“Oggi ho avuto una giornata… Sono stata a Budapest e non ho neanche avuto il tempo di guardare il telefono. Poi adesso sto andando alla recita di Natale di mia figlia che è alle 17.15…”. Sono le 16.40 quando contattiamo telefonicamente Eva Henger per un’intervista natalizia che già dalla prima frase ci si para davanti come una corsa contro il tempo. Ma accettiamo la sfida e procediamo nella nostra impresa. Quella che ne nasce è una chiacchierata al photofinish ricca di regali da scartare sotto l’albero: dai dieci anni (nel 2022) dalla scomparsa del Re del Porno, Riccardo Schicchi, ex marito della Henger a cui lei rimane tuttora legatissima (ha intenzione di portarne l’urna in Ungheria il prossimo anno) alle politiche di Orban nel suo Paese natio che lei non ritiene “preoccupanti”. Il leader ungherese sarebbe omofobo e razzista? Macché: “Ha semplicemente trovato dei compromessi, queste accuse di intolleranza che gli arrivano dall’Europa sono dovute al fatto che le notizie su di lui vengano drammatizzate e gonfiate diventando qualcosa di completamente diverso dalla realtà”. Spazio anche ai manganelli per i molestatori, tipo “il cretino” che qualche settimana fa ha palpato in diretta tv il lato B di una giornalista all’uscita dallo stadio. Del resto, quando è capitato a lei, Eva Henger, di ricevere una folle molestia sul lavoro (da parte di un importante produttore cinematografico lontano dal mondo dell’hard di cui non vuole fare il nome), ha reagito “mandandolo a fanculo” e lasciando la stanza inseguita da lui ancora con le braghe calate. Per non dimenticare, poi, quanto è difficile lavorare con Leonardo Di Caprio! Sapevate che la Henger ha (quasi) fatto parte del film Gangs of New York diretto da Martin Scorsese? Il resoconto di un tragicomico mese sul set di un film hollywoodiano è davvero da non perdere…
Partiamo subito dal Natale: ci racconta il più bello della sua vita?
Uh, che domanda difficile! Fortunatamente, ce ne sono stati tantissimi di Natali belli nella mia vita. Li ricordo tutti perché fin dall’infanzia ho sempre adorato questa festività. Forse i più belli sono stati quelli passati in Italia quando sono riuscita a riunire tutta la mia famiglia. C’era ancora Riccardo, i bambini e una volta sono venuti da noi anche i miei genitori. Ecco, forse quello è stato il miglior Natale di sempre. Perché il Natale lo fanno le persone che amiamo.
Restando sul tema dei bei ricordi dalla sua vastissima carriera, è vero che ha recitato anche in Gangs of New York (diretto da Martin Scorsese) al fianco di Leonardo Di Caprio?
Sì. Ho fatto una piccola parte in quel film e avevo anche delle scene (poi tagliate in fase di montaggio) con Leonardo Di Caprio. Un’esperienza comunque meravigliosa, sono stata sul set un mese intero e tutti i giorni ho potuto vedere Scorsese insieme a quegli incredibili attori all’opera. Indimenticabile.
E come ha reagito quando ha visto Di Caprio? C’è stato qualche sguardo languido tra voi? O magari qualcosa di più…
No, no. Ma che sguardi languidi! (ride, nda) Anche se devo dire che nel corso del mese in cui sono stata su quel set, cominciavo le giornate ogni giorno nella roulotte di Di Caprio…
Eh, allora…
Ma no! È solo perché avevamo lo stesso parrucchiere quindi sono finita nello stesso camper di Di Caprio, ogni mattina per un mese. Però, a proposito degli sguardi languidi di cui mi chiedevi, mi è venuto subito da ridere perché pensa che sul contratto che avevo firmato per partecipare al film c’era espressamente scritto di non guardare mai Di Caprio negli occhi. Come anche di non chiedergli un autografo (ma sul lavoro non sarebbe comunque un atteggiamento corretto) e di non rivolgergli assolutamente la parola. Io sono sempre stata molto disciplinata sul lavoro ma devo dire che quella volta per me non fu facile…
Immagino…
Ma no, non sai che situazione assurda! Praticamente nella roulette del trucco e parrucco che condividevamo ogni mattina, io stavo seduta di schiena a lui (e viceversa). Insomma, era normale che avendo davanti uno specchio, mi ci cadesse l’occhio per dargli uno sguardo, anche solo per curiosità: era un attore così famoso! Sai che ogni volta che provavo a dare una sbirciatina attraverso lo specchio, lui alzava gli occhi dal copione e mi guardava male? Ero imbarazzatissima, da lì ho passato un mese a guardare per terra. Di Caprio, comunque, non mi ha mai salutata né sul camper né quando ci incrociavamo sul set. Pensavo ce l’avesse con me perché avevo avuto l’ardire di guardarlo negli occhi. Invece, alla festa di produzione del film entrò con Scorsese, tutto sorridente. Venne dritto verso di me e mi disse: “Ciao Eva, mi ricordo di te!”.
E lei come ha reagito?
Ho pensato che fosse una controfigura.
E poi?
Poi basta, troppo imbarazzo. Cameron Diaz, invece, era totalmente diversa da Di Caprio. Lei potevi salutarla in qualunque momento e ti sorrideva sempre. Certo, è giusto che ognuno sul lavoro abbia il proprio metodo di concentrazione. Però che soggezione! Ho passato un mese a darmi della cretina per averlo solo guardato negli occhi (ride, nda).
Ma non solo cinema, lei è anche entrata a far parte del cast di alcuni episodi della serie cult L’Ispettore Derrick. Che ricordi ha di questa esperienza?
Sono stata in due episodi de L’Ispettore Derrick. La prima volta ero praticamente una bambina, avevo appena 18 anni. Interpretavo, insieme a un’altra ragazza, una modella che si faceva fare uno shooting da una fotografa che, per quel che ho capito, visto che non parlavo tedesco, aveva ammazzato qualcuno, o che ne so.
Che tipo di shooting?
Indossavamo tuta da ginnastica e scaldamuscoli, niente di che. Ho finto di capire il tedesco per tutto il tempo, ma sia la troupe che gli attori mi sono sembrati molto professionali, proprio un bell’ambiente. Anni dopo, guarda i casi della vita, mi sono divertita molto con Max Tortora e Max Giusti a Stracult, quando abbiamo cominciato a fare una parodia de L’Ispettore Derrick.
Lei che personaggio interpretava?
La signora Fottenberg. È diventata un cult. Tanto che l’hanno proiettata a Torino al Festival del Cinema.
Nelle ultime settimane si è parlato molto della giornalista molestata in diretta tv da un tifoso della Fiorentina che le ha palpato il lato B all’uscita dello stadio. Cosa pensa di questa vicenda?
Beh, penso che quello era un cretino. In più, secondo me, probabilmente aveva in corpo almeno due o tre birre. Spero che la moglie l’abbia rincorso dentro casa con un bastone per tre giorni, come minimo. Se fossi stata io, col manganello l’avrei fatto correre.
Ma l’avrebbe rincorso col manganello se fosse stata la moglie o la giornalista molestata?
Entrambe. Anzi, così doveva andare: prima avrebbe dovuto prenderlo a manganellate la giornalista, e poi, una volta a casa, si sarebbe dovuto ritrovare la moglie a dargli il resto.
Sempre col manganello?
Sì, sempre col manganello. Nei panni della moglie l’avrei fatto in quanto donna offesa e per la vergogna di ritrovarmi un marito così cretino. In quelli della giornalista molestata, invece, per fargli capire che la simpatia è proprio un’altra cosa. Perché sono convinta che lui l’abbia fatto sicuro di risultare simpatico. Invece è solo un imbecille.
Ha reagito anche quando (e se) si è ritrovata in situazioni del genere nel corso della sua carriera? Intendiamo molestie o proposte indecenti sul lavoro…
A me è successo solo una volta, è stata una situazione molto imbarazzante. Purtroppo non avevo dietro un manganello (ride, nda), però mi sono difesa. In altre occasioni ci sono stati dei corteggiamenti sicuramente fuori luogo, ma ho saputo gestirli con eleganza e naturalmente senza mai pensare nemmeno per un secondo di cedere.
Mi racconta cosa è successo in quella “situazione imbarazzante”?
Allora, non voglio fare nomi. Però mi è capitato questo colloquio di lavoro con un produttore cinematografico importante, non legato al mondo dell’hard. Un matto che all’improvviso, durante la conversazione, se l’è tirato fuori davanti a me. Purtroppo per lui, io ho la lingua lunga, quindi per prima cosa l’ho mandato a fanculo. Il produttore mi ha rincorso a braghe ancora calate verso la porta e a quel punto gli ho urlato: “Ma che cazzo stai facendo?”. Poi gliene ho dette di tutti i colori così forte che non sentivo cosa mi stesse dicendo lui (e non ne ero neppure interessata). Comunque borbottava qualcosa sul fatto che io fossi pazza. Io, eh?
Che anno era?
Il 1998. Un’esperienza indimenticabile (ride, nda). Però sono contenta di averla gestita da sola senza troppi piagnistei. È stata semplicemente una situazione assurda e quel matto ha avuto quel che si meritava già lì sul momento.
Passando a un tema altrettanto spinoso, lei com’è noto è di origini ungheresi: è preoccupata per le politiche di Orban nel suo Paese in merito a razzismo, intolleranza e omofobia?
No, assolutamente. Perché dovrei? In Italia, come in Europa, le notizie su Orban arrivano molto drammatizzate e gonfiate, non funziona proprio come leggete sui giornali italiani, nel mio Paese. Sui migranti, per esempio, all’inizio ha accettato il loro arrivo. Poi, valutando la situazione in essere, ha semplicemente posto delle regole tra cui quella che imponeva a chiunque arrivasse in Ungheria di trovarsi un lavoro per poter restare. L’Ungheria, del resto, non è l’Italia: nel mio Paese di lavoro ce n’è molto. Tantissimi migranti, però, si rifiutavano di andare a lavorare perché volevano un sussidio economico. Questo è inconcepibile per l’Ungheria (che già aveva dato a queste persone un posto in cui stare, all’interno di una casa di accoglienza). Pensa che non esiste nemmeno il reddito di cittadinanza da noi!
Davvero?
Più o meno. Una specie di reddito di cittadinanza esiste ma lo puoi ottenere solo se dimostri di aver lavorato, consecutivamente, almeno per un anno intero. Tornando ai migranti, Orban pensava che loro fossero contenti di aver ricevuto un alloggio e la possibilità di lavorare nel nostro Paese. Invece così non è stato. E che poteva farci, a quel punto? Non poteva disporre leggi che agevolassero i migranti a discapito dei cittadini ungheresi!
Che Orban sia omofobo, invece, è un’altra fake news o ritiene che ci sia del vero in questa definizione?
Allora, possiamo dire che Orban non sia un grande fan degli omosessuali (ride, nda). Su questo, certamente, non lo difendo. Ma, ancora una volta, le sue disposizioni sono state fraintese dall’Europa che le ha giudicate “omofobe” senza sapere davvero cosa stesse accadendo nel mio Paese. La situazione era questa: in tv passavano tantissime pubblicità, come film e serie, che mostravano atteggiamenti sessuali, compresi baci sulla bocca perché anche quelli possono essere definiti “atteggiamenti sessuali” per quanto mi riguarda, tra giovani dello stesso sesso. Le associazioni dei genitori erano in rivolta. Orban a quel punto ha deciso di dividere i palinsesti in due parti: durante le ore diurne, c’è divieto di mostrare scene esplicite o riferimenti sessuali sia a sfondo omosessuale che eterosessuale. Da mezzanotte in poi, invece, ogni canale può decidere di mandare in onda qualunque cosa voglia: film erotici, scene di nudo integrale, la qualunque…
Quindi durante il giorno non si bacia nessuno nella tv ungherese?
Qualche bacetto può scappare, l’importante è che non si mostrino atteggiamenti o riferimenti sessuali.
Dunque può scappare anche qualche bacetto tra omosessuali?
Beh, no. Diciamo che questa disposizione di Orban è più stringente sulle scene a sfondo gay… Però le restrizioni valgono per entrambi gli orientamenti, a differenza di quanto sia stato raccontato in Europa. E poi, comunque, dopo la mezzanotte è possibile mandare in onda qualunque porcheria.
La trova una giusta disposizione?
Sul piano morale, a me non interessa. Figuriamoci, guardavo anche io quei film durante il giorno e, personalmente, non mi davano nessun disturbo. Penso però che sia giusto rispettare anche il pensiero degli altri membri della comunità, come i cattolici e i musulmani, la cui sensibilità veniva fortemente urtata da questo tipo di scene. Per levare il problema, Orban ha appunto deciso di dividere a metà tutti i palinsesti televisivi. Tanto, comunque avesse agito, qualcuno si sarebbe incazzato. Quindi o i gay o i genitori. Si trattava solo di fare una scelta. E Orban l’ha fatta. Mi pare un buon compromesso, dopotutto.
Vedrebbe bene un Orban al potere in Italia?
No.
Perché?
Perché non parla l’italiano. (ride, nda)
Tornando al tema dei contenuti hard, negli ultimi giorni la famosa cantante Billie Eilish ha dichiarato: “Il porno mi ha distrutto il cervello” sostenendo che la visione di film hard possa fare questo effetto. Ne è nato subito un grande dibattito sul web tra sostenitori e contrari a questa affermazione della popstar. Lei cosa ne pensa?
Considerato che oggi lei avrà giusto 20 anni, deve esserle capitato di vedere porno da molto giovane. Questi film non sono adatti al periodo dell’infanzia e per me neanche a quello dell’adolescenza perché quando sei troppo piccolo, il tuo cervello non può comprendere la sessualità. Quelle immagini risultano strane e non ho dubbi sul fatto che possano lasciare messaggi sbagliati in grado di turbare la sensibilità dei più giovani. Per gli adulti, invece, il discorso è ovviamente diverso: per loro può essere una visione normale quando non piacevole. In linea di massima, vista l’età di Billie Eilish, non posso che concordare con la sua affermazione.
Cambiando argomento, passiamo a Riccardo Schicchi: nel 2022 saranno passati 10 anni dalla sua scomparsa…
Posso dire che a me non sembrano essere passati 10 anni perché lo sento sempre vicino a me. Mi manca molto. Pensa che ogni 25 dicembre Riccardo si vestiva da Babbo Natale e stava insieme a noi, anche quando stavo già con Massimiliano. Però sono felice perché allo scadere dei dieci anni, scade l’affitto dell’urna in Italia quindi finalmente potrò portarlo con me qui in Ungheria e avrò la possibilità di andare a fargli visita più spesso.
Bene, la saluto con una nota più leggera: mi dice il titolo della recita di Natale di sua figlia che sta per andare a vedere?
Mia figlia frequenta l’Accademia di Danza Classica e ogni anno fanno la recita di Natale. Di solito è lo Schiaccianoci, stavolta invece fanno uno spettacolo dal titolo Rudy. Parla della renna di Babbo Natale che viaggia per tutto il mondo per cercare medicine che possano guarire Santa Claus, molto malato, in modo che torni in grado di distribuire i regali a tutti i bambini anche questo 25 dicembre. Nello show ci saranno balli tradizionali di tutti i Paesi dalla Grecia, all’Italia all’Ungheria.
È emozionata all’idea di vedere sua figlia sul palco?
Certo. Ma è la cinquantesima che vedo questa recita perché loro fanno tre spettacoli al giorno e io sono obbligata a vedermeli tutti, repliche comprese, perché a mia figlia dà sicurezza sapermi nel pubblico.
Praticamente è sequestrata da sua figlia…
Eh, già. A proposito: ora sono davanti al teatro… La devo salutare. Buon Natale!