Jean Graton se n’é andato all’età di 97 anni dopo aver acceso la passione per i motori a un indefinito numero di generazioni. Il suo Michel Vaillant è l’eroe che tutto può, ma in macchina. Il suo superpotere è quello di far andare forte le quattro ruote, di inventarsi il sorpasso, di spingere l’auto fino alle lacrime. Sue e del motore. Un potere che mescola realtà e poesia, perché le macchine esistono sul serio e chi è in grado di farle volare anche. Per sé stessi, ma anche per chi guarda e si appassiona. Di corse, di personaggi e di storie. Abbiamo chiesto ad Andrea Artusi, autore della Sergio Bonelli Editore (Nathan Never, Martin Mystère, Dampyr, Dylan Dog) nonché grande appassionato di motori, di raccontarci il mito di Jean Graton e di Michel Vaillant.
“Jean Graton è stato un pilastro della BD francese - spiega Artusi - la Bande Dessinée, come chiamano il fumetto in Francia. Dico francese e non belga perché spesso molti lo confondono in quanto ha passato tanti anni a Bruxelles, ma viene dalla Bretagna.
Graton è cresciuto nel mondo delle corse, di cui è stato appassionato fin da bambino. Suo padre era un motociclista, lo metteva seduto sul serbatoio della moto e lo faceva girare. Gli regalò un motorino quando lui avrebbe voluto una bicicletta, cose così. Dopo la guerra Graton ha iniziato a lavorare come meccanico, anche se in realtà voleva disegnare. Così si è trasferito dalla nonna, a Bruxelles, dove ha cominciato a lavorare come quello che oggi definiremmo grafico pubblicitario.
Poi, quasi casualmente, si ritrovò a lavorare per la rivista Les Sports e iniziò a disegnare, come si faceva all’epoca (penso alla domenica del Corriere), le illustrazioni delle vicende sportive. Al tempo infatti non c’era copertura e spesso mancavano le foto, così lo sport veniva spesso illustrato. Lui fece questa cosa per diversi anni, finché non venne contattato dall'agenzia World Press che vedendo i suoi lavori gli propose di fare delle collaborazioni con altri autori, su sceneggiature altrui. Questa cosa evolvette finché un giorno gli capitò l’occasione della vita: un personaggio suo".
"“Si propose a una grossa casa editrice francese, éditions du Lombard che pubblicava all’epoca Tin Tin, e da appassionato di motori, mise insieme tutte queste cose e creò un personaggio assolutamente francese, ossia Michel Vaillant. Ma dato che l’editore temeva che non avrebbe avuto abbastanza materiale per andare oltre alle prime puntate, Graton mise dentro tutta una serie di altre caratteristiche che lo aiutarono poi a sviluppare altre storie.
Da qui nasce anche l’idea che lui sia figlio di un costruttore d’auto, Vailliant per l’appunto. Questo gli permette di spaziare ed inserire altri personaggi come Steve Warson, il grande amico, o la motociclista Julie Wood, costruendo un vero e proprio Pantheon di personaggi. Così le storie di Michel Vaillant diventano sempre più ricche ed il successo è da subito straordinario, mondiale. All’inizio disegna tutto lui, aiutato solo dalla moglie per quanto riguarda i colori, poi l’impegno diventa così grande che si trova costretto a mettere in piedi un piccolo staff. La pignoleria nella realizzazione delle auto, il dettaglio meccanico… è tutto notevolissimo e diventa un vero marchio di fabbrica".
"C’è da dire anche che Graton aveva un buon rapporto con alcuni piloti, ad esempio Jacky Ickx, che conosceva già da bambino. Così un giorno gli chiese se gli sarebbe piaciuto apparire in uno dei numeri di Michel Vaillant, e lui rispose che sì, certo. Ma Graton gli spiegò che avrebbe dovuto perdere la corsa… e Jacky Ickx gli disse qualcosa del tipo “se devo proprio perdere, mi va bene farlo dietro a Michel Vaillant”.
Così nelle storie di Vaillant hanno cominciato ad esserci personaggi reali, rappresentati anche in maniera molto precisa e realistica nelle sue storie. Michelle Vaillant è diventato un franchise fortissimo, paragonabile a personaggi come Asterix o Tin Tin se pensiamo al fumetto francese, al punto che quando Jean Graton ha smesso di lavorarci il suo team ha continuato, prendendo in mano il personaggio per reinventarlo.
C’è stato anche un film, si chiama Adrenalina Blu, con la sceneggiatura di Luc Besson (Léon, Nikita e altri, ndr.). E lì, dovendo scegliere un’auto sportiva marchiata Vaillant, scelsero una Pagani, rimarchiando una Zona come Vaillant. Per il film hanno ripreso una delle storie più amate dal pubblico, “Il Fantasma della 24 Ore”, davvero molto bello, tra le oltre 70 avventure a fumetti pubblicate in altrettanti volumi".
Cosa ti ha lasciato di più come disegnatore? La grande precisione nel disegnare i mezzi, il tratto?
“Non solo, c’erano tante cose davvero straordinarie. Sicuramente l’accuratezza nella riproduzione delle auto, leggendaria. Poi c’era il fatto che lui, dato che molte delle auto erano marchiate Vaillant, spesso le inventava. Ed erano bellissime. Aveva davvero un grande talento per il design, faceva dei piccoli capolavori. Va detto anche che Graton aveva una grande capacità di rendere il senso di velocità, di azione con le auto, una cosa per nulla facile. Mi è capitato di disegnare delle scene con degli inseguimenti per esempio…e non è banale. Lui in questo era un maestro. Un grande narratore per immagini, tipicamente inserito nella tradizione francese che è molto esigente, vuole una rappresentazione precisissima. Oggi c’è una grande linea di merchandising che riprende le auto inventate da Graton, le più celebri sono oltre la quarantina e venivano progettate da lui in prima persona. Costruiva con attenzione il disegno in modo da poterlo poi riprodurre dalle più diverse angolazioni, sempre in maniera precisa”.
Quindi faceva un vero e proprio studio di design sulle auto comparse nei fumetti.
“Si, considera poi che ci sono le Vaillant da GT, da Formula 1 e addirittura da Stock Car. Personalmente il mio albo preferito è Le Circque Infernal, il circo infernale, che è proprio dedicato ai campionati di Stock Car. E lì c’è una Vaillant fatta da lui, inventata. Altra cosa molto bella è che Graton, essendo un grande esperto di motorsport, frequentando il mondo delle corse e conoscendo i piloti, inseriva nelle sue storie tantissime informazioni estremamente precise. Ricordo, ad esempio, quando spiegò come sono fatte le macchine dello Stock Car, in cui i piloti entravano dal finestrino perché le portiere erano bloccate dal roll-bar interno. Michelle Vaillant non è stato solo un grande fumetto d’avventura e di auto, ma un vero strumento divulgativo".