L’ECOTY è un po' come il Pallone d’Oro. 59 giornalisti provenienti da 22 paesi europei hanno a disposizione 25 punti da distribuire tra 7 auto nominate in short list. Chi ha più punti, vince. Semplice. Quest’anno in effetti i giurati erano 61 ma i due rappresentanti russi hanno deciso di passare, vista la situazione contingente. Ma la notizia non è questa, anche se vista la corta classifica finale e i risicati distacchi tra la top three, magari i due giornalisti avrebbero potuto rovesciare il verdetto. Fatto sta che a essere incoronata Auto dell’Anno è stata la KIA EV6, prima vettura coreana della storia a guadagnarsi questo ambito premio. Un evento impensabile, solo qualche anno fa. Ma ormai non così improbabile per chi ha un minimo di dimestichezza con lo scenario internazionale dell’automotive. “Ormai le macchine sono tutte uguali!” dice l’uomo della strada. “I SUV si assomigliano tutti, guarda: non distingui più tra una coreana e una tedesca”.
C’è del vero in questo. Ma il motivo è che il prodotto coreano è costantemente salito di qualità, sia dal punto di vista della progettazione e costruzione, che del design e della scelta dei materiali. Era il 2004 quando la SsangYong Rodius, una monovolume con una parte posteriore da incubo, fu unanimemente o quasi derisa e si guadagnò in breve tempo l’appellativo di auto più brutta di sempre. Nonostante uscisse dalla nobile penna di Ken Greenley, già responsabile del design auto al Royal College of Art a Londra. Ma probabilmente qualche pinta di troppo influì sull’ispirazione. A confermare la qualità della produzione coreana fra le auto presentate nel 2021, cioè quelle ammesse al premio, c’è il terzo posto ottenuto dalla Hyundai Ioniq 5, tanto che i due brand “affiliati” ( Kia e Hyundai posseggono rispettivamente minoranze l’una dell’altra ) sono usciti come veri dominatori della competizione.
Fra le due si è infilata la Renault Megane e-Tech Electric. Nome che fa subito rimpiangere i tempi di quando le auto si chiamavano Pantera o Interceptor. Ma la continua ascesa delle auto coreane non è un caso: è un’industria in grado di produrre grandi numeri, che ha saputo far crescere la “car culture” interna. Diversi designer coreani, laureati ad università locali, ora lavorano per i premium brand tedeschi. Basti pensare tra l’altro, in un’altra industry, cosa è diventata Samsung nella telefonia, e non solo, per comprendere come un brand possa evolvere e divenire da “accettabile” a “desiderabile”. Oltre alle due coreane sul podio c’è un altro fatto che colpisce all’interno delle sette finaliste e che, anche questo, è forte segno dei tempi: sei su sette sono elettriche. Solo la Peugeot 308, giunta quarta, è mossa da una classica combustione interna, seppur con un plug-in hybrid. E addirittura con motorizzazioni diesel, parola che solo a pronunciarla, ormai, in città come Milano, si rischia di essere arrestati.
La KIA EV6 dunque è anche lei un’elettrica pura, con un’autonomia dichiarata che supera i 500 km. Come quasi tutte le finaliste è un crossover, un incrocio fra una due volumi hatchback e un SUV. Ma tutt’altro che banale. Il design del posteriore, soprattutto, con le luci che formano una linea continua è originale e ben riuscito. Tutti i particolari, sia degli esterni che degli interni, dicono qualità. E c’è anche una versione da 585 CV e 3,5 secondi da 0 a 100 km/h, vi venisse voglia di fare il gradasso. Ma con rispetto dell’ambiente.
Agli inizi degli anni 2000 conoscevo un architetto, fighissimo, che aveva uno stiloso ufficio design vicino al mio. Ma guidava una Hyundai coupé di fine anni ‘90, bocciata (o bottata, ndr) di lato per di più. Gli bastava avvicinarsi alla macchina per perdere ogni dignità. Ora, però, le cose sono cambiate.