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Amanda Knox e Raffaele Sollecito in gita?
Non è una serie Netflix, ma poco ci manca

  • di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

1 novembre 2022

Amanda Knox e Raffaele Sollecito in gita? Non è una serie Netflix, ma poco ci manca
Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono stati fotografati sorridenti uno accanto all'altro in vacanza a Gubbio, 15 anni dopo l'omicidio di Meredith Kercher. Hanno recuperato quella gita che i due ex fidanzati avrebbero dovuto fare nel 2007, il giorno in cui la studentessa britannica di 21 anni, coinquilina della Knox, fu trovata morta. Un ritorno nel capoluogo umbro e nella cittadina a 30 chilometri di distanza dall'omicidio di Meredith che sembra scritto in una sceneggiatura macabra di una serie Netflix, ma forse c’entrano anche un rapporto malato tra i due e, naturalmente, i soldi

di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

Io, se mangio male in un locale, o se mi capita (sempre meno spesso, ringraziamo l’anzianità) di litigare con qualcuno, da quel posto non ci passo più, neanche dalla strada, per una sorta di igiene mentale, tranne che il litigio o la pasta scotta non siano stati argomento di dibattito, per così dire, finito bene, con scuse reciproche.
E invece Amanda Knox e Raffaele Sollecito si fanno una gita nel luogo dell’omicidio per il quale il solo condannato fu Rudy Guedé e che proprio in questi giorni, tornato in libertà, ha rilasciato dichiarazioni, del tipo “ero l’uomo di colore perfetto per essere condannato e scagionare gli altri”.
Amanda Knox e Raffaele Sollecito si sono dunque incontrati proprio esattamente in coincidenza con le dichiarazioni di Guedé, proprio in quei luoghi dove Amanda Konx ha dichiarato di avere sentito urlare la vittima, Meredith Kercher (che secondo l’autopsia è morta dissanguata dopo uno sgozzamento), urla alla quale la Knox ha reagito “tappandosi le orecchie” per poi risvegliarsi (magicamente o “fattatamente”) a casa di Raffaele Sollecito, e, rientrata nel proprio appartamento, ha trovato la Meredith morta.

Meredith Kercher, Rudy Guedé, Raffaele Sollecito e Amanda Knox
Meredith Kercher, Rudy Guedé, Raffaele Sollecito e Amanda Knox

Ora, io non so, ma se sono a casa mia che divido con un coinquilino, e la notte lo sento urlare, non è che mi tappo le orecchie e poi mi risveglio in un altro appartamento. Ma la droga è una meravigliosa scusante e mi permetto di consigliarvi, ove voleste delinquere, di drogarvi molto e anche di più. Adesso. Dobbiamo considerare due cose. Le persone, di qualunque nazionalità possono incontrarsi dove vogliono e con chi voglio, e anche provare un perverso piacere nella visita ai luoghi delle morti violente (ci sono siti web che organizzano apposta tali tour). Però, di solito, se sei in qualche maniera coinvolta in un delitto posso anche capire (da scrittore, sia chiaro) la turpidudine violenta ed eccitante di tornare dove l’evento è successo – ricordiamo che la magistratura ha assolto la Knox e Sollecito e che quindi quanto sto scrivendo è solo interpretazione creativa buona al massimo per una serie di una qualche piattaforma), ma ecco, innocente o segretamente colpevole tu sia, non lo avverti il giornalista del Mirror che ti stai facendo la rimpatriata sul collo sgozzato della Kercher. Perché, narrativamente parlando, e non “realmente” (ripeto: non sono un investigatore e non sono un magistrato), giusto come se dovesi scrivere un soggetto per Netflix, le cose sono tre: 1) O c’era un rapporto malatissimo con Sollecito per cui tornare sul luogo del delitto scatena passione sessuale di tipo “snuff” (esistono gli snuff movie, dove certa gente – buttate la chiave – gode nel vedere altra gente uccisa), 2) O c’era un calo d’attenzione in America riguardo la vicenda e la Knox, che sa bene come in America su queste faccende ci si campa e pure bene, ha pensato che la gita sul luogo del delitto insieme al fidanzatino dell’epoca, indagato come lei, avrebbe avuto il potere di smuovere l’attenzione dei media (di quelli che pagano) per cui si spiegherebbe l’informazione passata al giornalista del Mirror, oppure 3) Mi immagino Clive Owen, investigatore alcolizzato, con il suo impermeabile e la sigaretta in bocca, oramai distrutto dall’orrore che ha visto, e con la fiaschetta di wisky nascosta nella tasca interna di una giacca, che trova quantomeno sospetta la gitatarella dei due mentre Rudy Guedé passeggia tra quelle stesse strade, e comincia a immaginare, senz’altro sotto gli effetti dell’alcol, un appuntamento tra i fidanzatini Knox e Sollecito con Guedé, che in fin dei conti si è preso tutta la colpa in cambio di qualcosa della quale si parla ovviamente di persona e non con telefonini e mail.

Adesso e per concludere, so che siamo alleati con l’America in un momento assai delicato e non nascondo la mia passioncella per la Route66 e per le serie americane, per cui non mi permetterei mai di accusare qualcuno (anche perché non è il mio mestiere). Ma tra storytelling e high concept e ghost dei protagonisti, dovete ammetterlo che, secondo uno sceneggiatore americano, che lavora nel mondo della fantasia, le tre ipotesi 1) Devianza sessuale 2) Fare soldi con i media attraverso una tragedia in cui si è coinvolti e 3) Assolvere alle promesse a Guedé che si è fatto il carcere, sono “strutture narrative” assai appassionanti.

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