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L’auto elettrica?
Dal punto di vista
dei consumi
conviene solo se
la ricarichi a casa

26 luglio 2021

L’auto elettrica? Dal punto di vista dei consumi conviene solo se la ricarichi a casa
L’allarme è stato lanciato da Michele Crisci, presidente di Volvo Italia e dell’Unrae, l'associazione che rappresenta le case straniere in Italia: utilizzare le colonnine può riservare brutte sorprese e può rivelarsi meno conveniente rispetto al rifornimento di un veicolo che impiega del carburante tradizionale

“I prezzi attuali delle ricariche fast, in rapporto all'autonomia che garantiscono i veicoli elettrici, non garantiscono un grande risparmio se paragonati a quelli del carburante”: lo ha detto Michele Crisci, presidente di Volvo Italia e dell’Unrae, l'associazione che rappresenta le case straniere in Italia. Quindi, oltre a un prezzo di acquisto di solito più elevato e alla difficoltà di trovare colonnine di ricarica, se si parla di auto elettrica ci sono pure dubbi sul risparmio dal punto di vista dei consumi? Il discorso è complesso.

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Michele Crisci

Sentito da Panorama, Paolo Mariano, collaboratore del sito Vaielettrico e responsabile acquisti presso la Sasa, la società che gestisce il trasporto pubblico a Bolzano e Merano, sottolinea che i costi di gestione di un’auto elettrica sono più bassi di una vettura tradizionale, dalla manutenzione all’assicurazione, al bollo fino ai consumi. “Se con un'auto tradizionale il consumo si aggira sui 15 chilometri con un litro di carburante – fa presente il settimanale – con una vettura elettrica si percorrono tra i 6 e i 7,5 chilometri per kilowattora. Però quest’ultimo ha un prezzo variabile, dipende cioè se si ricarica l’auto a casa o da una colonnina pubblica, e se la ricarica è a velocità standard, rapida o ultrarapida. Se si possiede un garage con una presa, più o meno si spenderà tra i 16 e i 18 centesimi per kilowattora, considerando anche la quota di dispersione di energia che si verifica nella ricarica”. “Il che significa – spiega Mariano – che con l’equivalente del prezzo di un litro di benzina (1,5 euro) posso comprare 8,8 kilowattora che mi permettono di percorrere circa 52 chilometri, tre volte quanto un veicolo a benzina. In altre parole, con la vettura elettrica spenderò un terzo per fare la stessa strada”.

Questo però quando si è a casa e si ha la possibilità di caricare. Ma in giro?

I prezzi dipendono dalla velocità della ricarica: “In media, si spendono 40 centesimi a kilowattora per le ricariche nelle colonnine standard (cioè più del doppio rispetto a casa), 50 centesimi per quelle fast e 79 centesimi per le ultrafast. […] Con le ricariche ultrafast si spenderebbero circa 1,8 euro per fare 15 chilometri, cioè un po’ di più dell’1,5 euro al litro della benzina. Quindi il numero uno di Volvo ha ragione”. Ma va considerato che di solito il rabbocco volante ad alta velocità dovrebbe essere l’eccezione, non la norma. E poi ci sono gli abbonamenti.

“Le case automobilistiche che sono partner della rete di ricariche ultrafast Ionity offrono ai loro clienti prezzi decisamente più bassi, 30-35 centesimi per kilowattora. Enel X ha creato tre abbonamenti diversi da 20, 50 e 75 euro al mese, mentre Duferco vende 300 kilowattora mensili per 50 euro più Iva, che permette di usare anche le ultrafast pagando 25 centesimi al kilowattora. Attenzione però: alcuni operatori addebitando un extra se la vettura resta collegata alla colonnina quando la ricarica è terminata”. Diverso è il caso di Tesla e della sua rete di ricarica proprietaria, “riservata (almeno finora) a possessori delle sue auto. Qui non servono tesserine o abbonamenti, la colonnina riconosce l’utente e quanto il rifornimento ad alta velocità è terminato il costo, sui 30-35 centesimi a kilowattora, viene addebitato direttamente al cliente. Un sistema semplice che – conclude Guido Fontanelli nel suo pezzo su Panorama – per le altre case, alle prese con diversi operatori, è più difficile mettere a punto”.

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