A quattro anni di distanza dall’ultimo album, ieri è uscito “Io non sarei” il nuovo progetto discografico di Alessandra Amoroso, che proprio questa settimana ha dato il via al “Fino a qui Summer Tour 2025” con una serata speciale alle Terme di Caracalla. L’apprezzamento per la Amoroso si può ridurre a una questione anatomica e di frequenze. C’è chi è predisposto a goderne e chi no. A dire il vero vale lo stesso per tutte le voci degli altri cantanti, ma nel suo caso l’effetto è plateale.
A valle di questa premessa, ammesso di rientrare nella porzione di persone che resta ammaliato dalla sua voce, ascoltare questo disco è una confortevole conferma dello stile di Alessandra. Il titolo, infatti, non lascia spazio a dubbi, non potrebbe essere una cantante diversa da quello che è stata, né inaugurare uno stile diverso dal passato. Analizzando la lista di autori e produttori si capisce anche perché. Sono quelli con cui è abituata a lavorare, che la conoscono e sanno cosa le calza meglio, ma soprattutto cosa più si aspetta il pubblico da lei. Ormai sono noti anche a chi non è addetto ai lavori, Alessandro la Cava, Federica Abbate, Jacopo Ettorre, Davide Petrella sono tra gli autori più in voga degli ultimi anni e che hanno firmato e continuano a firmare la maggior parte dei successi pop e non solo, che finiscono nelle classifiche.
Certo non è una novità questa, anche perché Alessandra Amoroso è una cantante e ha bisogno di chi scrive per lei, a volte anche insieme a lei. Il tema è che i testi per quanto interpretati nel suo stile personalissimo mancano di credibilità a svantaggio del carisma di Alessandra. Una donna di 39 anni che aspetta felicemente insieme al suo compagno una bambina, non può cantare solo pezzi in cui si rimpiangono gli amori passati oppure ci si abbandona alla passione più fugace (“poi ci ritroviamo chiusi a chiave / Dentro il bagno di un locale” in “Si mette male”).

Non è obbligatorio raccontare fatti autobiografici, ma se quello che si narra è più aderente al sentire dell’interprete, il risultato sarà ben diverso dal classico prodotto industriale confezionato col fine di mantenere una macchina oliata e ben funzionante. Se il mercato è dominato dalla trap, un motivo ci sarà. Per quanto gli stessi autori mettano lo zampino anche qui, gli artisti rap o trap vantano tutti una visione personale dei propri percorsi, che inevitabilmente li premia.
Ci sono tentativi di apertura nelle collaborazioni con BigMama e Serena Brancale, con la quale fa un esperimento sulla scia di quello con i Boomdabash con “Mambo Salentino”, strizzando l’occhio a sonorità più folk, come in questo caso il sirtaki, il tango e le tarantelle italiane. Una via che sarebbe interessante esplorare più a fondo per dare peso alle sue origini salentine, permettendole così di far uscire un lato più originale. Spiccano fra tutti il pezzo prodotto dalla giovanissima Etta, “Per sempre ancora” e “Si mette male” prodotta da Tananai insieme a Davide Simonetta, che sembra più un pezzo di Annalisa ma che funziona ugualmente.
Questo album è solo una parte di un progetto più vasto in cui la cantante vuole mostrarsi in tutte le sue sfumature e in vesti nuove. Se questa è la premessa però, ci resta da sperare che le carte migliori ancora non siano state sfoggiate.

