Forse ha ragione lui. Enjoy, fratello. Così diventi qualcuno. Non posso prometterlo ma: enjoy. Gianluca Vacchi, hai presente? È il re di Instagram. Il re della vita decorativa. Del senso assolutamente ornamentale di ognuno di noi. A toglierci di torno la rogna di una qualche persuasione fideistica o peggio di una gravosità morale e etica che incomba sulle nostre questioni, in fondo, basta un motivetto, la dj session, una consolle, esser presenti a sé in una condizione di estraneità gaudente; il vuoto assoluto che autorizza il superamento di inciampi estemporanei, le domande perenni sull’origine dualistica, il bene, il male. Voglio dire, è una scelta. Voglio dire: chissenefrega. Enjoy. Chi può affermare di vivere meglio di Gianluca Vacchi? Il re dei party. Leggo la sua biografia. Il re. Cosa rimane di un uomo, del suo silenzio proprio di un io interiore e potremmo continuare, qualche puntino di sospensione, facciamo quasi ridere a pronunciarci così. Io interiore. È un attimo sapete e siamo già rotolati nella costernazione, rimpiattino di una risata da commedia anni ’70, con auditori stramazzati per la terrificante ilarità. Io interiore. Al massimo, un rutto. O un tattoo.
Se parli di influencer sei un bacchettone a prescindere, ah signora mia, sapesse. È inevitabile. Il tono paternalistico ti sfugge dal sen, direbbe chessò Leopardi, se non avesse sofferto di gibbosità. Ma da quando Gianluca Vacchi è diventato padre di Blu Jerusalema ho trovato un nuovo modo per sentirmi meno la signorina Rottermeir in vacanza a Formentera, con uno sgraziato “cipolla” in tasca (quegli orologi grossi e pesanti del secolo scorso), a verificare l’universale inopportunità tra il mio tempo (scandito dunque da un cucù) e il ritmo feliciotto di un motivetto. Mi sono spinta a una forma di commozione autentica. Mi sembrava di salvarmi, salvare lui, salvare un po’ tutti i guardoni. Come chiamarli sennò? Commuoviamoci per qualcosa, per Gianluca Vacchi diventato padre. Siamo salvi.
I balletti in prua, che ne dite? Gianluca Vacchi per dire, all’inizio, pensavo davvero potesse avere segrete origini da coreografo. E poi le sue start up motivazionali su Tik Tok, del tipo: ma cosa dormi a fare? Mi interroga su due piedi. Cosa dormi a fare? Essere connessi, occhi spalancati. Minaccia: hai un’eternità per dormire! Dormi 28 anni su 73 nella media di un ometto ordinario del cavolo. Capite? Oppure certi reel apocalittici, sempre sul tema: puoi perdere 86 mila 400 euro in un giorno, immagina. Immagino. E allora, incalza: perché sei disposto a perdere 86 mila 400 secondi del tuo tempo. Su Tik Tok il quesito tuona come una sciarada. E sono di nuovo la signora Rottermeier alle prese con un perizoma da utilizzare come grazioso copricapo, a Formentera. E quindi? Metanfetamine come se non ci fosse un domani? Bacchettona. Comunque oggi torno al suo account con altre consapevolezze. La vera sfigata sei tu, mi dico. Perché dovrei avere ragione sulla superiorità del denaro, gettato sferzante su idilli domestici gentilmente concessi a una consultazione globale? Se non globale, di almeno 22 milioni di follower. Non è sempre il solito discorsetto rognoso? Non te ne accorgi nemmeno e sei nel paesino di Sant’Ilario, “la vecchia mai stata moglie senza mai figli e senza più voglie”. No no per carità. Bocca di rosa tutta la vita! Vedete che è sempre una questione di scelte, da qui all’eternità. Punta al banco. Qual è il banco per te?
Bocca di rosa o la vecchia del paese? La vita la spacchi in due, ok? E adesso scegli da che parte stare. L’influencer è uno coraggioso, vivere pensando che non sussista l’immanenza, ci vuole coraggio. Non ha intenzione di stringere le corde ai fianchi, cenere sul capo. No. Lacca brillantante piuttosto e una casacca di lino da apericena. Ambizioni in superficie? E sei di nuovo la bacchettona che commenta con la dirimpettaia: ah, signora mia. La notizia, figlioli, è che c’è una fine per tutte le cose. Non siamo solo le nostre viscere? Togli il resto. Lo siamo. Siamo il budello, il soggetto defecante. Questo è. Tolto il resto. Non è bello, signora mia. È solo una lubrica danza, un motivetto sulla prua di un panfilo da Cape Canaveral. Non sono gemme incastonate nello spirito contrito, interrogante. Ho detto, scegli.