L’elettrico avanza, è inutile negarlo, ma togliere dal GQ Car Award 2022 le auto a motore a combustione, forse è un po’ troppo. La rivista di lifestyle, per la quattordicesima edizione del premio, ha deciso di stravolgere le regole e portare sul red carpet soltanto le cosiddette auto green, snobbando invece quelle tradizionali. Anzi, no e tra un po’ vi spieghiamo perché.
Le categorie all’interno del concorso sono tante, partendo dal segmento hypercar che vede come prima classificata la Rimac Nevera, bolide croato a zero emissioni da 1.900 CV e due milioni di euro, passando per la Batmobile, ovvero la McMurtry Spéirling che sale sul primo gradino del podio come prototipo dell’anno grazie a uno scatto 0-300 km/h in meno di nove secondi che fa impallidire anche la Bugatti Chiron. Mezione d’onore, tra l’altro, per l’italiana Fiat 500e che vince come City Car of the Year.
Tutto stupendo direte voi, ma dove sta l’inghippo? Se si scorre la lista delle vincitrici, qualcosa non torna o meglio, torna ma sotto mentite spoglie: le vincitrici di alcune categorie fanno un po’ a pugni con le altre. Qual è il comune denominatore di queste outsider? Il fatto che siano tutte auto vintage che hanno segnato un’epoca e che, per forza di cose, non sono nate per essere ricaricate alla colonnina.
In pratica alcuni produttori hanno depredato alcune delle auto più iconiche mai costruite dei propri motori, sostituendoli con pacchi batteria pesantissimi e motori che, invece di ruggire come dovrebbero, miagolano come quelli della Formula E.
La vera tragedia l’hanno però messa in atto quelli di Everrati che si sono portati a casa il titolo di Racing Legend of the Year. Con la Superformance GT40 hanno deciso di disfarsi del V8 Ford che ha dominato la 24 Ore di Le Mans nella seconda metà degli anni ‘60 rimpiazzandolo con un’unità elettrica. La scusa? Rendere l’auto fruibile anche dalle generazioni future, sia su strada che in pista, con GQ che si spinge sino a sostenere che “anche Carroll Shellby l’avrebbe approvata”. Noi ce lo immaginiamo più che altro rivoltarsi nella tomba, ma questo è un altro discorso.
Se l’idea di dare forma a un'auto come la Everrati, di per sé, poteva anche avere un senso, il vero crimine è stata l'idea di cannibalizzare una vera GT40.. Consiglio in amicizia: la prossima volta replicate tutto e lasciate le GT40 al loro posto: sono come i panda, in via d’estinzione.
Il tutto, tra l'altro, per dare forma a una macchina la cui autonomia è di circa 125 miglia. Roba che per correrci una 24 Ore, come accadeva con la sua progenitrice, serve girare con una prolunga dai box.
Un destino, quello della GT40, simile purtroppo a ciò che è capitato anche a una povera Rolls-Royce Phantom V del 1961, vincitrice nella categoria Restoration of the Year. Colpa, in questo caso, di David Beckham e di Lunaz Design, di cui lo Spice Boy è azionista.
La Phantom V, negli anni in cui venne presentata, era considerata l’auto migliore del mondo e aveva conquistato il cuore di star del calibro di John Lennon, Elvis ed Elton John, ma anche della famiglia reale britannica. Durante i nove anni di produzione è stata realizzata in poco più di 800 esemplari e vedere dalle foto l’espianto del V8 da 6,2 litri fa venire il magone, soprattutto se si pensa che il prezzo della realizzazione supera il mezzo milione di sterline.
L’ultimo affronto all’ottano? L'elettrificazione di una Ford Mustang Fastback del 1967 concepita da Charge Automotive.
Sebbene alla realizzazione abbiano contribuito ingegneri provenienti da McLaren Automotive, Jaguar Land Rover e addirittura da due team di Formula1, questo gioiello di tecnologia da 300.000 Sterline stona parecchio se si pensa al fatto che le muscle car americane affondano le proprie radici nella capacità degli statunitensi di realizzare propulsori dalle cilindrate spropositate.
Sarebbe stato interessante poter chiedere a Steve McQueen cosa sarebbe successo se la sua Mustang, usata nelle riprese di Bullitt, fosse stata elettrica. Probabilmente dovrebbero ancora terminare le riprese, nell'attesa dell'ultima ricarica.