Ennesima hit di Annalisa, Maschio è una di quelle canzoni che ci ritroveremo a sentire ovunque, volenti o nolenti: mentre facciamo la fila al supermercato, tra i bambini che urlano al villaggio turistico, o nei lidi dove alle 10 del mattino già parte la playlist “Estate 2025”. Annalisa, da ex concorrente di Amici a regina del pop da classifica, ha ormai trovato la formula perfetta per il tormentone: voce in loop nei ritornelli, cassa dritta, un tocco latino-finto-sensuale, e un testo che sembra voler dire qualcosa ma alla fine non si prende mai davvero la responsabilità di farlo.
"Maschio" prova a giocare con l’idea di ribaltare i ruoli di genere, ma lo fa in modo piuttosto superficiale. Il brano parte con un elenco esasperato di sacrifici: “faccio il diavolo per te”, “mi rovino la carriera”, “mi indebito”, fino a “vado in terapia per te”. L’amore è rappresentato come un martirio contemporaneo, tra eccessi, dipendenza e annullamento di sé. Il tutto condito da riferimenti religiosi (Maria, Gesù, i peccati) che dovrebbero aggiungere pathos ma sembrano più un’operazione di “shock poetico” un po’ fuori contesto. Il ritornello ruota attorno a una provocazione che vorrebbe spiazzare: “Se fossi un maschio io / mi venderei per tutto, per zero”. Ma più che una riflessione sul patriarcato o sul desiderio femminile, sembra una sparata generica, che rischia di cadere nel moralismo facile. L’intento è chiaro: denunciare una dinamica tossica, un amore sbilanciato, un uomo freddo e giudicante. Ma tutto resta in superficie, impacchettato per piacere anche a chi non ha voglia di pensare. Il pezzo, ovviamente, funziona: è costruito per farlo. Ma non basta qualche frase a effetto per trasformare un brano da tormentone da spiaggia a qualcosa di davvero significativo. Noi stiamo alla larga da questi lidi. E ora abbiamo anche un motivo musicale in più per farlo.
