Il concerto di Bruce Springsteen a Ferrara continuerà a far discutere, possiamo starne certi. La musica, però, non c’entra nulla. Prima le polemiche si sono abbattute sul rocker americano perché, nonostante l’alluvione che ha colpito la Romagna con morti e sfollati, non ha deciso di rinviare il live, non ha detto una parola di solidarietà, oltre a non aver fatto sapere (pubblicamente) se ha devoluto tutta o una parte dell’incasso a chi aveva bisogno. Ma a quanto pare tutto questo non sarebbe stato possibile perché, come ha rivelato il chitarrista della band, Little Steven, i musicisti erano all’oscuro della gravità della situazione: «Non sapevamo nulla. L’unica cosa che sapevamo è che hanno dovuto fare gli straordinari perché a causa della pioggia il luogo del concerto era una gran buca di fango. Questo è tutto». Con un tweet, in pratica, ha smentito la ricostruzione raccontata dal promoter Claudio Trotta, fondatore di Barley Art, il quale aveva assicurato che «la scelta di suonare è stata condivisa da noi, il management dell’artista e il comune di Ferrara». Che il management non abbia avvisato Bruce Springsteen e la E Steet Band di una situazione del genere? Possibile, anche se avrebbe del clamoroso vista la sensibilità che il cantautore ha sempre dimostrato verso i temi sociali. Ora però a Ferrara le domande che restano aperte sono altre e riguardano l’area che ha visto sfilare 50mila persone. A renderle quantomai urgenti sono le immagini dall'alto girate con un drone e pubblicate su Youtube del parco urbano Giorgio Bassani dopo il concerto del 18 maggio scorso.
Sorvolando la zona, infatti, l’area considerata come un polmone verde della città sembra diventata il luogo in cui è appena passata una calamità. Il classico colore dell’erba ha lasciato il posto al giallo, all’ocra e al grigio. Un po’ perché le strutture installate hanno coperto per mesi gli steli senza consentirgli di ricevere la luce del sole, un po’ per le stradine che sono state create per poter far scorrere il pubblico e i mezzi, con i conseguenti segni del loro passaggio che hanno inciso dei profondi solchi nel terreno. E ora in molti si chiedono: chi pagherà il ripristino e in quali tempistiche? Secondo quanto scrive il sito Estense.com «nella convenzione firmata tra Comune di Ferrara e Teatro Comunale (soggetto attuatore) non si parla di chi dovrà operare per il ripristino di eventuali danni». E come si può ben immaginare, se non è stato stabilito precedentemente che il privato dovesse occuparsene, in toto o in parte, alla fine sarà sempre il pubblico a doversene fare carico. Così la consigliera del Gruppo Misto, Anna Ferraresi, ha già interrogato il Comune partendo dalla questione della semina: «Il sindaco Fabbri è a conoscenza che tale pratica non va fatta casualmente, ma i mesi più adatti alla semina sono marzo e aprile? Oppure settembre e ottobre, perché il terreno conserva ancora il calore dei mesi estivi, ma allo stesso tempo non è più soggetto a infestazioni o a malattie fungine». Ma subito dopo è passata all’aspetto economico: «Si intende conoscere il costo previsto per il ripristino e per la riqualificazione dell’area interessata dal concerto. E anche a chi sono in carico le spese del ripristino dei danni provocati sul suolo pubblico (se al soggetto privato Barley Arts che ha goduto dei profitti “sfruttando” un bene comune, o se le se spese saranno a carico dei cittadini ferraresi)».
Il tema sembra unire le opposizioni a Ferarra, tanto che dopo qualche giorno si è aggiunta alla collega anche la consigliera comunale del Pd, Anna Chiappini: «A una settimana dal concerto di Bruce Springsteen a Ferrara, siamo interpreti delle tante e legittime domande di molti cittadini su quante risorse pubbliche siano occorse per l’organizzazione dell’evento e a carico di chi sarà il ripristino dei danni apportati al parco, ingenti e visibili agli occhi di tutti». Ed elenca anche tre punti che l’amministrazione non ha ancora chiarito: «La ripetuta richiesta di documentazione sulla valutazione dell’impatto del concerto sul territorio e della sua esecuzione al parco Bassani. Non è arrivata risposta, poi, alla richiesta di accesso all’obbligatoria documentazione amministrativa che validasse la sottrazione al pubblico dell’area verde del concerto, prima e dopo l’evento e, in terzo luogo, non è stato possibile visionare il calcolo della suddivisione delle spese a carico del Comune e di quelle a carico dei soggetti privati».
Da parte del Comune di Ferrara, per il momento, non è ancora arrivata nessuna comunicazione in merito. A quanto pare, però, l’amministrazione trainata dalla maggioranza della Lega (che esprime il sindaco Alan Fabbri) avrebbe deciso di rendere pubblici tutti i numeri relativi al mega-concerto, così come quanti soldi di fondi pubblici sono stati utilizzati e chi si occuperà del ripristino dell’area durante una apposita conferenza stampa. Tanto che, come ha scritto Il resto del Carlino, «la giunta ha affidato all’Università uno studio sull’impatto economico del concerto di Bruce Springsteen in città. E, chiaramente, questo studio di Unife terrà conto anche dei costi sostenuti dalla collettività». Un numero interessante, nel frattempo è stato reso noto: pare che da una prima rilevazione effettuata dalla piattaforma H- benchmark, che ha stimato «l’impatto indiretto sulle strutture alberghiere della città (prendendo in considerazione otto fra i principali alberghi cittadini), si possa stimare che sia «di circa quattro milioni di euro».