Nel tardo pomeriggio, qualche ora prima di salire sul palco di Sanremo, un ultimo post, per fare chiarezza: “Il 27 di gennaio, dopo la prova a Sanremo, Anna Oxa ha avuto la febbre altissima […] Per poter essere presente stasera con buon senso si è evitata la sfilata dove tirava vento e c’era freddo, come è stato affermato anche dai presenti”. Un post in extremis, si diceva – come sempre firmato da Milly Milano, l’enigmatica manager/rappresentante legale –, per fugare ogni dubbio sull’assenza di Anna Oxa. Poi è arrivato il Festival, finalmente. E dopo Benigni e la Costituzione, il palco è stato suo. Anna Oxa all’Ariston, senza promozione né eccessivi clamori, avvolta da un sobrio vestito nero, il nero imperante di questa 73esima edizione. Lei, leggermente spettinata, con quello sguardo un po’ alieno e un brano che porta anche la firma di Francesco “Baustelle” Bianconi. Parte “Sali”, canzone nobile, d’altri tempi, intrisa di una teatralità arcana che forse è proprio quello che era lecito aspettarsi dall’asse Oxa-Bianconi. Brano da riascoltare, complesso, slegato dagli schemi della canzone pop contemporanea, oggi mediamente più breve rispetto a quando Anna inanellava partecipazioni su partecipazioni al Festival (14 in tutto, 2 le vittorie). Canta, recita, ipnotizza e se ne va, silenziosa e maestosa, una diva affaticata ma pur sempre una diva.
Non è il suo Sanremo, perché il Festival non è più il suo contesto naturale. La serata, lunga, vola via fra letterine piene di pensierini sensibilissimi-dolcissimi e un Blanco sfascia-fiori. Fra Pooh e Cugini di Campagna. Non è il Festival di Anna Oxa, per ora, e infatti il brano, nella classifica della sala stampa, arriva ultimo, senza la “u” maiuscola (meglio specificare). Più o meno a caldo, su Facebook, arriva quindi il post della pagina Anna Oxa/Oxarte: “La società Oxarte e Anna Oxa ringraziano il pubblico. Il vostro affetto è molto forte... Non riusciremo a rispondere a tutti […] È bello sentire che non vi aspettavate altro dalla Stampa... Perché si è avuta ennesima conferma... Evidentemente non rappresentano nemmeno voi”. Stampa colpita, con un messaggio tutto sommato soft. Meno soft uno dei post successivi, risalenti alla prima mattinata di oggi, in cui “la società Oxarte è solidale con coloro che hanno fatto fatica a comprendere il testo e/o il senso del brano "Sali (canto dell’anima)". Probabilmente per alcuni è più agevole un testo meno strutturato in italiano. Possiamo consigliare di farsi seguire da esperti o ascoltare altro con strutture di testi alla portata delle proprie abilità”. Ehm… Frasi, frecciate, pruriti che ormai, messi uno accanto all’altro, disegnano strane traiettorie comunicative davanti a cui, come direbbe Antonio Lubrano, “la domanda sorge spontanea”: ma chi è Milly Milano?
Di lei si sa poco o nulla. Si trova giusto una foto, risalente al 2016 e pubblicata da “Oggi”. All’epoca, nel pezzo, Milly Milano veniva indicata come “assistente” e “amministratrice” di Anna Oxa. Il duello infinito fra la Oxa e il mondo era già iniziato nel 2016, ma oggi, dietro il risentimento pare esserci una presenza più metodica, per quanto sfumata. Quella di Milly Milano, appunto, che giusto qualche giorno fa alzava un po’ di polvere parlando, in un post alquanto criptico, di “checche isteriche” e “Bibbiano” (“non uso i bambini come chi deve soddisfare le proprie necessità quando li adotta, dico che la corruzione in questo senso è come il sistema di Bibbiano… […] Attribuite cose scritte e firmate da altre persone ad Anna Oxa per guadagnare sui vostri blog lì non si è offesi se si divulga il post con la frase checche isteriche, lì non c’è omofobia. Siete essere inutili per la natura. Parlo a tutti a prescindere dalla propria sessualità e dall’uso che ognuno ne fa… Basta!”). “Ricordatevi che se accade qualcosa all’incolumità dei miei figli, della signora Milly Milano e mia, tutti sapranno la verità”, ha poi rilanciato la Oxa in un audiomessaggio confezionato per rispondere al vero nemico, “la diffamazione della stampa organizzata”. Tutto molto strano, dissonante. Una Oxa che canta “Sali”, come se venisse da un altro pianeta, e una Oxa social, sostenuta da Milly Milano, che sembra seguire treni di pensiero molto personali, fin troppo. Difficile capire quale sia la stazione di partenza e quella d’arrivo. Difficile capire la strategia di Milly Milano, la Banksy degli uffici stampa italiani. Più facile, tuttavia, capire “Sai”. E apprezzarla, nonostante quell’ultimo posto.