Nel cinema d’azione moderno esiste un confine ben preciso, e si chiama John Wick. Un prima e un dopo quel film. Dal 2014, il capolavoro diretto da Chad Stahelski con protagonista Keanu Reeves ha riscritto le regole: scene d’azione coreografate come balletti violenti, una fotografia curata, una narrazione silenziosa ma densa, e soprattutto un world building che è riuscito a rendere affascinante un universo di sicari con regole proprie, un linguaggio, e una mitologia. Non è solo il sangue a scorrere nei film di John Wick, ma un senso di ordine e mistero che ha catturato il pubblico, creando uno dei franchise più iconici dell’ultimo decennio. Ballerina, spin-off ambientato tra gli eventi del terzo e del quarto capitolo della saga, si inserisce in questo mondo con il compito delicato di espanderlo senza snaturarlo. Ma la missione è più complicata del previsto, e non tutto fila liscio. Dietro la macchina da presa troviamo Len Wiseman, regista noto per aver creato e diretto i primi film della saga Underworld — un nome familiare per chi è cresciuto nei primi anni Duemila tra vampiri, trench in pelle e spari a rallentatore. Wiseman non è Stahelski, e si vede. Ma Ballerina riesce comunque a ritagliarsi uno spazio come film d’azione solido, diretto, e, a tratti, sorprendentemente godibile. La storia ruota attorno a Eve Macarro, interpretata da una magnetica Ana de Armas, qui in una delle sue prove più fisiche e intense. Eve è una ballerina cresciuta nel Tarkovsky Theater, un'accademia d’élite che funge da copertura per un centro di addestramento di assassini professionisti. Dopo la brutale uccisione della sua famiglia, Eve viene “trasformata” in un’arma letale, e anni dopo è pronta a vendicarsi. Un classico revenge movie, insomma, con pochi fronzoli narrativi e un’andatura lineare. Ma in questo sta anche il suo fascino: Ballerina non pretende di essere qualcosa che non è. Non vuole filosofeggiare sul senso della morte o sulla moralità della vendetta. Va dritto al punto, come un colpo alla testa. E tuttavia, il confronto con la saga principale è inevitabile. John Wick è sempre stato un perfetto equilibrio tra semplicità narrativa e complessità estetica. Trame minimali, certo, ma incastonate in un mondo ricco di dettagli: la Gran Tavola, il Continental, le regole dell’Ordine, le valute in monete d’oro, le tradizioni secolari e i codici d’onore. In Ballerina tutto questo viene solo accennato, quasi come se si volesse semplificare per rendere il film accessibile a un pubblico più ampio. Il risultato, però, è che si perde quel senso di mistero e di profondità che rendeva Wick affascinante anche nei suoi momenti più folli.

Il world building qui è ridotto all’osso, e questo penalizza l’esperienza complessiva. Siamo di fronte a una revenge story che funziona — certo — ma che non aggiunge molto all’universo narrativo che intende espandere. Ci sono momenti in cui si percepisce chiaramente che manca quella mano che ha saputo rendere grande il franchise, e sì, l’assenza di Chad Stahelski alla regia si fa sentire. Le scene d’azione sono ben realizzate, non mancano di intensità, ma sono più da “film d’azione classico” che da John Wick. Manca quell’invenzione, quella coreografia ipnotica, quel mix tra arte marziale e arte visuale che ha fatto scuola. Per capirci: in John Wick, ogni sparatoria è un balletto; in Ballerina, è un combattimento. E non è la stessa cosa. Eppure, nonostante questi limiti, Ballerina è un film che funziona. La regia di Wiseman, pur non essendo innovativa, è pulita, chiara, e sa valorizzare la protagonista. Ana de Armas, già vista in una scena d’azione memorabile in No Time to Die, si conferma all’altezza del ruolo: è credibile, intensa, elegante, e soprattutto riesce a portare umanità in un personaggio che avrebbe potuto essere solo una macchina di morte. La sua Eve è un’anima spezzata, ma mai patetica; è forte, ma non invincibile; e il film trova spazio anche per momenti più riflessivi, senza mai rallentare troppo il ritmo. C'è anche un colpo di scena, che senza fare spoiler possiamo dire essere prevedibile ma ben gestito, e che aggiunge un po’ di pepe a una struttura narrativa altrimenti troppo lineare. Ma il vero valore aggiunto per i fan della saga è, ovviamente, la presenza di Keanu Reeves. John Wick appare, e non solo per fare una comparsata. Il suo ruolo ha peso, contribuisce a far avanzare la trama e offre quel ponte tra spin-off e serie madre che rassicura gli spettatori: sì, siamo ancora dentro quel mondo. Nonostante il tono diverso, Ballerina fa parte della famiglia. Alla fine dei conti, Ballerina è un buon popcorn movie. Non reinventa nulla, non segna una nuova era per il cinema d’azione, e non è nemmeno lo spin-off più audace che si potesse immaginare. Ma diverte, coinvolge, e regala qualche scena memorabile. È il film giusto da vedere in sala con gli amici, in una serata in cui si cerca adrenalina senza troppe complicazioni. Non è un capolavoro, ma non vuole esserlo. È un film che conosce i propri limiti e li abita con intelligenza. E poi, beh… c’è Ana de Armas. E diciamocelo: questo, per molti, è già un motivo più che valido per comprare il biglietto.
