Stabilire la distanza fra stile e routine (o mestiere), soprattutto nei grandi dell’arte, è come cercare di risolvere il più abusato dei paradossi: è nato prima l’uovo o la gallina? E benché a quest’ultimo “enigma” scientificamente una spiegazione sia stata data, applicare lo stesso metodo alla creatività è pratica ardua, se non addirittura inutile. D’altronde, già Ionesco ci ha insegnato che “se è assolutamente necessario che l'arte o il teatro servano a qualche cosa, dirò che dovrebbero servire a insegnare alla gente che ci sono attività che non servono a niente, e che è indispensabile che ce ne siano”. Nello stesso campo rientra la fotografia. Non quella tout court che affolla i social, ma quella dei grandi autori che, in qualche modo, ne hanno segnato il percorso.
E così, nella polemica che si è innescata fra Oliviero Toscani, decano dei fotografi italiani, e il nostro Ray Banhoff, fotogiornalista che in un articolo critico ha messo in discussione l’ultimo scatto del maestro ai Maneskin che si trova in bella mostra sulla copertina di 7, il settimanale del Corriere della sera, ci muoviamo in un campo assai scivoloso. Da un lato la stilettata: “È la stessa foto da 30 anni”. Dall’altra la barricata: “Scatto ‘alla Toscani’ perché sono Oliviero Toscani”.
E il pubblico si è spaccato.
Nella disputa, però, in cui noi godiamo nel vederli dibattere su una attività tanto inutile (eppure così indispensabile che esista) c’è un merito indiscutibile di entrambi. Di Banhoff, che ha avuto il coraggio di mettere in discussione l’istituzione, che poi è uno dei gesti più artistici che esistano per innescare l’evoluzione. E di Toscani, che non si è sottratto al confronto difendendosi come il vecchio leone, che prima di lasciare il territorio alla nuova “cucciolata” ha venduto cara la pelle.
Chi abbia ragione o torto poco importa. Ognuno si farà la propria opinione e ai posteri lasciamo l’ardua sentenza. Fatto sta, che qui trovate l’articolo da cui è stata innescata la diatriba: “Si può dire che la foto di Toscani ai Maneskin è noiosa? Si può dire o no? Ecco lo abbiamo detto”, mentre di seguito la risposta del guru della fotografia che, come suo solito, non le ha mandate a dire.
Toscani, la sua foto ai Maneskin è stata definita “noiosa”.
Sono abituato da sempre a certe critiche superficiali. Questo mi sembra uno che è incazzato prima di tutto con sé stesso.
Stile o mestiere, la questione si è aperta anche sui social: scatta la stessa foto da 30 anni?
Anche Federico Fellini faceva sempre lo stesso film. Cosa devo fare, le foto degli altri? Anzi, mi fa piacere che la riconoscano. Vuol dire che c’è uno stile. Si fa sempre la stessa foto, ricordatelo. Cambiano i soggetti, ma il fotografo sono sempre io, guarda che caso strano. Sono pochi i fotografi che riescono a fare questo. Siccome non copio, faccio la mia foto.
Insomma, per lei è una foto che la soddisfa in pieno?
Diamo per scontato che, siccome a lui non piace, non vada bene. I Maneskin sono cantanti rock senza un atteggiamento artificiale e io volevo proprio questa foto qui, rispetto persino a quella che avevo già scattato qualche mese fa. Tra le due, preferisco alla lunga questa. Sono molto diverse. Forse è lui che scrive sempre lo stesso articolo.
È stato definito anche un “imprenditore” della fotografia.
Non ho mai avuto uno studio, l’azienda di vini è di mio figlio e non me ne interesso, mentre degli occhiali che portano il mio nome non ci ho mai guadagnato una lira. È poco informato il signor Banhoff, visto che ho sempre vissuto di fotografia senza avere uno studio, non ho nessuna proprietà che concerne il mio lavoro. Neanche le auto, che spesso affitto. È la solita fake news da social.
Lei non ha mai amato i social, eppure nell’ultimo periodo la vediamo impegnata su Instagram.
Ma certo, per non annoiarmi in questo momento in cui siamo costretti a stare in casa. Ho tanti progetti a Ginevra, Berlino, New York, cosa devo fare?
Visto che lui ha giudicato la sua foto, se la sente di giudicare lei il servizio fotografico definito “alla Toscani” che Banhoff ha realizzato sulle ragazze che hanno denunciato Alberto Genovese?
Dell’illustre fotografo sconosciuto frustrato per questo? La copertina con le ragazze fa pena. Lo guardano domandandosi se il fotografo sa cosa sta facendo! Nessuno ha mai detto che una foto sembra una foto di Banhoff. Infatti, lui è il più famoso dei fotografi sconosciuti, che con i social ultimamente sono diventati tantissimi!
Il 28 febbraio compirà 79 anni, però mi sembra di capire che non si sente “vecchio” né anagraficamente né artisticamente.
Non so cosa voglia dire “essere vecchio”. È sempre una cosa nuova, non ho neanche mai avuto 78 anni, così i 79 che compirò a breve. È costantemente una nuova esperienza. Auguro al signor Banhoff di arrivare alla mia età come sono io. Ma da come scrive si vede che è già vecchio, perché non si informa. A me interessano le critiche negative, sono utili a mettersi in discussione, ma in questo articolo mi sembra ci sia un fondo di cattiveria. Forse non sa veramente cosa sia il talento.