Stanchi dei Måneskin original? Niente paura, arrivano i Mårlène, alias la tribute band del gruppo romano più attiva d’Italia. Un quartetto palermitano che già dal nome ha scelto di omaggiare Damiano & Co, e che abbiamo adocchiato nelle fanpage dei romani. Così, come novelli “Pippo Baudo”, abbiamo scambiato quattro chiacchiere coi musicisti siciliani, scoprendo il sacrificio dietro la passione per la musica. Quindi ore e ore di prove e live nei locali dell’isola, con compensi magri e altalenanti, che si sommano ad altri lavori per arrotondare, come ci fa notare il bassista, che di professione fa pure l’autista. O come il chitarrista, che ha lavorato anche come pizzaiolo e manovale in Inghilterra. E il frontman, un ragioniere “pentito”. Ma il loro sogno qual è? Vivere di musica. Anche se al momento sopravvivono con meno di cento euro a testa a settimana (compenso incluso di spese). Per questo vogliono essere riconosciuti come cover band ufficiale dei Måneskin. E farsi ascoltare dal loro manager (Fabrizio Ferraguzzo), ossia colui che li ha lanciati a livello mondiale.
Mårlène, chi siete?
Siamo il tributo Måneskin più attivo d’Italia. Vincenzo Bonito voce e frontman della band, Giuseppe Cottone alla chitarra, Gaetano Cottone al basso (e fratello del chitarrista) e Lorenzo Rasa alla batteria.
Oltre a suonare, studiate, fate altri lavori?
Io studio al conservatorio – fa sapere il Thomas siciliano – ho iniziato a suonare a dodici anni, quindi un percorso che sento mio da sempre. Per un po’ di tempo ho vissuto pure in Inghilterra, lavorando come manovale e pizzaiolo. Interviene l'aspirante Ethan, mascotte del gruppo (anni quindici): io, invece, frequento il liceo musicale. Rilancia il Damiano isolano: sono un ragioniere pentito, nel senso che ho deciso di dedicarmi solamente alla musica. Chiude il bassista: io lavoro anche come autista. Dopo le mie belle ore di guida, mi dedico allo studio, a casa o in sala prove. In realtà ho iniziato con la chitarra come mio fratello, ma per richieste precise, in quanto i bassisti a Palermo sono davvero pochi, mi sono calato con piacere nel nuovo ruolo.
Nei Måneskin la bassista è Victoria, sei un po’ diverso…
Noi colleghi possiamo garantire che musicalmente la sostituisce bene, sul resto, purtroppo per chi ci segue, non tanto.
Perché avete scelto di suonare cover e non canzoni originali?
Un anno fa suonavamo un misto di cover di vari artisti, ma introducendo due brani dei Måneskin in scaletta abbiamo capito che il nostro stile si avvicina molto al loro. Per cui abbiamo iniziato anche a scrivere dei brani inediti. E sono in cantiere: pezzi rock che vedono la chitarra in primo piano.
Con gli inediti il nome della band rimarrà lo stesso?
Mårlène è un omaggio, chiaramente, ma sul nome della band, post inediti, ci stiamo lavorando. Intanto ci piacerebbe essere riconosciuti come tributo ufficiale dei Måneskin.
Ve lo meritate?
Speriamo di meritarlo, per via di tutti i sacrifici fatti, e perché stilisticamente ci avviciniamo molto al loro sound. Grazie ai Måneskin, principali esponenti della rinascita del rock in Italia, tanti musicisti stanno riscoprendo il gusto di fare musica insieme. Con questo riconoscimento potremmo quindi abbattere, nel nostro piccolo, le barriere musicali che ancora resistono al sud.
Avete parlato di sacrifici. Quanto guadagnate per i live nei locali? E che effetto vi fa sapere che i vostri beniamini guadagnano, invece, milioni?
Sinceramente siamo solo contenti che dei nostri quasi coetanei (età media dei Mårlène, 30anni, escluso la mascotte) abbiamo percorso una strada simile, riuscendo a divulgare il loro messaggio ovunque. Mentre per noi, almeno per il momento, il compenso è veramente esiguo.
Quantifichiamo.
Facciamo serate sia nei locali che nelle piazze, con cachet differenti perché nelle piazze chiaramente si riescono a radunare più persone. Quindi il compenso nelle piazze, eventi rari, si aggira intorno ai 600 euro, chiaramente da dividere in quattro e incluso di spese, che comprendono trasporto per raggiungere le città, anche a centinaia di km, la strumentazione e quant’altro. Nei locali anche meno della metà.
E quanti live a settimana?
Al massimo un paio, nei weekend, ed è la migliore delle ipotesi. In estate sicuramente lavoriamo di più, ma il fermo per il Covid ha rallentato anche noi.
Com’è la vostra giornata tipo? Visto che lavorate e studiate anche.
Al mattino studio il repertorio di classica per il conservatorio – fa sapere il chitarrista - e il pomeriggio quello della band. Io invece sono sempre fuori – rilancia l'aspirante Victoria/autista – in viaggio tutto il giorno, e per recuperare ascolto la musica in cuffia. Torno a casa solamente la sera, ma con gran fatica mi ritaglio anche gli spazi per le prove settimanali. Interviene poi la mascotte/bassista: la mattina sono a scuola, e il pomeriggio studio, aggiungendo anche le prove con la band. Chiude il cantante: io facevo il ragioniere, preciso e ben vestito. Ma lavorare in ufficio era una forzatura, non era il mio habitat. Così ho lavorato anche in palestra, come consulente fitness. Poi ho deciso, spinto anche dai conoscenti, di dedicarmi solamente alla musica.
Sul palco vi sentite un Måneskin?
A livello musicale ci viene spontaneo, ed è anche divertente riprodurli. A livello scenico non abbiamo proprio la stessa vena, anche stilisticamente parlando, forse perché non essendo popolari non osiamo spingerci oltre.
Loro sono stati lanciati da X Factor. Partecipare a un talent è nei vostri progetti?
La partecipazione è collegata anche al lato economico, ci sono svariate spese da affrontare, e visto che siamo del sud, per noi tutto è lontano, ma ci stiamo pensando. Vorremmo però giocarci questa possibile chance al massimo, accelerando prima di tutto il lavoro sugli inediti. Abbiamo tanta carica.
Avete mai provato a contattare la band?
Ci proviamo continuamente, ma non è semplice. Anche attraverso i fan club, tentiamo di arrivare a loro e soprattutto al loro manager. Se capitasse la possibilità di farci ascoltare, andremmo pure a piedi!
Prima dei Måneskin, chi erano i vostri riferimenti musicali?
Partendo da Thomas, il chitarrista dei Måneskin, che ricorda John Frusciante, il primo nome è proprio quello dei Red Hot Chili Peppers. E poi Guns N' Roses, e un po’ tutta la musica anni ’80, che è da ispirazione anche per loro.
Ma se non dovesse funzionare con la musica, avete un piano B?
Ce lo siamo chiesti dall’inizio, ma fedeli a quanto rivelato da Enrico Ruggeri, in un’intervista passata che ci ha particolarmente colpito, noi abbiamo solo un piano A, perché scegliere volutamente di perseguire un unico obiettivo, dà più forza alla nostra aspirazione. Sperando di eguagliare, almeno in parte, la sua straordinaria carriera.