Che bello, arriva Ligabue a Caserta. Sabato 6 settembre Piazza Carlo di Borbone davanti alla Reggia si trasforma in palcoscenico per uno dei pochi eventi che davvero smuovono le piazze italiane. Emozione, attesa, entusiasmo. Ma insieme ai fan che contano i giorni, c’è anche chi conta - e incassa - i soldi: albergatori, parcheggiatori, ristoratori. Perché sì, ogni evento in Italia si trasforma in un’occasione per spennare la gente. E qui la domanda: è mai possibile che per una notte a Caserta si chiedano 1072 euro per una singola? Mille e settantadue euro. Non stiamo parlando di una suite a Manhattan con vista su Central Park. Non è nemmeno Capri a Ferragosto. È Caserta, città che il giorno dopo tornerà a essere ignorata dai turisti, con le stesse strade dissestate e la stessa reggia che fatica a stare al centro dell’agenda culturale nazionale. Gli esempi fanno venire il mal di stomaco: 900 euro, 550 euro, 338 euro per una notte. Anche le “opzioni economiche” sfiorano i 200 euro in paesi limitrofi che al massimo vedono passare camion in tangenziale. A Capua 144 euro, a Teverola pure. E per chi prova a salvarsi andando verso Napoli, c’è l’altro problema: il transfer. Ma tanto poco importa: il 97% degli hotel è già prenotato. E non finisce qui: il parcheggio. Trenta euro per lasciare l’auto per un giorno, quaranta se hai un van. In una città dove normalmente per parcheggiare ne bastano cinque o dieci. Ma si sa, quando c’è un concerto in Italia, tutti, indistintamente, alzano i prezzi: albergatori, parcheggi, ristoranti. Non è il concerto di Ligabue a stabilire i prezzi: è la mentalità. La solita. Quella del “tanto la gente paga”.

Perché il problema è proprio questo: funziona. Gli appassionati bestemmiando tirano fuori la carta di credito, e così si ripete la stessa storia. Caserta che per una notte diventa più cara di Miami. Con la differenza che a Miami a quelle cifre ti svegli con l’oceano davanti, non con la vista sulla Reggia Outlet. È un peccato, perché eventi così potrebbero davvero valorizzare una città che raramente ha occasioni simili, invece diventano l’ennesima dimostrazione di come l’Italia sappia trasformare tutto in una fiera dello sfruttamento. Ma il problema non è solo Caserta: è la musica in generale che è diventata un privilegio. Andare a un concerto ormai equivale a fare una vacanza: biglietti che già partono da cifre esagerate, trasporti con prezzi gonfiati, parcheggi che raddoppiano “per l’occasione”, hotel che diventano di lusso per una sola notte. È tutto un sistema che funziona solo a una condizione: che il pubblico si pieghi, che accetti di farsi spennare in cambio di qualche ora di musica dal vivo. Il paradosso è che la musica dovrebbe unire, essere accessibile, popolare. Invece è diventata un lusso da ricchi o un sacrificio che ti svuota il portafogli. Il biglietto che compri con entusiasmo diventa solo l’inizio di una spesa che ti obbliga a fare calcoli da commercialista: “posso permettermi anche l’hotel o dormo in macchina?”, “mangio un panino al volo o mi indebitano pure al ristorante?”. Noi al concerto, comunque, ci saremo. Perché Ligabue è Ligabue, perché la sua musica è ancora un collante generazionale, capace di far cantare insieme figli e genitori, ragazzi e veterani del rock italiano. E sarà sicuramente uno spettacolo da vivere, emozionante, intenso, con quella magia che solo la musica dal vivo sa regalare. Un evento che, nonostante tutto, resterà nella memoria di chi ci sarà. Perché, come canta Liga, “certe notti sono notti che non finiranno mai”. Però gli altri devono smetterla di volersene approfittare, perché la musica non dovrebbe diventare un bancomat per speculatori.
