Al Festival del libro possibile di Polignano a Mare si scontrano Italo Bocchino e Antonio Padellaro. Durante la discussione, l’ex An e ora Direttore editoriale del Secolo d’Italia, ha invitato la firma del Fatto a smentirlo su un dato: il consenso di Meloni, maggiore a metà legislatura rispetto al momento dell’elezione, un caso più unico che raro nella storia repubblicana italiana. Iniziano i fischi dagli spalti, perché si sa: le persone colte, al Festival di libri, fanno così. Bocchino risponde ironizzando: portate più voti a Meloni facendo così. E ha ragione. Ormai la sinistra si indigna, e più si indigna meno fa. E meno fa meno si ricorda per cosa valga la pena indignarsi. E quindi finisca per indignarsi per il nulla. Come in questo caso. Bocchino, infatti, per spiegare la marginalità totale del pensiero di sinistra oggi in Italia, dice: “Inaugurare il murales della Murgia, ma chi se ne frega, ma chi se ne frega di Michela Murgia, gli italiani sono preoccupati di altro. Ma gli italiani sono preoccupati per la sicurezza e per l'immigrazione non per la Murgia, se ne fregano. La Sinistra ha perso il treno della Storia”.

Dal pubblico un coro di disprezzo. Pare che Bocchino abbia detto una cosa così inaccettabile che Padellaro, giornalista con una lunga carriera alle spalle, e dunque dibattiti, liti, scontri anche duri, sente di doversene quasi andare (quasi; perché se avesse davvero dato seguito alle sue parole non avrebbe potuto godere del plauso popolare). “Non ti permettere. Michela Murgia è stata una grande scrittrice, morta di tumore. Se continui così, mi alzo e me ne vado” dice Padellaro. Contra factum non valet argumentum: la sinistra si indigna per nulla. Che Michela Murgia debba essere necessariamente considerata una grande scrittrice è pura idolatria. Che di una figura che purtroppo non c’è più non si possa dire nulla, se non lodarla e ricordarla con affetto, è ipocrisia. Bocchino sarà stato poco sensibile, poco carino, ma non esiste nessun obbligo si essere sensibili e carini con qualcuno. Soprattutto con qualcuno che di certo non ha fatto della sensibilità e della carineria i due tratti distintivi del proprio lavoro intellettuale. Avrebbe potuto evitarlo? Certo, ma – è il caso di dirlo – non ha ucciso nessuno. E certamente non è lui che ha ucciso Michela Murgia, che può essere amata e letta ancora da tutti coloro che la amano e la leggono. La libertà di offendere è la stessa che chi ora si indigna usa contro Bocchino. E ben venga.
