Modì è un film strano, sconnesso, che non racconta veramente la storia del “maledetto” pittore livornese, ma che ci mostra la sua ossessione per la morte che lo insegue ovunque. Parigi sta morendo sostiene il suo amico Utrillo (Bruno Gouery), Modigliani sta morendo. Una città che ci appare sudicia, malconcia, brutta, in cui la disparità sociale è evidentissima. Qui vive Modigliani insieme alla sua amante Beatrice Hastings, una donna affascinante. Lei è una scrittrice e fa sorridere a chi scrive pensare che da sempre, nonostante i secoli, il ruolo di chi sceglie delle parole, esattamente come sostiene lei in un litigio con Amedeo, non venga considerato al pari di chi brandisce un pennello. Questo, probabilmente, é l'aspetto più interessante del film (insieme alla meravigliosa battuta pronunciata da Chaïm Soutine di fronte a dei pezzi di carne in una macelleria, manifesto della sua poetica: "Io voglio restare con questa bocca sola, gli devo dare un nome"). Tornando a Beatrice, il ritratto (seppur tratteggiato) di una figura che è sempre rimasta in un angolo, nei margini dei libri di storia dell'arte, nella cultura popolare, interpretata da una bravissima Antonia Desplat ci è piaciuto molto. Anche se, a un certo punto ci siamo chiesti, di fronte a tutto questo amore tra lei e Modì, che fine abbia fatto proprio Jeanne Hebuterne, la vera donna della vita del pittore che nel film sembra non essere mai esistita (madre di una figlia di Modì e che poco dopo la scomparsa dell'artista si suiciderà lanciandosi dalla finestra dell'appartamento al quinto piano di un palazzo). Beatrice a parte, il film non decolla. Sembra quasi, come confermano decine e decine di interviste e recensioni, che Johnny Depp abbia letto la biografia del pittore e voluto interiorizzarla a tutti i costi, forse mettendo al centro di tutto prima se stesso, il suo passato per intrecciarlo forzatamente a quello del pittore, omettendone però, senso di persecuzione a parte, proprio gli elementi più interessanti della sua stessa breve esistenza. Tipo il rapporto con la sua famiglia, quelle lunghe lettere, il rifiuto al Futurismo e alle categorizzazioni, i suoi nudi immorali e di nuovo Jeanne. Insomma, noi Amedeo, che difendeva i propri sogni, che dipingeva negli occhi delle donne la loro anima l'abbiamo cercato sul grande schermo e intravisto, di sbieco.
Modì tra brevi omaggi al cinema muto (che non abbiamo capito) e sprazzi di mancata lucidità dell'artista in cui la morte gli fa visita con la maschera dei tempi della peste, è problematico ed è un grande peccato. Sapevamo che questo film avesse avuto una gestazione lunga, durata anni e che, addirittura, sia stato lo stesso Al Pacino a esortare Depp a girarlo. Quello che però non possiamo non sottolineare è il rimando a una serie di cose, di dettagli, che ci portano inevitabilmente (e inspiegabilmente) a Pirati dei Caraibi. Sia chiaro, abbiamo amato la straordinaria saga ma in questo caso, con la storia di un artista dissoluto c'entra ben poco. Tra gli sguardi caricaturali del protagonista e un doppiaggio italiano (il suo) che certo non aiuta il film, le parole che per la prima mezz'ora, per quanto volute, si riducono a una serie di parolacce, tempi comici strani, non possiamo che rimanere delusi di fronte all'originalissimo ma non proprio riuscito tentativo da parte di uno dei più grandi nomi del cinema internazionale di specchiarsi nel volto di un altro, in quello di Modigliani.