Scherza coi fanti e lascia stare i santi. Questo recita un detto popolare, e come è noto, i detti popolari nascondono sempre profonde verità. Ma noi mica stiamo qui a pettinare le bambole, e senza pericolo non ci divertiamo. Nel caso specifico, poi, di santi se ne vanno a scomodare parecchi, tanto una volta che ne hai scomodato uno il danno è fatto, tanto vale esagerare. Sì, perché da una parte si parlerà di un papa, non ancora in odor di santità, ma un papa è un papa, la santità è sempre dietro l’angolo, dall’altra si parlerà di santi in Paradiso, reali o metaforici, un putiferio di santi, ripeto. Perché succede che Amadeus, uomo dei miracoli, lui che ha moltiplicato non i pani e i pesci, quanto i numeri dell’Auditel, rischia a breve di breve di passare le giornate come fu per Papa Ratzinger a Castelgandolfo quando passo al ruolo di Papa emerito, aka Benedetto XVI, le giornate da far passare tra una meditazione e una orazione. Amadeus, infatti, confermata la sua intenzione di non replicare per la sesta volta la conduzione e direzione artistica del Festival della Canzone Italiana di Sanremo, lui che ci era arrivato così, di botto, quando ormai sembrava destinato a doverci rinunciare, un po’ per quei santi di cui sopra, quelli reali, leggi al nome Lucio Presta, e quelli spirituali, leggi al nome di Pinuccio di Striscia la Notizia, che lievemente imbeccato da chi scrive, complice Dagospia che fece da cassa di risonanza, fece esplodere i conflitti di interessi palesi di Claudio Baglioni, appena al suo secondo mandato (quello che vide “il ragazzo Mahmood” vincere su Ultimo) aprendogli un varco di luce, tanto per citare Paola e Chiara che lo stesso Amadeus ha contribuito a far tornare in auge, potrebbe finire a passare le giornate tra pacchi, quiz e altre faccenduole del genere, senza più qualcosa di consistente per le mani. Fatto che, da una parte, sarebbe fisiologico, mica uno può monopolizzare il servizio pubblico come se fosse, appunto, privato, ma che sembra quantomeno improbabile, perché il successo è come l’eroina, quando ci vai sotto starne senza ti fa andare a rota. Il tutto, per altro, nella più totale assenza di ipotetici sostituti, tanti i no che si sono susseguiti come ipotetici successori alla guida del Festival, perché confrontarsi con un 75% di share è cosa da folli, se sei un superprofessionista con una signora carriera alle spalle, si pensi a Paolo Bonolis o Antonella Clerici, i cui “niet” sono stati forti e chiari, suicida se sei un giovanissimo come Alessandro Cattelan (giovanissimo per gli standard italiani, sia chiaro, anzi, per gli standard italiani oggi), capace di prenderti un palo in faccia di quelli dai quali non ti riprendi più. Un papa emerito, quindi, Amadeus.
Non fosse che sembra sul tavolo papale di Amadeus siano arrivate due belle offerte, mica da ridere. L’ultima, in ordine di tempo, da parte di Discovery, che gli avrebbe offerto fantastilioni, alla Fabio Fazio maniera, mettendo sempre sul medesimo tavolo, questo dicono i rumors, non solo dei quiz pre-serali, che per Amadeus sono degli ever green, ma anche delle belle prime serate e soprattutto la possibilità prossima ventura di mettere mano su X Factor, che Discovery dovrebbe rilevare l’anno prossimo da Sky, per tirare poi a lucido, vista l’usura e anche l’irrilevanza dei numeri delle ultime edizioni, e che in mano a Amadeus potrebbe diventare un competitor mica da ridere proprio di Sanremo. Sanremo che, invece, sarebbe alla base dell’offerta, spoilerata da Dagospia, di Piersilvio Berlusconi, nel caso si parlava di uno scambio Amadeus-Gerry Scotti, con quest’ultimo poi a finire almeno l’anno prossimo a Sanremo. Piersilvio, infatti, vorrebbe nel 2026 sfilare il Festival alla Rai, affidandolo proprio a Amadeus, andando in qualche modo a mettere in pratica una vera e propria rivoluzione, un altro santo in paradiso per Amadeus, il cadetto di casa Berlusconi. Tutto molto affascinante, anche perché oggi La Stampa rivela che la Rai sarebbe andata al contrattacco offrendo non più Sanremo, come si dice in questi casi “un no è un no”, quanto piuttosto la direzione artistica di una nuova piattaforma di contenuti, tra tv, social, web e radio, che non sarebbe ovviamente uguale a quel che Amadeus ha fatto negli ultimi anni, catalogabile sotto un generico “fare il cazzo che voleva”, ma ci andrebbe abbastanza vicino, licenza di uccidere e altri fantastilioni in ballo. Tutto bello, suggestivo, su cui parlare e scrivere, non fosse che a tutti questi discorsi è stata messa una bella data di scadenza, di quelle che si trovano in certi ipermercati e di cui ti accorgi, solitamente, dopo aver passato un paio d’ore a cagare a spruzzo tra spasmi intestinali degni di Sigourney Weaver in Alien, davvero troppo a ridosso. Il 30 marzo, infatti, Amadeus dovrà vaticinare sul suo futuro, complice un contratto in scadenza che va rinnovato o bye bye pacchi, pacchetti, eredità, scosse o quel che è. Quindi, mentre i più staranno in coda in autostrada, sotto la pioggia sferzante, per godersi i “con chi vuoi” delle festività pasquali, Amadeus dovrà dirci se intende restare a fare il Papa emerito in Rai, se andare a fare il ganassa chez Discovery, o se farsi ammaliare da Berlusconi jr, l’idea sfiziosa di rovinare le feste in Rai come Jep Garbandella in punta di lingua (o di naso).
E Sanremo? Se non ci dovesse essere il passaggio in Mediaset, con eventuale scambio con Gerry Scotti, sembra che il nome più papabile, ancora, sia quello di Carlo Conti, uomo per tutte le stagioni, aziendalista doc, già per tre volte in quelle lande sia come conduttore che come direttore artistico, insomma, non il primo scemo che passa. Visto che si è parlato di santi, e si è scherzato con loro, verrebbe quasi da fare un ulteriore sforzo, invocando direttamente il Padreterno, sia mai che ce li togliamo tutti dalle palle, tanto anche Amadeus è ormai nella schiera dei santi (subito), un posto in Paradiso ce l’ha di default, e almeno per una volta possiamo augurarci di vedere qualcosa di nuovo in televisione, che so?, Andrea Delogu che conduce il Festival con tanto di direzione artistica...