La guerra tra Russia e Ucraina non miete vittime soltanto sul campo di battaglia, ma anche a livello culturale. Dopo i casi del direttore d’orchestra Valery Gergiev, prima licenziato dalla Filarmonica di Monaco e ora sospeso da La Scala di Milano, e quello della soprano russa Anna Netrebko che si è autosospesa – era attesa al teatro milanese il 9 marzo per l’Adriana Lecouvreur – perché, ha dichiarato, “non è giusto costringere un artista a denunciare la sua Patria", in queste ore fa discutere la decisione dell’università Bicocca di sospendere il corso su Dostoevskij che avrebbe dovuto tenere lo scrittore Paolo Nori. Insomma, oltre alle sanzioni economiche, si sta formando un vero e proprio embargo culturale a tutto ciò che è riconducibile alla Russia, non tanto al presidente Putin o a quello che ha prodotto la sua oligarchia.
Lo storico e scrittore Giordano Bruno Guerri, che abbiamo contattato per approfondire la questione, l’ha subito definita “damnatio memoriae” (condanna della memoria), una pena inflitta nell’antica Roma in casi gravissimi, per effetto della quale veniva cancellato ogni ricordo dei personaggi colpiti da quel decreto. Sembra un po’ l’antesignano della “cancel colture”, ma che in questo caso ha per obiettivo un intero Paese. E anche per questo Bruno Guerri l’ha tradotto in “un atteggiamento da idioti”.
Giordano Bruno Guerri, ha sentito del corso sospeso su Dostoevskij che avrebbe dovuto tenere lo scrittore Paolo Nori alla Bicocca?
Sì, e mi sembra un atteggiamento da idioti ignoranti. Come abbattere le statue di Cristoforo Colombo.
Eppure, qualcosa di simile è già acacduto ciclicamente nella storia, no?
Ma certo, in ogni periodo storico abbiamo avuto una sorta di damnatio memoriae, ma qui stiamo sconfinando nella pura ignoranza. Perché finora ci si limitava ad atti politici, cancellando la memoria degli imperatori, dei condottieri, dei generali o degli uomini politici. Adesso cancellare un corso su uno dei più grandi scrittori della storia dell’umanità perché un suo discendente russo fa una guerra demenziale è demenziale quanto la guerra.
Casi simili a quello di Paolo Nori sono successi in musica, in particolare con il direttore d’orchestra Gergiev e la tenore Netrebko alla Scala di Milano.
Quindi ora non vogliamo più ascoltare Čajkovskij? Questa non è neanche una forma di sabotaggio o un modo di dare un segnale, ma una vera zappata sui propri piedi. Bisognerebbe invece valorizzare tutto ciò che è accaduto in Russia prima di tutto quello che di brutto e orrendo sta accadendo oggi. Cioè il Comunismo e Putin.
Da storico, come vive questo conflitto che in pochi, in Europa, avrebbero potuto prevedere?
Penso che non rimarrà niente di buono. L’evoluzione storica degli ultimi 80 anni racconta di un percorso costante verso la pace e l’unione. Questa guerra è invece uno sviluppo diverso e che richiama a vecchi confini e modi di pensare. Si è tornati a parlare ancora di “questo è mio, questo è tuo”, mentre la storia degli ultimi anni va velocemente verso l’unità. La Globalizzazione non è solo un fenomeno geopolitico, ma che riguarda lo spirito umano di popoli diversi che si riconoscono tutti come individui, pur nella diversità delle culture. Che due Paesi così vicini, non solo geograficamente ma anche culturalmente, si aggrediscano non riuscendo a mettersi d’accordo pacificamente mi sembra davvero un passo indietro dell’evoluzione umana dell'Homo Sapiens.