image/svg+xml
  • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
  • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • Girls
    • Orologi
    • Turismo
    • Social
    • Food
  • MotoGp
  • Tennis
  • Formula 1
  • Sport
    • Calcio
    • NFL
    • combattimento
  • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Sanremo 2025
  • Cover Story
  • Attualità
    • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
  • Lifestyle
    • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • girls
    • Orologi
    • Turismo
    • social
    • Food
  • motogp
  • tennis
  • Formula 1
  • Sport
    • calcio
  • Culture
    • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Sanremo 2025
  • Cover Story
  • Tech
  • Fashion
    • Fashion
    • Moda
    • Gear
    • Footwear
  • EVERGREEN
  • Topic
  • Journal
  • Media
Moto.it
Automoto.it
  • Chi siamo
  • Privacy

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159

  1. Home
  2. Culture

Charlie Hebdo, che cos'era, cos'è diventato e perché è molto più del giornale vittima della strage islamista di 10 anni fa. E in Italia non ci sarà mai...

  • di Fulvio Abbate Fulvio Abbate

7 gennaio 2025

Charlie Hebdo, che cos'era, cos'è diventato e perché è molto più del giornale vittima della strage islamista di 10 anni fa. E in Italia non ci sarà mai...
''Non hanno ucciso Charlie Hebdo''. Questo il messaggio dell'edizione speciale di 32 pagine che è in edicola, per due settimane, a partire da martedì 7 gennaio, a dieci anni dalla strage costata la vita a 12 persone nella redazione parigina della rivista satirica francese e rivendicata dall'Aqap, al-Qaeda nella Penisola Arabica. Lo scrittore Fulvio Abbate, che ha conosciuto bene i protagonisti di quel magazine satirico, ci racconta perché in Italia sarebbe impossibile (infatti non c'è)

di Fulvio Abbate Fulvio Abbate

7 gennaio 2015 - 7 gennaio 2025. Sono trascorsi dieci anni dall'infame strage islamista di "Charlie Hebdo" a Parigi. Ricordo l'amico Georges Wolinski con affetto e gratitudine infiniti. Georges è stato il cuore di quel giornale. La prima volta che ho visto “Charlie Hebdo” è stato a Rennes, in Bretagna, nel 1971, ero allora un ragazzino comunista, di più, trotskista, il Sessantotto brillava ancora sui muri di Parigi e della Bretagna, dov’ero in vacanza. Mi hanno subito rapito i disegni che squillavano in prima pagina, figurine segnate a china veloce, pochi segni per prendere a calci in culo il mondo politico francese, cominciando dal generale De Gaulle, e, per estensione, l’intera rispettabilità ufficiale mondiale, i fascismi erano ancora in servizio permanente effettivo tra Spagna e Portogallo; le vignette erano firmate soprattutto da Wolinski e da Reiser, gli editorialisti a fumetti della testata. Reiser, volendo accennare al suo genio, è stato davvero un gigante della narrativa a fumetti, meno “politico” di Wolinski e dello stesso Cavanna, ha raccontato l’orrore delle vacanze in un album, ma anche piazzato al mondo della satira una messa dove al posto del crocifisso i fedeli adoravano un cavatappi: meraviglioso cortocircuito rispetto al paradosso del simbolico religioso. Nel 1971 De Gaulle era comunque morto da un anno, e “Charlie” avevano fatto in tempo a farsi censurare un titolo apparso blasfemo ai francesi dei più rispettabili residenti degli arrondissement: “Ballo tragico a Colombey, un morto”. Colombey-les-Deux-Églises era il ritiro ormai privato del generale, dove infine è stato sepolto sotto una grande croce di Lorena, simbolo della Resistenza contro i nazisti occupanti. In Francia, si sappia, anche i gradi borghesi e gli aristocratici hanno combattuto per la Liberazione dalle armate di Hitler, altra storia rispetto all’Italia che a suo modo custodisce ancora adesso Mussolini nel suo cuore provinciale. “Charlie” allora non era solo in quest’avventura, avanzava infatti insieme a un altro settimanale non meno “Bête et Méchant”, cioè brutto, sporco e cattivo, “Hara-Kiri”, dove l’imperdibile professor Choron spiegava nei suoi fotoromanzi come liberarsi, metti, dai neonazisti grazie a una squadra di ragazze nude e appassionate di karate, o ancora come risolvere la triste solitudine sessuale facendo in modo che, fuori dalla pratica solitaria della masturbazione, provvedessero altri, sia pure ignari, a forti godere: sarebbe bastato attaccare una mano di bambola al proprio pisello e fingersi cieco e in possesso di un solo arto, proprio lì; infine, spiegava sempre Choron, “l’eiaculazione avviene dentro la mano di plastica e basterà sciacquarla per il riuso”. Detto in breve, “Charlie Hebdo” lavorava per il trionfo di bizzarro un anarco-comunismo liberatorio e soprattutto sessuale, senza dimenticare la denuncia politica e civile. Esiste altrettanto, infatti, una copertina di Wolinski che denuncia le esecuzioni dei militanti antifranchisti di Burgos nella Spagna del Caudillo: un grande pene che reca scritto sui testicoli: “Franco Assassino”, quanto al titolo: “Ecco il tatuaggio alla moda!”.

Charlie Hebdo
Charlie Hebdo

Nessun altro paese ha mai conosciuto una simile capacità sarcastica così sinfonicamente liberatoria. Sia chiaro: una capacità conquistata in nome dei principi della laicità, la stessa che porterà il giornale a titolare “Wolinski ha scelto di morire idiota” quando questi, proprio l’amorale Georges scelse di diventare vignettista ufficiale de l’Humanité, il giornale dei comunisti francesi, gli stessi che, negli anni Cinquanta, avevano criticato Picasso per un ritratto di Stalin ritenuto per nulla “ortodosso”, anzi, poco rispettoso dell’ortodossia iconica del cosiddetto realismo socialista. Se ancora adesso provi a scorrere su eBay la voce “Charlie”, accanto alle annate storiche, agli albi di Wolinski, di Reiser, di Choron, di Willem, Siné, Cabu, Riss, Gebé, Fred e dello stesso Roland Topor, ti imbatti soprattutto nei numeri dell’eccidio, l’annata 2015, il giornale che titolava “Tout est pardonné”, per esempio. Inizialmente la base d’acquisto indicava il costo di 5 mila euro, per non dire della copia uscita il giorno dell’eccidio, con Houellebecq ubriaco dell’imminente successo editoriale anti-islamista in copertina. “Siamo tutti Charlie” era lo striscione dietro al quale avanzava la “marcia repubblicana” all’indomani del massacro. Dieci anni dopo si è forse persa memoria del lutto, la condanna sembra essere più sfumata. In ogni caso, l’attuale redazione di “Charlie” si trova in un luogo segreto. Tuttavia “Charlie” non può essere ricondotto alle ultime stagioni nelle quali, mantenendo fermi i principi della laicità, del sarcasmo e del riso demolitore ironizzava spietatamente, felicemente, laicamente sull’Islam e il suo profeta Maometto, così come aveva già fatto già con tutti i papi cattolico, i rabbini, i CSR, cioè la celere francese, e perfino il figlio di De Gaulle: “Tutto il ritratto di sua madre”. E ancora nessuno potrà mai dimenticare molti altri titoli, non meno felicemente spietati, perfino contro le femministe: “Le donne sono cani”, e ecco una ragazza al guinzaglio portata a orinare sotto il marciapiede da un rispettabile monsieur Dupont.

Charlie Hebdo
Charlie Hebdo

Soltanto un paese dove talvolta perfino la satira sovente è organica – pensate all’Italia, pensate al caso dei vignettisti virtuosi “di sinistra” – può provare meraviglia per la sconfinata capacità di iconoclastia di “Charlie”. Quando il giornale scelse di sostenere la candidatura del comico Coluche alle presidenziali del 1981, volle accludere a ogni numero una piccola busta di plastica contenente una sostanza gelatinosa: “Vero sperma di Coluche, per avere dei figli stupidi e cattivi”, in ossequio al motto della testata. Quanto allo slogan, anzi, all’appello pro Coluche c’era modo di leggere: “Tutti insieme per incularli. Con Coluche”. Per l’occasione “Hara Kiri”, il magazine “compagno di strada”, se non cobelligerante”, fece davvero la parte del leone ipotizzando in un titolo una “tassa per i cazzi grossi”. E ancora quell’altro dedicato, nel 1980, al tricolore italiano nel clima delle Brigate rosse: “Verde di paura, bianco di rabbia, rosso di sangue”, e poi nuovamente Wolinski che apre sulla giornata della memoria “Io rapo la mia donna ogni 8 maggio”, il riferimento era alle donne collaborazioniste amanti dei militari tedeschi esibite senza più capelli dagli uomini del maquis nelle strade di Parigi. Infine, nel 2002, “Dio, premio Nobel per la guerra”. Per festeggiare invece il Natale 1978: “È nato Gesù, un disoccupato in più”. Oppure nel 1975, a guerra del Vietnam appena conclusa: “Adottate una prostituta di Saigon”. Era il 2 settembre 2016, quando dopo il terremoto di Amatrice, 298 vittime, “Charlie” ironizza sulla tenuta sismica degli edifici citando le lasagne, di fronte alla minaccia di querele da parte del sindaco della cittadina italiana, la fumettista autrice della vignetta, Coco, risponde prontamente sulla pagina Facebook della rivista: “Italiani… Non è Charlie Hebdo che costruisce le vostre case, è la mafia!”. Ridurre la storia di “Charlie Hebdo”, l’ho già detto, alle ultime sue settimane, ai suoi poveri artisti, disegnatori e giornalisti, morti innocenti, alla pressione psicologia che subiscono i suoi sopravvissuti, Luz per primo, dopo l’assassinio di Wolinski, Charb, Cabu, Tignous, Honoré, Bernard Maris e di tutti gli altri, significherebbe, perfino dieci anni dopo, dimenticare il pescaggio di memoria che il giornale ha consegnato nel tempo a chi non ha atteso il 7 gennaio del 2015 per scoprirne l’esistenza. Una felicità laica che innalza la gioia di chi è certo di non avere né Dio né padroni. Quanto a Georges Wolinski, personalmente non avrò mai sufficienti parole d’affetto e di amicizia da dedicargli. Per la sua gentilezza poetica che brilla ancora adesso per intero nel manifesto realizzato per la Festa de l’Humanité del 1978: “Lo senti il canto degli uomini?”, così chiede la madre, e l’uccellino: “Sì, mi piace”. Come diceva proprio Wolinski parlando con il suo amico ospite italiano: “In Francia non crediamo alle menzogne della religione”. Ora e sempre “Charlie”!

Fulvio Abbate e Wolinski
Fulvio Abbate e Wolinski
20250107 101121196 5844

More

Omicidio Pierina Paganelli, svolta dall’esame del dna: Louis Dassilva non era sulla scena del crimine? E il filmato...

di Otto De Ambrogi Otto De Ambrogi

La perizia

Omicidio Pierina Paganelli, svolta dall’esame del dna: Louis Dassilva non era sulla scena del crimine? E il filmato...

Ma ve lo ricordate Goldrake? L’anime torna su Rai 2. Ecco la sua storia tra “mistica del fascismo”, Gianni Rodari e un’estetica che ha rivoluzionato i cartoni animati

di Matteo Mattei Matteo Mattei

Ufo robot

Ma ve lo ricordate Goldrake? L’anime torna su Rai 2. Ecco la sua storia tra “mistica del fascismo”, Gianni Rodari e un’estetica che ha rivoluzionato i cartoni animati

Blasi la nuova Roberta Bruzzone? Ma cosa c'entra Ilary con Chi l'ha visto, Federica Sciarelli e la criminologia? Ecco cosa sta succedendo…

di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

Arriva la corona dall’alloro…

Blasi la nuova Roberta Bruzzone? Ma cosa c'entra Ilary con Chi l'ha visto, Federica Sciarelli e la criminologia? Ecco cosa sta succedendo…

Tag

  • Charlie Hebdo
  • Comicità
  • Cultura
  • editore
  • Editoria
  • Francia
  • giornalismo
  • News
  • piccola media editoria
  • satira
  • Terrorismo

Top Stories

  • Le Scelte stupide di Fedez e Clara (altro che flirt), Damiano David torna Maneskin e Emis Killa e Lazza… Abbiamo ascoltato (e recensito) il meglio dei singoli del venerdì

    di Benedetta Minoliti

    Le Scelte stupide di Fedez e Clara (altro che flirt), Damiano David torna Maneskin e Emis Killa e Lazza… Abbiamo ascoltato (e recensito) il meglio dei singoli del venerdì
  • Daria Bignardi distrugge Valérie Perrin e Joel Dicker: “Come la torta al cioccolato del supermercato, golosa ma non ti nutre e magari è tossica…” Cambiare l’acqua ai fiori? “Ho perso sei ore a leggerlo e…”

    di Riccardo Canaletti

    Daria Bignardi distrugge Valérie Perrin e Joel Dicker: “Come la torta al cioccolato del supermercato, golosa ma non ti nutre e magari è tossica…” Cambiare l’acqua ai fiori? “Ho perso sei ore a leggerlo e…”
  • LE PAGELLE del Concertone del primo maggio: Gabry Ponte imperatore assoluto (10 e lode), Lauro vampiro di Twilight (4)

    di Grazia Sambruna

    LE PAGELLE del Concertone del primo maggio: Gabry Ponte imperatore assoluto (10 e lode), Lauro vampiro di Twilight (4)
  • Abbiamo visto The Four Seasons con Steve Carell su Netflix, ma com’è? Una serie per adulti (ma non nel senso che credete)

    di Ilaria Ferretti

    Abbiamo visto The Four Seasons con Steve Carell su Netflix, ma com’è? Una serie per adulti (ma non nel senso che credete)
  • Abbiamo fatto ascoltare "Tutto", il disco di Eugenio Finardi, ad Alberto Bertoli. Il risultato? "Ma non si era stufato? Tra canzoni blockchain, amori sconfinati e fisica quantistica, meno male che ci aveva raccontato una bugia..."

    di Alberto Bertoli

    Abbiamo fatto ascoltare "Tutto", il disco di Eugenio Finardi, ad Alberto Bertoli. Il risultato? "Ma non si era stufato? Tra canzoni blockchain, amori sconfinati e fisica quantistica, meno male che ci aveva raccontato una bugia..."
  • Abbiamo ascoltato in anteprima Ranch di Salmo: essere invecchiati è crudele ma averlo fatto così è un lusso. La recensione di MOW traccia per traccia

    di Cosimo Curatola

    Abbiamo ascoltato in anteprima Ranch di Salmo: essere invecchiati è crudele ma averlo fatto così è un lusso. La recensione di MOW traccia per traccia

di Fulvio Abbate Fulvio Abbate

Se sei arrivato fin qui
seguici su

  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram
  • Newsletter
  • Instagram
  • Se hai critiche suggerimenti lamentele da fare scrivi al direttore moreno.pisto@mowmag.com

Next

Il bluff delle auto elettriche? Ve lo spiega il filosofo ambientalista Koehi Saito: abbiamo letto “Il capitale nell’antropocene”: “Le tecnologie green? Non sono davvero ecologiche”

di Jacopo Tona

Il bluff delle auto elettriche? Ve lo spiega il filosofo ambientalista Koehi Saito: abbiamo letto “Il capitale nell’antropocene”: “Le tecnologie green? Non sono davvero ecologiche”
Next Next

Il bluff delle auto elettriche? Ve lo spiega il filosofo ambientalista...

  • Attualità
  • Lifestyle
  • Formula 1
  • MotoGP
  • Sport
  • Culture
  • Tech
  • Fashion

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159 - Reg. Trib. di Milano n.89 in data 20/04/2021

  • Privacy