Se avete una figlia e un figlio che ha da 0 a 6 anni e non siete amish è praticamente impossibile che non conosciate “Baby Shark”, la devastante canzoncina per bambini che sembra pensata e composta per incastrarsi per sempre tra le sinapsi del cervello come rucola tra i denti. Anzi, dato che una settimana fa ha spodestato “Despacito” di Luis Fonsi diventando il video su YouTube più visto di sempre (mentre scrivo le visualizzazioni hanno raggiunto l’astronomica cifra di 7.169.823.278 visualizzazioni: se le mettiamo in fila fa oltre 30,200 anni di streaming), è probabile che chiunque su questo pianeta l’abbia sentita almeno una volta. Un risultato che non può che destare meraviglia, se si pensa che oltretutto si tratta di un brano per bambini. È la prima canzone di questo genere ad aver scalato la classifica Billboard 100, ed anche la prima ad essere stata certificata “disco di diamante” (ovvero con vendite superiori ai 10 milioni: a questo livello ci arrivavo Elvis, Beatles, Rolling Stones, Michael Jackson…) dalla Recording Industry Association of America: nessun brano coreano aveva mai raggiunto questo traguardo. Gnagnam Style di Psy, il più famoso singolo sudcoreano ad oggi, si era fermato al platino.
Quali siano le ragioni di questo planetario successo nessuno lo sa con certezza. Io so solo di aver fatto la mia piccola parte nella scalata all’empireo del video, visto che nell’ultimo anno e mezzo mia figlia (che ha due anni e mezzo) lo avrà visto un milione di volte, e il suo entusiasmo non sembra scemare di visione in visione, anzi: ora ammetto con una certa soddisfazione che padroneggia perfettamente tutte le mosse della coreografia.
Appena letta la notizia che c’è un nuovo re sul trono di YouTube, come un riflesso condizionato, vado sul sito di Pinkfong, il marchio per bambini appartenente all’azienda SmartStudy che ha creato Baby Shark e scrivo che vorrei intervistarne i creatori. Meno di 24 ore dopo mi risponde Kevin del Marketing Communication Team, dicendo che sarà più che felice di farmi fare una chiacchierata con Ryan Lee, il papà di Baby Shark e vicepresidente di SmartStudy (che l’anno scorso ha generato profitti per circa 90 milioni di dollari). Organizziamo quindi una call con Google hangouts alle 9 del mattino ora italiana (a Seoul sono le 17). Kevin è giovane, sui 30 anni, Ryan è leggermente più anziano (credo abbia meno anni di me comunque). Ho letto in un’intervista che, fino al 2019, passava più tempo in volo (verso una delle sedi della compagnia: a Hong Kong, a Los Angeles e a Seoul) che coi piedi per terra. Sono entrambi sorridenti e seduti in una sala riunioni mentre io sono nel living di casa mia nella divisa d’ordinanza delle riunioni in remoto da lockdown: giacca, camicia e, appena si esce dai contorni della finestra del video, mutande e calze di spugna.
Innanzitutto, grazie per aver accettato di fare questa intervista.
Grazie a te! È la prima volta che siamo contattati da un magazine italiano!
Cominciamo dalle domande ovvie: non vi aspettavate un successo di questa portata vero?
Era impossibile aspettarsi una cosa del genere… credevamo che avrebbe avuto successo ma abbiamo notato che la curva delle sue views si impennava più velocemente rispetto a quella di altri nostri video. Abbiamo pubblicato il video nel 2016 e dopo due anni le views continuavano ad aumentare…
E adesso avete superato “Despacito” di Luis Fonsi. A proposito, ho visto che esiste una versione di Baby Shark featuring Fonsi! Gli avete proposto la collaborazione per consolarlo?
Ahaha no, ci ha contattato lui prima che Baby Shark superasse il suo video in views: aveva conosciuto il video tramite i suoi figli, che erano superfan, e allora ha pensato che sarebbe stato bello per loro fare una versione in cui cantava la linea vocale. È stato molto gentile e professionale.
Parlando di versioni del brano, ce ne sono molte? E a cantare è sempre la stessa artista (la Koreano-Americana Hope Segoine di 10 anni)?
No, quella è uno dei nostri talent che abbiamo assunto ma ne abbiamo altri che hanno prestato la voce ad altre versioni… in tutto sono un centinaio in tutto il mondo. Baby Shark è un fenomeno globale. Il primo paese dov’è diventato virale è stata l’Indonesia: da lì ha colonizzato tutto il sud est asiatico. Ad oggi comunque il paese dove il video è in assoluto più forte sono gli Stati Uniti. Per questo lì ci sono state campagne di marketing e varie partnership con alcuni brand famosi (edizioni limitate dei cereali Kellogg’s, nda), ma tutto questo è successo dopo. Il video è esploso praticamente da solo.
In tanti hanno provato a spiegare i motivi del fenomeno Baby Shark. Mi sembra doveroso chiederlo chi lo ha inventato.
(Qui parla praticamente solo Lee) Come ho detto nessuno poteva immaginarsi un successo del genere, ma credo che buona parte della sua fortuna dipenda dal fatto che si basa su un concetto universale, quello di famiglia: abbiamo un bambino, una mamma, un papà, un nonno e una nonna. Il bambino che guarda il video prende familiarità con questi termini, impara il senso di unione, di gruppo: la famiglia di squali va in giro tutta insieme. L’aspetto educativo è fondamentale per Smartstudy. Il bambino può imparare dei concetti ma senza accorgersene, senza essere troppo consapevole del processo di apprendimento. Può imparare divertendosi. Un altro video popolare che abbiamo realizzato riguarda i pianeti del sistema solare: guardandolo, anche gli spettatori più piccoli imparano cosa sia Giove, Venere, Marte. L’educational è per noi un aspetto fondamentale. Tornando a Baby Shark, è come una ninna nanna ma allegra: il ritmo è coinvolgente e le coreografie fanno muovere i bambini, che hanno voglia di ballare la Baby Shark Dance. Questo aspetto è ancora più importante oggi, che ci troviamo in una situazione di pandemia in cui l’aggregazione e le uscite sono più difficili.
Ma perché proprio gli squali?
Stavamo lavorando a una serie di video che avessero protagonisti gli animali “forti” - gli animali tradizionalmente sono molto amati dai bambini - il leone, l’orso, lo squalo. Lo squalo ci piacque per il video perché è un animale iconograficamente minaccioso e metterlo in una canzone per bambini molto colorata era un contrasto interessante.
Qual è il target a cui si rivolgono i video prodotti da Pinkfong?
Da 0 a 5 anni, ma stiamo lavorando a incrementare la nostra offerta per arrivare anche alla fascia 6 - 12 anni. Vorremmo accompagnare il viaggio educativo di un individuo dai primi mesi fino alla preadolescenza.
“Gnagnam Syle”, “Baby Shark”, tutto il fenomeno del K-Pop… sono cose abbastanza diverse ma mi sembra che negli ultimi anni l’interesse dell’occidente per le produzioni sudcreane sia in esponenziale aumento. A parte la barriera culturale della lingua del resto non mi sembra che ci siano molte altre differenze rispetto ad analoghi prodotti americani o europei.
No, e questo dipende dal fatto che l’industria del pop qui è stata creata da gente giovane cresciuta assorbendo influenze occidentali. Quasi tutti i manager di importanti gruppi K-Pop, come BTS (una boyband di Seoul seconda nelle vendite solo a Drake e l’unica a parte i Beatles a ottenere i primi 4 piazzamenti della classifica Billboard 200 in meno di due anni, nda), hanno fatto importanti esperienze di studio all’estero: hanno visto come funziona il mercato, hanno imparato come si produce un video. Hanno, in definitiva, imparato a ragionare in un mercato globale. Anche qui a SmartStudy è così, credo che guardarsi in giro sia una prerogativa dei coreani. Il Giappone e la Cina per esempio hanno mercati molto affascinati ma più chiusi.
In genere quando arriva il successo arrivano anche le sòle. Un intrattenitore e cantautore per bambini dello stato di New York, Jonny Only, vi ha citato in giudizio per violazione di copyright: sostiene che la vostra versione sia troppo simile alla sua, datata 2011.
La canzone Baby Shark non l’abbiamo inventata noi, è semplicemente diventata famosa la nostra versione. Il brano è originariamente un canto per bambini, una “campfire song” che esiste da almeno 40 anni e che è di dominio pubblico.
Una notizia che ho letto e che ho trovato bizzarra è che tre guardie carcerarie in Oklahoma usavano Baby Shark per punire i detenuti: erano ammanettati e costretti ad ascoltare per due ore il brano a ripetizione. Secondo l’avvocato dei detenuti in questione il brano “generava stress emozionale in soggetti che probabilmente stavano già soffrendo molto”. Premesso che ovviamente la tortura è un reato terribile e che nessuno dovrebbe mai perpetrarlo, non posso fare a meno di pensare che, manette a parte, anche io ho accusato gli stessi sintomi dopo l’ennesimo ascolto imposto da mia figlia.
(Kevin e Lee ridono, poi Kevin si ricompone e risponde) Scherzi a parte io ho trovato la notizia davvero triste: Baby Shark in generale ha sempre generato feedback molto positivi, è un brano che mette allegria nei bambini. Che sia finto in un carcere è assurdo.
Che piani avete per Baby Shark? Diventerà un franchise?
Lo è già! Tra poco debutterà in Usa, il paese dove siamo più forti, la serie animata di Baby Shark, su una tv via cavo per bambini. Prevediamo da lì di esportarla nel resto del mondo, Europa inclusa (è notizia di ieri che nel 2021 approderà sul canale 603 di Sky, N.d.A.). E comunque speriamo che le visualizzazioni su YouTube continuino a crescere.
Ok ragazzi, si è svegliata mia figlia, il che significa che l’intervista è finita. Ultima domanda: quale sarà il nuovo Baby Shark?
Probabilmente qualcosa che riguarda i dinosauri. Sono sempre un grande classico per tutti i bambini del mondo.
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