Nel giugno del 1983, un fuoristrada ultraleggero a marchio Fiat veniva dedicato alla grande distribuzione. Era la Panda 4x4, uno dei modelli che maggiormente definirono l’identità della casa automobilistica torinese. Il progetto ebbe una lunga gestazione: già nel 1976 la Italdesign di Giorgio Giugiaro e Aldo Mantovani aveva preso in mano le sorti dello stile Fiat. Il “Progetto 141”, così venne chiamato, aveva come obiettivo l’unione della leggerezza della vettura a un assetto “tutto in avanti”, grazie al sistema di trazione anteriore dell’austriaca Steyr-Puch. Nel 1978 ci fu una prima presentazione “a porte chiuse”, per affezionatissimi e collaboratori. Due anni dopo venne mostrata in anteprima nei Giardini del Quirinale all’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Nel 1983, finalmente, la macchina era pronta per la serializzazione. Il motore aveva la potenza di 48 CV, 985 cc, la vettura pesava 740 Kg (a vuoto), era lunga 3,39 metri e larga 1,48. Solo numeri, che nel corso del tempo si modificarono. Panda è stata molto di più: qualcosa di non misurabile, un fenomeno culturale, un cambio di rotta, una svolta. Un’auto consapevole dei suoi limiti ma che era costruita per superarli. Una city car, un minibus, un fuoristrada. La Panda 4x4 era tutto questo. Lei, però, non era soddisfatta. Voleva essere di più. Come se Tyrion Lannister di Game of Thrones avesse cercato di battere Michael Jordan in una gara di schiacciate. E ci fosse riuscito. Si possono utilizzare tanti termini per descriverla. “Perché ha scelto una Panda?”, chiedeva retoricamente la voce fuori campo di un vecchio spot. Le risposte risiedono in tutti coloro che l’hanno guidata. Ognuno la lega a un ricordo, a qualche istante irripetibile della propria vita. Per questo, vale la pena ripercorrere la sua storia, l’immagine che la Panda ha voluto dare di sé. Per capire come la Panda fu vissuta dagli italiani negli ultimi 40 anni.
Panda 4x4: l’inizio
Era veloce, leggera e giovane. Aveva tutto per essere la macchina degli italiani per i successivi 40 anni. Probabilmente, non lo sapevano neanche quelli che l’avevano commercializzata. Alcuni, magari, lo sospettavano. Eppure, dopo tutto questo tempo, guardare indietro e vedere le foto di quella macchina così “comune” fa un certo effetto. In più, aveva le agognate quattro ruote motrici: era un fuoristrada in tutto e per tutto. Chi di noi non ha mai visto, nella campagna di provincia o in qualche periferia un po’ dimenticata, qualche vecchio cacciatore, anziane coppie di signori che fanno la spesa, nonne che viaggiano a velocità impensabili con la loro vecchia, affidabile Panda 4x4. Adesso, chi ce l’ha ci pensa due volte prima di venderla. E fa bene. Che prezzo dare a un’icona di un tempo che fu?
Panda 4x4 Sisley
La panda di chi ama le corse. E il vellutino. Gli interni di questa edizione limitata sono un inno agli anni ’80: creati in finta pelle beige, lo styling venne curato dalla Benetton, che aggiunse il nome Sisley. Una macchina che doveva essere come un jeans di lusso.
Panda “1990”: l’edizione dei Mondiali
“Un’estate italiana” di Giorgio Moroder con Gianna Nannini e Bennato che risuona nelle orecchie, l’ottimismo prima della competizione, l’estate. La Panda in edizione limitata prodotta per i Mondiali di calcio del 1990 aveva cavalcato le varie frequenze positive che attraversavano il bel paese. I copricerchi a forma di pallone sono veramente brutti. Talmente brutti da essere bellissimi.
Arriva il 1991 e il restyling
“Cosa sarebbe il mondo senza la Panda… Si ma c’è”. Aumentano cilindrata e potenza. L’impianto di iniezione diventa elettrico. La novità più riconoscibile, però, è quella che appare sul telaio: sul portellone in lamiera appare la scritta “Panda 4x4”. Ormai è come un tatuaggio: quell’espressione che, a forza di ripeterla, ti viene voglia di scrivertela addosso. Il sogno è vederla in qualche Fast and Furious.
La panda di Agnelli
Si tratta del modello trekking della 4x4 ed era l’affezionatissima dell’avvocato in persona. Proprio Agnelli ne possedeva una personalizzata, venduta nel 2019 a 37.000 euro all’asta. Diciamocelo, solo i più coraggiosi possono andarci a St. Moritz. Oggi ne parlerebbero tutti. All’avvocato fregava poco, ma di certo i sedili reclinabili gli facevano comodo…
La seconda generazione
È il 2004. La Panda è in commercio da più di vent’anni. Ma anche i campioni devono reinventarsi per continuare a primeggiare. Arriva l’opzione di averla con alimentazione GPL o metano. Vinse il titolo di auto dell’anno. Doveva chiamarsi Gingo, ma poi la Renault fece causa perché il nome era troppo simile a Twingo. Oggi puoi chiamarla in tutti i modi. Però no, “Don’t call her baby”.
2012 e la terza generazione: “questa è l’Italia che ci piace”
La nuova Panda fu un successo commerciale: venne premiata da Top Gear come miglior SUV dell’anno e fu per lungo tempo l’auto più venduta in Italia. La nuova generazione, però, non era come la prima Panda: una macchina per famiglie che aveva anche le velleità del fuoristrada. La prima aveva quel romanticismo che nel tempo è andato perduto.
L’ultimo tango
Si chiamerà 4x40°. Ne esisteranno solo 1983 unità, proprio come l’anno di lancio del modello. La nuova Panda vuole essere la summa di tutto ciò che è stata: pionieristica, facile da guidare, confortevole e simbolo di un momento speciale. Non è facile distinguere un momento della storia dal simbolo che ne racchiude il significato. Quale dei due è venuto prima? Ciò che dà senso alle cose o le cose stesse? Impossibile dirlo. Panda 4x4 è un’idea, un modo di vivere l’automobile. Non tornerà più quella prima. Ma è giusto così. Il “Pandino” ha solo 40 anni e ci basterà guardare indietro per capirne il valore. Anzi no. Ci basterà cercare in giro per le nostre strade, non solo quelle italiane. Cercare gli appassionati, i collezionisti e tutti coloro che, inconsapevolmente, si trovano nel sedile sinistro di un pezzo di storia. Inimitabile, per fortuna. Le copie sbiadite potrebbero solamente incrinarne la figura e il suo posto nel mito. Le leggende devono morire giovani per rimanere eterne.