Botta e risposta al Tg La7, tra Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) e il direttore Enrico Mentana, sul tema dello stop all’immatricolazione (e dunque alla vendita) di auto a benzina, diesel, gpl, metano e ibride a partire dal 2035.
Anfia ha espresso "sconcerto e forte preoccupazione" per la proposta della Commissione europea, prevista nel pacchetto normativo Fit for 55, di inasprire i target di riduzione delle emissioni di anidride carbonica previsti dalla regolamentazione vigente, fissandoli a -55% per le auto (rispetto al -37,5%) e -50% (rispetto al 31%) per i veicoli commerciali leggeri al 2030 e introducendo un nuovo target al -100% al 2035. "Pur essendo consapevoli dell'importante ruolo che l'industria automotive può giocare nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del Green Deal europeo – si legge nel comunicato dell'Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica – riteniamo che lo sforzo richiesto dall'attuale proposta non tenga in debito conto degli impatti industriali, economici e sociali di scelte cosi' ambiziose e categoriche. La previsione di un target a zero emissioni al 2035 per auto e veicoli commerciali segna l'abbandono delle più avanzate tecnologie di propulsione su cui, oggi, la maggior parte delle aziende della componentistica italiana, comprese le multinazionali presenti sul nostro territorio, sono ancora prevalentemente concentrate, compiendo una incomprensibile ed univoca scelta tecnologica, senza considerare il fondamentale contributo che le stesse potrebbero dare alla decarbonizzazione attraverso l'utilizzo di carburanti rinnovabili a basso contenuto di carbonio. Anche la scelta di non prevedere meccanismi di flessibilità nella transizione, tra cui quelli per i piccoli costruttori, evidenzia una scelta ideologica che non tiene conto delle molteplici specificità della filiera automotive, penalizzando fortemente le nicchie d'eccellenza, in particolare quelle italiane".
In occasione del telegiornale delle 20 di ieri sera, Enrico Mentana, dopo aver letto una versione sintetica dello stesso comunicato ha commentato: “È chiaro che se si rinuncia all’auto a benzina, e diesel (in realtà anche a gpl, a metano e ibride, ndr), si rinuncia a tutta una serie di produzioni, di componenti e di indotto. Tutto questo non può avvenire evidentemente a costo zero, però si può riconvertire. La protesta è comprensibile, ma se si decide di sopravvivere, di non cedere alle emissioni di carbonio (in realtà di anidride carbonica, cosa ben diversa, ndr) e di cercare di rendere più verde il continente, da qualcosa bisognerà pur cominciare”.
Il fatto curioso in tutto questo è che il direttore non ha nemmeno la patente: “Non ho mai preso la patente perché Milano è piccola e concentrica e posso girarla con i mezzi”, ha dichiarato Mentana qualche tempo fa. Con tutto il rispetto, posto che ognuno ha il diritto di esprimersi, tanto più se autorevole come il direttore, Mentana la fa dunque un po' semplice: sia nei confronti delle aziende e di tutto l'indotto invitato genericamente a "riconvertirsi" (come se bastasse un clic), sia nei confronti degli utenti della strada, che si troveranno a dover improvvisamente cambiare abitudini e passioni di una vita per un'imposizione nemmeno dall'alto, ma addirittura dall'esterno o almeno percepita come tale. E non sarà solo una questione di "gusti", perché già dai prossimi anni verosimilmente le già stringenti restrizioni sulla circolazione verranno inasprite per "preparare" al grande reset e perché quando si tratta di doversi mettere in regola a patire sono soprattutto coloro che hanno una scarsa o inesistente disponibilità economica, per i quali comprare una macchina nuova dotata dell'ultime tecnologie non è certo uno scherzo e anzi spesso è una chimera. Tutti problemi di cui non necessariamente può avere piena contezza una persona come Mentana, che oltre a non avere la patente con tutta probabilità non ha nemmeno ristrettezze finanziarie.