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Amici, ma davvero i concorrenti di Maria credono ancora di poter diventare cantanti famosi? Arriva l'ennesimo sfogo (di Giovanni Cricca): ma non è ora di svegliarsi dal sogno?

  • di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

23 agosto 2024

Amici, ma davvero i concorrenti di Maria credono ancora di poter diventare cantanti famosi? Arriva l'ennesimo sfogo (di Giovanni Cricca): ma non è ora di svegliarsi dal sogno?
Amici di Maria De Filippi è un grande sogno che dura, ad andar bene, il tempo di una stagione tv e lì si esaurisce. Per format, ha ben poco a che fare con la musica e, dopo oltre vent'anni di messa in onda sarebbe lecito pensare che la cosa sia chiara a tutti, concorrenti in primis. Invece, no. Arriva l'ennesimo sfogo di uno dei tanti ripiombati nel pressoché totale anonimato al termine della trasmissione. Ehi, ma che si aspettava? Quanti ne ha visti fare il botto e diventare realmente superstar? Tre? Quattro? Tutti gli altri, al massimo, vengono intervistati a mesi e mesi e di distanza soltanto per raccontare quanto stanno depressi per aver perso quel "successo" (che non hanno mai avuto). Proprio come lui, Giovanni Cricca

di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

"Diventerai una star (vedrai), una celebrità (sarai), la gente intorno a te potrà toccare un re". Così cantavano i Finley nel 2006. All'epoca, Amici di Maria De Filippi era alla sesta edizione e le radio - i social ancora non esistevano - schifavano chiunque vi partecipasse. Poi da questo punto di vista le cose sono cambiate, ma non nella sostanza. Ogni anno a settembre una pletora di ragazzi dalle belle speranze ottiene un banco nella scuola televisiva di Canale 5. Se funzionasse per tutti loro, oggi dovrebbero esserci centinaia di superstar ivi covate a contendersi il primo posto in classifica. Come è inevitabile ed evidente, non è così. Anche perché non sarebbe empiricamente possibile. Dopo due decenni di messa in onda, pensavamo (male) che le giovani ugole che decidono di partecipare al talent sapessero bene che quella vetrina non è (mai stata) viatico garantito per la celebrità. Al massimo, "regala" qualche K di follower (di questi tempi, non è poi poco) e una vaga, effimera visibilità. Visibilità di cui le stesse discografiche, eccezion fatta per cognomi già importanti come Mango o D'Alessio, non si fanno assolutamente nulla. Sfruttano gli inediti, quelli buoni, per il tempo della trasmissione e poi sciò che arriva settembre e quindi nuovi teen idol da incoronare di stream, dischi di platino e urletti adolescenziali. Il meccanismo è questo, rarissimo che lasci spazio a sorprese. Sorprende, dunque, l'ennesimo sfogo di un ex concorrente, Giovanni Cricca, che, pur con una certa dignità, piagnucola in un'intervista al Corriere della Sera, ammettendo quanto non essere diventato famoso dopo aver preso parte al Serale dello show, sia stato un boccone amarissimo da mandar giù per lui. S'è visto costretto a lasciare i confini nazionali per un lungo viaggio in Africa con mammà (dubitiamo che chiunque possa permettersi una "soluzione" del genere) per riprendersi dallo choc della carenza di stream. Ehi, ma che si aspettava? 

Un brano di Giovanni Cricca si intitola "Zero drammi", ma...
Un brano di Giovanni Cricca si intitola "Zero drammi", ma...

Giovanni Cricca, classe 2003, ha un bel musetto da teen idol con capello lungo e con questo ha partecipato alla penultima edizione di Amici. Non quella appena trascorsa, la precedente. Ossia il ventre che ha sfornato, per intenderci, Angelina Mango e il desaparecido protagonista indiscusso della covata, tale Wax. Pur essendo giunto al Serale, ovvero alla gara nella prima serata del sabato sera di Canale 5, il giovane cantautore Cricca non si è distinto per inediti particolarmente d'impatto. Della sua partecipazione si sono accorti in pochi, se non per la cotta che s'era preso per la ballerina Isobel. Oggi conta un po' più di 150K follower su Instagram. Il che non è poco per un ragazzo di Riccione che, al massimo, prima del talent probabilmente strimpellava ai falò in spiaggia. Eppure, come rivela al Corriere, per lui è stato difficile accettare di non essere diventato famosissimo. Non parla, per fortuna, di vera e propria "depressione", ma di aver comunque avvertito intimamente il peso del dislivello tra la fama "promessa" dal talent e il pugno di mosche ottenuto post. Se non fossero 20 anni che Amici funziona proprio così, verrebbe pure un po' da empatizzare con Cricca. Vogliamo dire: nei due decenni trascorsi, Giovanni, quanti aspiranti cantanti hai visto uscire da lì e diventare superstar? Tre? Quattro? Levando i già citati cognomi importanti e le meteore che ce l'hanno fatta solo per qualche anno, forse anche meno. 

Pensavamo davvero che oggidì i ragazzi che scelgono di andare ad Amici fossero un po' più svegli, smaliziati. Se è chairo che per mesi, da settembre a maggio, chi riesce a rimanere nella scuola si prende cori di alleluja delle lampadine dagli spalti col pubblico urlante e i complimenti sperticati di tutti i presenti in studio, da Cristiano Malgioglio a scendere, è pure cristallino che, appena le telecamere si spengono, poi succede poco e niente. La storia lo testimonia, mica la nostra perfidia. Nell'estate che sta andando a concludersi, perfino allievi disco-platinati, e intendiamo Mida, sono stati dimenticati da kermesse musicali organizzate in combutta con Mediaset o radio partner del talent. Figuriamoci quelli che son venuti prima di loro. 

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"Amici, alla fin fine, più che una fucina di talenti è una fucina di depressi". Così scrive qualcuno su X. E, considerando anche il caso più eclatante, ovverosia quello di Sangiovanni vittima dell'ultimo Sanremo, forse è così. Ma ciò che pare davvero assurdo possa essere sfuggito alla comprensione di chiunque è che un talent, ogni talent, sia "così" per format e per forza. Non tutti quelli che vi partecipano trovano un posto fisso nel mondo della musica, la stessa Annalisa, con quel talento incredibile, ha impiegato dodici anni di timido precariato prima di fare il botto vero che tutti conosciamo. E pure Elodie è 'esplosa' anni dopo la partecipazione, non subito. Questi sono casi comunque fortunatissimi, le eccezioni. Potremmo citare anche Alessandra Amoroso ed Emma, certo, ma in qualità di zebre a pois. Per la maggior parte degli altri, vincitori o semplici concorrenti, si sono quasi sempre chiuse le porte della notorietà e hanno potuto, al massimo, sperare che qualche reality, alla meglio Pechino Express, li volesse raccattare nel cast. Punto e fine. 

Un qualunque concorrente di Amici ha la fortuna sfacciata di poter godere della massima espozione possibile per un'intera stagione tv, da settembre a maggio se va bene, sulla rete ammiraglia Mediaset. Tutto ciò, però, non ha a che fare con la musica ma col più semplice, e forse anche cinico, racconto televisivo. Una volta che le telecamere si spengono, può tornare nel pressoché totale anonimato. E lì, infatti, a regola, torna. Magari  sfruttando l'onda del seguito social guadagnato per tirar fuori qualche reel in cui suona il chitarrino con sguardo da triglia. Finché qualcuno avrà ancora voglia di vederlo. Chiunque entri nella scuola di Maria De Filippi è, se gli va di lusso, un personaggio televisivo con la data di scadenza ben scritta in fronte. Questa cosa la deve avere ben in mente qualunque aspirante recluta, ancor prima delle nozioni base su come utilizzare l'autotune (sempre ammesso che ne esistano). Altrimenti, meglio trovarsi altra occupazione. L'imbianchino, l'idraulico, l'ortolano, qualsiasi cosa, davvero. Quelli sono mestieri che non porteranno manco cinque minuti di applausi a scena aperta, ma almeno non tritano i nervi di chi li pratica caricandoli di aspettative che non si realizzaranno mai. Per quanto sia davvero sciocco "cascare" oggi nella 'trappola' di Amici. Trappola talmente conclamata da non esserlo nemmeno più. Se (ancora!) non avete capito il gioco, fatevi la cortesia di stare a casa. Altrimenti, partendo dal bel sogno di voler fare musica nella vita, si finisce intervistati una volta al triennio su come procede la depressione, in pezzi estivi dal titolo "Che fine ha fatto X?". Si può aspirare a qualcosa di più. Anzi, si deve. Specie a 20 anni. 

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