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Anche Gerry Scotti dice basta al politicamente corretto e al buonismo in televisione. Ora però deve diventare cattivissimo

  • di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

15 novembre 2023

Anche Gerry Scotti dice basta al politicamente corretto e al buonismo in televisione. Ora però deve diventare cattivissimo
Gerry Scotti, lo zio Gerry della televisione italiana, si è stancato del buonismo e fa bene. Se persino lui dice “basta”, vuol dire che il politicamente corretto è arrivato al limite. Bellissima la metafora: “Non puoi iscrivere ventiquattro ragazzini ai cento metri e pensare che arrivino tutti insieme al traguardo”. E ora ci aspettiamo solo un ultimo passo dal conduttore più buono della tv. Diventare cattivo…

di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

Leggendo sul Corsera che Gerry Scotti aveva detto “basta buonismo in tv” abbiamo esultato. La mente non poteva che correre immediatamente alle due scene culto di Tutti pazzi per Mary: la lotta tra Ben Stiller e Puffy (col cagnolino che finisce fuori dalla finestra) e Matt Dillon che cerca di rianimarlo, sempre Puffy, con la corrente elettrica finendo per dargli fuoco. Immaginavamo una cosa simile per la nuova edizione di “Io Canto Generation” (che meraviglia di titolo che neanche nelle televisioni locali degli anni Ottanta fatte nei garage): Gerry Scotti più cattivo di Amadeus (nella versione di Max Tortora, che secondo me è più buono dell’originale che a dirla tutta mi fa paura) che se la prende con i bambini che vogliono cantare. Parte anche bene, nell’intervista: “Non puoi iscrivere 24 ragazzini ai cento metri e pensare che arrivino tutti insieme al traguardo”, no, ci sono quelli che inciampano, quelli che gli cascano i pantaloni, quelli che si fermano per mangiarsi una merendina, quelli che partono in senso inverso, quelli che si prendono a botte, quelli che si impossessano della pistola dello starter, quelli che vengono menati dall’allenatore (adesso i giovani sportivi non si possono più menare, ma a quanto si legge si porta molto la violenza psicologica). E poi la perla: Gerry Scotti che dice: “Penso che sia un buon insegnamento per chi vuole entrare nel mondo della musica” e così ci siamo immaginati lo zio Gerry che invita al dissing, i bambini e le bambine che si insultano in rima, lo zio Gerry che li manda a quel paese, insomma un normale talent con protagonisti, anziché adulti, i bambini.

Gerry Scotti
Gerry Scotti

Certo, quando poi l’intervistatore, Renato Franco, gli chiede giudizi non buonisti sui giudici viene fuori lo zio Gerry che conosciamo: e la Hunziker e sua sorella, e Orietta Berti è sua zia, e con Al Bano sono amiconi che hanno anche sparato le miccette insieme, e Claudia Amendola è il suo alter ego romano e una persona di buon senso. E il cattivismo? Certo, sono abitudini difficili da togliersi, e lo zio Gerry sul buonismo ci ha fatto una carriera, anche se a volte, non in trasmissione, qualche frecciatina l’ha scoccata: contro “Terra Amara”, contro Fabio Fazio, ma solo perché in qualche maniera toccavano il suo mestiere. Ecco, il nostro augurio è che Gerry Scotti possa abbracciare un cattivismo gratuito e per questo più efficace: senza quelle spiegazioni e giustificazioni della cattiveria ipocrita dei talent per adulti, in cui poi si discute sulla cattiveria, la gente si offende, si apre il dibattito, ci si giustifica “ho detto quello perché pensavo questo”, no, cattiverie ferocissime contro i bambini, che possono solo scoppiare a piangere o mordere zio Gerry, o prenderlo a calci nelle palle, tanto ai bambini si perdona tutto. Perché è lì che lo vogliamo, a parlare di buonismo o cattivismo in tv con affetto e bonarietà (qualità che lui rivede anche in Mara Venier e Antonella Clerici) mentre una ciurma di bambini ai quali ha appena sfranto un sogno in nome dello share lo assalteranno strappandogli i capelli e prendendolo a sputazzate nelle orecchie. Senza aiuto da casa.

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