Con Bruce Springsteen funziona così, vivi sempre il suo show come se fosse l'ultimo. Anagrafe canaglia, a più di 70 anni suona, canta, balla e riempie stadi come bevesse un bicchier d'acqua. Figurarsi poi se torna a San Siro, dopo otto anni (anche questa volta accompagnato dalla E Street Band) e a stretto giro dalle ultime tre date italiane (con scia di polemiche per quanto si stava consumando in Romagna). Com'è noto il Meazza è anche una delle sue location preferite, e in cui detiene un primato, che sarà assoluto con i prossimi appuntamenti di giugno, l’ottavo e il nono. È lui l’artista straniero che si è esibito più volte da queste parti. A questo giro quindi è bastato poco per immaginare una corsa folle all'agognato tagliando (in prevendita da venerdì). Folle quasi come i prezzi, dai 470 ai 60 euro (esclusa la prevendita), che hanno generato immediati post infuocati.
E sui social è già stata ribattezzata con perfidia “la pensione di (Claudio) Trotta” (che con Barley Arts porta tradizionalmente il Boss in Italia)... C'è chi scrive con ironia: “Ma se prendo quello di 470 euro salgo sul palco insieme a Bruce e suono la chitarra con lui?” E altri: “andiamo all'estero! Questa è una rapina a mano armata”. Ancora: “Con 32 euro di prevendita e commissioni, pazzi...”. E infatti è proprio la ricarica di prevendita e commissioni, che sfiora i 40 euro, quindi quanto il costo di un normale biglietto, a creare il maggior malcontento. Altro che piccolo prezzo da pagare per avere il posto assicurato! I fan di Springsteen sono però in buona compagnia, suppergiù i prezzi dei biglietti sono questi per tutti; e a giudicare dalla velocità con cui terminano è quanto siamo disposti a pagare pur di vedere il nostro beniamino. Se la domanda supera di gran lunga l'offerta... è il mercato, bellezza.
Ma come si è arrivati a questi rincari? Un elemento da non sottovalutare è la concentrazione in poche multinazionali di quasi tutti gli artisti italiani e stranieri. Quando la concorrenza è quasi inesistente, i prezzi salgono; e non è un caso che questa volta sia Live Nation, insieme a Barley Arts, a curare i due live italiani dell’artista. Una situazione favorita anche dalla messa in vendita sempre precoce (un anno e anche più di anticipo), che permette di fare cassa ma anche incentivare il mercato del bagarinaggio e la speculazione sui prezzi. Eppure già la scorsa estate, i biglietti del tour in Usa che erano arrivati fino a 5mila euro avevano suscitato la dura critica delle stesse fanzine. Il solito viaggio intergenerazionale rischia di lasciare a casa parecchi delusi… Alla faccia della working class.