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Il presidente dell’Aci:
“L’obbligo di auto elettrica
ucciderebbe il Paese
e lascerebbe a piedi
gran parte degli italiani.
Meglio incentivare l’acquisto
di Euro 5 ed Euro 6,
anche usati”

26 luglio 2021

Il presidente dell’Aci: “L’obbligo di auto elettrica ucciderebbe il Paese e lascerebbe a piedi gran parte degli italiani. Meglio incentivare l’acquisto di Euro 5 ed Euro 6, anche usati”
Per Angelo Sticchi Damiani “l’auto elettrica è un lusso, sia in termini economici che di utilizzo” e “ci sono modi efficaci per ridurre le emissioni inquinanti delle auto senza provocare calamità sociali: lo Stato deve sostenere l’acquisto di Euro 5 ed Euro 6 usati (che hanno un impatto ambientale analogo ai mezzi a batteria) con consistenti incentivi ed abbattendo almeno del 50% l’imposta provinciale di trascrizione”. Il presidente dell’Aci è anche convinto che nessuno comprerebbe una Ferrari elettrica: “Purtroppo ha ragione il ministro Giorgetti: la rivoluzione verde rischia di far chiudere la Rossa”

“Ci sono modi efficaci per ridurre le emissioni inquinanti delle auto senza provocare calamità sociali”: ne è convinto il presidente dell’Aci, Angelo Sticchi Damiani, a dir poco perplesso dalla “rivoluzione elettrica” che la Commissione europea vuole imporre come obbligo dal 2035, vietando la vendita di macchine a benzina, diesel, gpl, metano e persino ibridi.

“In Italia – dice il presidente Aci, sentito da Libero – il comparto auto […] impiega un milione e seicentomila persone e rappresenta il 20% del prodotto interno lordo. […] Per seguire le direttive dell’Unione Europea in materia di ambiente rischiamo di azzerare tutto questo, ma è evidente che, se si ammazza il settore, si uccide il Paese. C’è qualcuno, a Bruxelles, spinto da motivi ideologici. Ha perduto lungimiranza e senso pratico. […] L’esagerata spinta ambientalista è un killer per l’economia e brucerà milioni di posti di lavoro, perché senza passaggi graduali e studiati ci sarà un bagno di sangue”.

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Il presidente dell'Aci Angelo Sticchi Damiani con Jean Todt

Per Sticchi Damiani un’auto euro 6 di seconda generazione inquina poco più di una vettura elettrica, costa meno, attualmente è più funzionale e garantisce posti di lavoro, mentre la crociata contro i motori a scoppio non porterebbe significativi benefici all’ambiente e di contro devasterebbe, dando una stoccata potenzialmente mortale ad alfieri del Made in Italy come Ferrari, Lamborghini, Maserati: “Ma lei immagina qualcuno che compra una Ferrari totalmente elettrica? Purtroppo – le parole del presidente Aci – ha ragione Giorgetti (ministro dello sviluppo economico, ndr): la rivoluzione verde rischia di far chiudere la Rossa. Con un motore elettrico la Ferrari perderebbe quasi tutto il suo fascino”.

Sticchi Damiani, possessore di un’auto elettrica (“è scattante e silenziosa. Però so che oggi l’auto elettrica non è per tutti; è un lusso, sia in termini economici che di utilizzo. È funzionale per le tratte brevi. Quindi è ancora soprattutto una city car”), fa notare che i mezzi a batteria attualmente costituiscono solo il 6% del venduto e che da qui al 2030 difficilmente potranno superare il 20%: “Le auto elettriche sono poche perché costano molto e non sono pratiche. Imporle, mettendo fuori mercato le altre, impedisce la mobilità alla maggioranza degli italiani, che non hanno i soldi per comprare un’auto verde. E poi c’è il problema delle centraline di ricarica sul territorio: sono poche e le batterie non garantiscono un’autonomia concreta superiore ai 200/300 chilometri, sempre che uno non accenda il satellitare o l’aria condizionata”. Rafforzare la rete, poi, sarà “un’operazione lunga e costosa. Ci vorranno alcuni anni per disseminare il Paese di stazioni di ricarica. E poi non si creda che l’energia elettrica sia gratis, disponibile in misura illimitata, e non inquini. Se a Milano, o a Roma, circolassero solo vetture verdi, non ci sarebbe abbastanza energia elettrica per illuminare le città”.

Per il presidente dell’Aci una soluzione per abbattere l’inquinamento (e aumentare la sicurezza) senza distruggere l’economia e lasciare a piedi (in tutti i sensi) molti italiani sarebbe incentivare, oltre alla rottamazione (“lo Stato dia duemila euro, ma in denaro contante, non bonus per prendere il tram”), l’acquisto dell’usato: “Se un terzo dei veicoli inquina 28 volte più degli altri, il punto è spostare chi guida vetture vecchie verso le nuove. Se convinco un proprietario di euro 0 o 1 a far rottamare il suo veicolo e prendersi un euro 5 senza fargli spendere troppi soldi, abbatto l’inquinamento, non uccido un settore e metto una persona in condizioni di guidare un’automobile più sicura. […] Lo Stato deve sostenere l’acquisto con consistenti incentivi ed abbattendo almeno del 50% l’imposta provinciale di trascrizione”.

Sticchi Damiani sfata poi il mito dei mezzi elettrici come assolutamente verdi: “Anche l’energia elettrica ha una produzione poco sostenibile […]. Oggi la otteniamo anche da carbone, gas e petrolio. […] In meno di dieci anni abbiamo fatto macchine tradizionali che hanno un impatto ambientale complessivo simile a quello delle auto elettriche. Se anziché 0, le emissioni sono 0,00..., è un risultato straordinario e si evita di fare danni incalcolabili. Però attenzione, sotto un certo aspetto la vettura verde è più inquinante anche quando viaggia. […] È più pesante, a causa delle batterie e quindi solleva più polveri sottili in particolare quando non piove da una decina di giorni”.

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