“Stiamo facendo sul serio, per diventare un brand che sia rispettato nel segmento dei marchi premium”: così dice al Foglio Mobilità Luca Napolitano, il Ceo di Lancia individuato dal boss di Stellantis Carlos Tavares. “Stiamo pensando al futuro, al futuro di una nuova Lancia e lo stiamo facendo tutti insieme, un passo dopo l’altro. Mi piace parlare di rinascita, perché questo è un nuovo inizio, un nuovo rinascimento all’insegna dell’eccellenza italiana. Rinasciamo, partendo da ciò che sappiamo fare meglio: dalla Ypsilon e introducendo una nuova gamma; dall’italia e muovendoci fuori dall’italia. Nuova Lancia, nuova gamma, nuovi mercati: questa è la sintesi della nostra strategia futura”. “Nuovo” nelle sue declinazioni è la parola più usata da Napolitano: nuova la gamma, nuovi i clienti (“più giovani e gender free”, addirittura), nuovi i mercati (“fuori dall’Italia”). In verità c’è anche una parola vecchia, ma non è quella magica: è Ypsilon, non Delta.
“Le Lancia – prosegue Napolitano – saranno delle vetture italiane, belle, innovative e tutte elettrificate. Lancia è un marchio che sente la responsabilità sociale di poter contribuire, per la sua parte, ad offrire un mondo migliore ai nostri figli e ai nostri nipoti. Un mondo migliore che grazie a Lancia sarà anche più elegante, «the most elegant way to protect the planet», abbiamo dichiarato al mondo durante l’electrification day. Per Lancia il cammino verso la costruzione di un «mondo più pulito» è iniziato da tempo, esattamente 12 anni fa. Nel 2009 abbiamo introdotto il gpl, che venne chiamata «Ecochic», intendendo che era 100% Eco e 100% Chic, poi nel 2013 siamo passati al metano e quindi lo scorso anno all’ibrido”.
“Lancia – dice poi Napolitano – è l’eleganza italiana senza tempo. Pura bellezza. Linee pulite e semplici. Le vetture Lancia sono nel cuore di tanti appassionati in tutto il mondo, hanno fatto la storia del design dell’automobile. Si tratta di vetture di grande confort a bordo, con rifiniture curatissime e materiali di pregio. Un’eleganza che incanta e che dura da più di 100 anni”. Come sottolinea Umberto Zapelloni sul Foglio Mobilità, si tratta di “parole che sembrano uscire da uno spot pubblicitario, quello in cui Lancia era un’auto che piace alla gente che piace. Ha avuto un periodo in cui piaceva molto anche alla gente che correva (le mitiche Fulvia, Delta, Stratos), ma quello è un altro discorso”.
Ma davvero deve essere un altro discorso? Non si potrebbe invece fare, questo discorso? Un discorso che parte con Delta e prosegue con integrale HF, un monumentale immaginario collettivo che aspetterebbe solo di essere recuperato. E lo si capisce anche da ciò che avviene online, dove la ricerca di vecchi esemplari di una qualche versione di quella macchina che dominò il rally dal 1987 al 1992 continua a essere spasmodica e le cifre richieste per accaparrarsi questo cimelio sacro arrivano a essere esorbitanti (su Ebay ci sono per esempio una Lancia Delta 16V HF Evo2 a 128.500 euro e una Lancia Delta integrale evoluzione con 2.000 km a 160.000 euro). Per non parlare delle vetture riportate in vita da Miki Biasion, con prezzi fino a 300 mila euro.
La Rete è piena di chi rimpiange di non avere mai potuto avere quella macchina di essersene privato troppo presto, così come di chi spera che finalmente ritorni, ammodernato ma, al contrario della nuova ed elegante (presunta) Delta del recente passato, fedele all’originale. Perché va bene il nuovo, va bene l’eleganza, ma forse per risolvere la situazione basterebbe un vecchio Deltone.