecosistema di partner ampio per sviluppare i servizi» ha concluso.