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Ciao Daft, umani, dopo tutto

  • di Marco Braggion Marco Braggion

22 febbraio 2021

I Daft Punk si separano dopo 28 anni di carriera. 28 anni di innovazioni, idee, stile. Un addio difficile da raccontare pensando all’ultimo album, quel Random Access Memories che ha fatto ballare il mondo ed ha riportato l’elettronica francese al centro della scena con tecnica e cuore

di Marco Braggion Marco Braggion

Negli anni 90 vedevo la musica francese come un mix di chansonnier e fisarmoniche, Juliette Gréco,  Jaques Brel e pochi altri personaggi improbabili come quel pazzo di Serge Gainsbourg che immaginavo fare faville in un club jazz o al massimo in qualche compilation per over 60 nostalgici. L'unica spinta che veniva dal mondo della discoteca/ballo era stato Cerrone negli anni Settanta con Supernature. Praticamente i francesi erano fuori dal panorama musicale internazionale del dancefloor.

Nel '94 cambia tutto. Di colpo. Esce un singolo di un gruppo sconosciuto. Si intitola Alive. Due ragazzi passano il nastro a Stuart MacMillan, un dj di Glasgow che lo pubblica subito sulla sua etichetta techno Soma Quality Recordings. Dopo l'esordio, Guy-Manuel de Homem-Christo e Thomas Bangalter  si mettono a smanettare a casa con suoni ereditati dalla house garage americana, tagliano il tutto con una spocchia francese e un savoir faire inaudito che inauguara una carriera stellare. Il loro è un modo di fare musica dance con elementi ereditati dall'immediatezza del punk, senza peli sulla lingua, ritmiche basiche ma coinvolgenti, loop da mandare a memoria e da ballare, sia al rave che al bar. Peperlizie disco house che fanno impazzire i DJ e sbancano ovunque: Da Funk e Around the World, due pezzi ipnotici pubblicati nel primo full Homework del 1997. Fin qui niente di nuovo: due bravi ragazzi parigini, infatuati per le ritmiche americane e qualche idea da supersingolo. Tutto qui? Certo che no!

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Thomas Bangalter e Guy-Manuel de Homem-Christo nel 1997

Nel 1999, precisamente il 9/9, ecco la scossa tellurica: Thomas e Guy-Man si trasformano in robot. Da quel giorno, narra la leggenda, i due per un improvviso guasto in studio si trasformano in supereroi: due macchine con caschi totali che vanno a coprire la faccia. Il gioco vedo/non vedo alla base del loro stile è un mix di manichini à la Kraftwerk e di illusioni di Fantomas, di anima e tecnica, di cuore e di algoritmi basati su intelligenze artificiali replicanti. Da qui in poi l'immaginario Daft sfornerà idee su moltissimi fronti: il link con l'infanzia nei cartoni animati giapponesi (la collaborazione con Leiji Matsumoto per Interstella 5.5.5.5. nel secondo album Discovery), la regia d'essai in un lungometraggio presentato a Cannes (Electroma), il lungo silenzio, la colonna sonora di Tron, il live a Torino con le piramidi e i laser, le campagne marketing via web, la svolta retrò nel terzo e definitivo album Random Access Memories che sbanca ai Grammy del 2014.

Daft Punk al Coachella Music Fesival del 2006
Daft Punk al Coachella Music Fesival del 2006

Le influenze dei Daft nel panorama musicale internazionale soprattutto dal 2005 in poi sono enormi. Tutti devono moltissimo ai robot. I Justice, ad esempio, mescoleranno hard rock e disco, come pure i Bloody Beetroots qui da noi, partono dalle atmosfere rock techno di Human After All ed esplorano l'immaginario di stile urban originato dai giubbotti in pelle di Electroma. La Ed Banger con Mr Oizo, Sebastian e Mehdi farà della techno un verbo su cui fondare un'intera produzione musicale (non per niente l'etichetta francese è capitanata dal primo manager del gruppo Pedro Winter). E che dire delle collaborazioni con i maestri Giorgio Moroder e Nile Rodgers degli Chic nell'ultimo album? Un ritorno al funky e all'analogico grazie anche alla voce e allo stile di Pharrell Williams. Una retrofilia che non è fine a se stessa, ma che nella riscoperta di suoni "vecchi" apre le porte a una riscoperta fertile, senza scimmiottare alcunché. Come non ricordare poi l'omaggio degli LCD Soundsystem nel singolo Daft Punk Is Playing At My House o lo stesso Kanye West in Stronger nel 2007 che rilegge Harder, Better, Faster, Stronger e si fa produrre Yeezus nel 2013. Input, connessioni, remix, sguardi, ammiccamenti e sensazioni che hanno creato e continuano a costruire un mondo e un modo di essere visionario e personale. I laser e le piramidi del tour del 2007 riverberano i loro guizzi anche nel singolo I Feel It Coming (uno degli ultimi lavori della loro produzione) di The Weeknd. Ineguagliabili maestri, adorati e richiesti da mezzo mondo.

Pharrell Williams e i Daft Punk ai Grammy Awards del 2014
Pharrell Williams e i Daft Punk ai Grammy Awards del 2014

A 8 anni dalla stupenda hit Get Lucky oggi, il 22/2/2021 il gioco dei Daft finisce. I due annunciano con la clip video Epilogue - dal finale di Electroma - la fine del sogno. Nessuna motivazione (la cercheremo nei forum, nei commenti sui social), nessuna spiegazione. Come hanno sempre fatto, ci colgono di sorpresa, stilosi anche nel dolore (di averli persi). I nostri amici irraggiungibili, due ragazzi che alla fine del millennio con pochi mezzi sono saliti sulla vetta del pop mondiale. E hanno sbancato sempre. Senza guardare in faccia a nessuno. Da una parte all'altra dell'oceano. Intorno al mondo, direbbero loro, ci mancheranno. Sapere che non uscirà un nuovo album dei Daft, sapere che hanno detto tutto in 28 anni, fa male. Malissimo. Speriamo che qualcuno riesca a prendere in mano la loro eredità, la loro visione, il loro stile.

Umani, dopo tutto.

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