Stefano Petrocchi, direttore della fondazione Bellonci e segretario del comitato direttivo, durante la presentazione dei 12 finalisti del Premio Strega – forse anche riferendosi all’articolo pubblicato da MOW – ha voluto rispondere alla critiche di chi sostiene sia impossibile leggere tutti gli 82 libri che quest’anno concorrevano per il Premio. In buona sostanza, Petrocchi ha detto che non c’è bisogno di leggere tutti i libri, arrivando a citare Umberto Eco e la sua risposta quando, dinanzi alla sterminata libreria che teneva in casa, qualcuno gli domandava: “Ma li ha letti tutti?”, “no questi sono quelli che devo leggere questa settimana”. A noi sembra giusto che la fondazione Bellonci si ponga sulla linea editoriale del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, in attesa della premiazione, che si svolgerà a Times Square, a Londra, noi di MOW abbiamo deciso di recensire il liquore Strega senza averlo mai assaggiato. Il liquore Strega ha senza dubbio, come noto, a che fare con le parole, le atmosfere, le narrazioni. Iniziamo dal sostantivo “liquore”, un termine in estinzione. Da quanto tempo non sentite frasi che contengono la parola “liquore”? Mi punge vaghezza di bere un liquore. Posso offrirti un liquore? È un po’ come il “cordiale”. L’habitat del liquore Strega è in televisione, una volta l’anno, quando il vincitore del premio letterario che prende il nome dal liquore, lo stappa e lo beve e no, non fa, visivamente, lo stesso effetto dei magnum di champagne delle corse automobilistiche.
Il liquore Strega abita anche spesso nella cosiddetta vetrinetta e ama la compagnia del servizio da caffè “buono” e altri ninnoli, per lo più bomboniere. Da quando le vetrinette sono un po’ passate di moda le persone non sanno più dove mettere il liquore Strega. Esistono ancora amanti del liquore Strega che pur di tenerlo in casa comprano una vetrinetta apposta e iniziano a conservare le bomboniere invece di buttarle come fanno tutti. Il liquore Strega è stato inventato da Giuseppe Alberti da Benevento ed è aromatizzato con oltre 70 erbe (melius abundare), si presenta come “semiviscoso” e noi ci chiediamo chi abbia voglia di deglutire liquidi semiviscosi al di là dei benedetti rapporti orali. Il colore giallo-thriller è dato dalla presenza dello zafferano, come il risotto, ma semiviscoso. Tra gli ingredienti anche il finocchio, la cannella, il ginepro. Prende il suo nome, Strega, perché vuole rifarsi ai filtri d’amore preparati dalle streghe del beneventano, da cui la leggenda secondo cui a Benevento nessuno si innamora ma sono tutti ‘mbriachi. Sull’etichetta appare la dicitura “prodotto negli stabilimenti Alberti – presso la stazione ferroviaria”, forse perché non hanno il numero civico o forse perché i postini beneventani bevono molti filtri d’amore. Alcuni esperti di liquore Strega dicono che abbia un forte sentore di conifere, da cui il detto: ti spunta un conifero in bocca.
È grande amico dell’amaro Diesus, quello con la bottiglia a forma di frate, anche se il Diesus un po’ lo snobba perché a lui hanno dato il titolo di “amaro” e, nella vetrinetta, il Diesus, si vanta molto insieme al Punt & Mes che è addirittura un vermouth. Il liquore Strega ne soffre molto e assume quell’aria da intellettuale profondo che ha letto molti libri, persino quelli che non ha letto. Stazionando per anni nella vetrinetta, a volte, il tappo si salda con la bottiglia, così le nonne dicono al nipote: aprilo tu che ho le mani deboli e il nipote, solitamente, dice “nonna si è fatto tardi devo andare”. Io ho visto un solo bar dove tenevano il liquore Strega, ma non mi ricordo dov’era. C’erano però i posaceneri Campari e il Cherry Stock con le ciliegie sull’etichetta. Io ho assaggiato il Punt & Mes, ho assaggiato lo Cherry Stock ma non ho mai assaggiato il liquore Strega. Aspetto di vincere il Premio Strega per farlo. A me, se mi danno i soldi e mi fanno vendere tante copie sai quanto me ne frega se si leggono il libro? Mi manca anche molto il Vov. A voi no?