Ci sono progetti che uno accantona negli anni e riprende in mano dopo tanto tempo, troppo. Quando il progetto teoricamente non avrebbe più senso, quantomeno quando il motivo per cui era stato pensato in origine non è più presente. Ma non tutti i progetti abbandonati in passato diventano del tutto obsoleti. È il caso della Jaguar XJ13 realizzata da William Heynes nel 1966 per prendere parte a Le Mans. Un obiettivo ambizioso, che puntava a conquistare la vittoria dopo i grandi risultati della C-Type e D-Type che riuscirono a vincere dal 1961 al 1957. Purtroppo, a causa di un cambiamento di regolamento che prevedeva l’utilizzo di motore con cilindrata inferiore ai 3 litri, Jaguar non riuscì a prendere parte alla competizione con la XJ13.
L’auto rimase abbandonata per anni in un magazzino e, la prima volta che vide la luce, nel 1971, venne in gran parte distrutta in un incidente mentre veniva girato uno spot promozionale per la nuova E-Type, che sfruttava lo stesso motore V12 da 5 litri. Insomma, un progetto strabiliante, nato sfigato.
Come scrivevamo in apertura, però, non sempre i progetti più datati invecchiano male e così la scuderia scozzese Ecurie Ecosse ha deciso di far tornare in vita la XJ13, ma dandole un tocco più racing, seguendo le norme di omologazione per Le Mans del 1969.
Ci vuole un pizzico di follia per intraprendere una strada del genere: creare 25 auto, rispettando così il numero minimo di auto richieste per l’omologazione alla gara, tirando fuori il massimo da un lavoro di progettazione vecchio di 50 anni, senza però utilizzare la tecnologia moderna. Il concept è stato sviluppato anche grazie al supporto dei mitici piloti Jackie Ickx e Jackie Oliver che, insieme, vinsero a Le Mans nel 1969 a bordo della Ford GT40. A comporre il mezzo e a forgiare la sinuosissima carrozzeria ci pensano alcuni dei migliori artigiani britannici, realizzandola nelle West Midlands.
Al posto della carrozzeria in alluminio, l’Ecuderie Ecosse ha deciso di impiegare parti in fibra composita e materiali utilizzati nel settore aeronautico e anche gli pneumatici sono più larghi rispetto a quelli d’origine.
Quello che rimane intatto, rispetto al progetto degli anni ’60, è il fragoroso V12 da 5 litri, ricreato a partire dalle specifiche tecniche del propulsore dell’epoca. Dato che le 25 vetture verranno realizzate su misura, i clienti potranno scegliere se adottare il V12 “standard” oppure se optare per l’esagerato V12 da 7,3 litri e 700 CV. Le prestazioni non sono state comunicate ufficialmente, ma si vocifera di uno scatto da 0-100 km/h in 3,2 secondi e una velocità di punta che sfiora i 330 km/h.
Ovviamente un mezzo del genere ha un prezzo in linea con la sua esclusività. Anche in questo caso non si hanno notizie certe, ma il modello base dovrebbe attestarsi oltre il milione di euro.
Un mezzo da paura pensato solo per la pista? Macché, se la Jaguar degli anni 60 era pensata esclusivamente per correre tra i cordoli, questa nuova supercar su misura è anche omologata per girare su strada.