Tra i nomi dei partecipanti a Sanremo Giovani compare anche quello di Valeria Fusarri, in arte Ciao Sono Vale, che gareggia con il brano “Una nuvola mi copre”. Classe '98, è nata a Lovere sul Lago d’Iseo, ma dai 17 ai 20 anni è andata in giro per l’Italia a fare la busker, cantando per le piazze o in apertura di altri concerti, un periodo che ricorda come “il più bello della mia vita”. Ha collaborato poi con Bianca Atzei e Danti in “Videogames” e ha suonato nel 2019 all’apertura del concerto del Primo Maggio, oltre ad essere stata tra le vincitrici dell’edizione 2021 di Musicultura. Nella serata del 19 novembre si esibirà insieme ad altre sei Nuove Proposte, che si contendono la semifinale del 10 dicembre. Ci ha raccontato la sua storia e la sua musica.
Valeria, il tuo nome d’arte, più che un nome è una presentazione, ci racconti com’è nato?
Insieme al mio primo team di lavoro, ormai sei anni fa, volevamo trovare un nome d'arte che potesse rappresentare sia la mia musica che la mia sfera personale. A livello visivo sembro complicata, misteriosa, spaccona, in realtà sono una persona molto semplice e anche la mia musica lo è. “Ciao Sono Vale” è nato così, uno slogan semplice per descrivere la mia musica e la mia persona.
Ti ricordi il giorno in cui hai capito che avresti voluto vivere di musica?
Questa illuminazione mi è arrivata subito, a 16 anni in maniera totalmente spontanea. Guardando un concerto di Ed Sheeran, mi sono detta, è un grande, perché non posso provarci anche io? Dopo tre o quattro mesi di tutorial su YouTube per imparare a cantare e suonare la chitarra, sono entrata in una cover band e ho iniziato a esibirmi nei i locali della mia zona. Da quel momento esatto ho capito che finalmente avevo trovato il mio motivo di vita. Non sono mai riuscita a concludere gli studi, infatti non ho il diploma e purtroppo non sono mai neanche riuscita a mantenermi un lavoro, la musica è l'unica cosa su cui non ho mai mollato davvero.ù
Tra i selezionati per Sanremo Giovani, molti hanno già dei percorsi televisivi alle spalle, come i talent show. Li hai mai presi in considerazione prima che venissi scelta?
Non avevo mai preso in considerazione i talent, perché credo che devi avere il carattere giusto per farli, però quest’anno ho provato a fare il provino per X Factor, proprio due mesi prima di fare quello per Sanremo Giovani. Alla fine di tutto non sono stata presa, poi è arrivata la chiamata di Sanremo. La vita funziona anche così, se ti arriva un no, sono convinta che poi ti arriva qualcosa.
Nei crediti di “Una nuvola mi copre” compare anche il nome di Rosa Chemical, com’è nata la collaborazione?
Il testo l’ho scritto insieme al mio produttore originario che è Young Ned. Rosa ha collaborato con lui per migliorare la produzione. Un giorno alcuni ragazzi che mi aiutano e lavorano anche per Rosa gli hanno fatto sentire in anteprima la mia canzone e a lui è piaciuta tantissimo, tanto che il giorno dopo mi trovo una sua chiamata sul telefono. Poi mi dice che, secondo lui, il pezzo è fortissimo e che vorrebbe darmi una mano per migliorare ancora di più la produzione, per renderla più importante. In un giorno ha fatto tutto e ha svoltato il brano.
Nel testo si parla di nuvole, cosa rappresentano per te?
Non sono altro che un inganno e lo dico nel testo, perché ti impediscono di vedere quello che c'è dietro, che è bello di base. Vedevo questa nuvola davanti che copriva il mio sogno, come quelle persone che specialmente nel corso degli ultimi due anni, mi hanno sbattuto la porta in faccia o mi hanno messo i bastoni tra le ruote, riempendomi di negatività.
Le nuvole sono un fenomeno passeggero, perché tu sai che dietro c'è sempre il cielo e il sole. Cos’è che ti dà la forza di andare sempre avanti?
I miei obiettivi sono semplicemente riuscire ad arrivare a delle persone, che so che possono identificarsi e rappresentarsi nei miei brani, così che mi permettano di poterli portare in giro. Io vivo la musica come esperienza, non devo diventare Lady Gaga. Dove arriverò, arriverò. Io voglio solo vivere di questo e impegnarmi tanto in quello che faccio.
Però le testimonianze recenti su stress e depressione di artisti che hanno raggiunto questo obiettivo alla tua età o prima, come Riki o Capo Plaza, dimostrano che le nuvole sono sempre all’orizzonte. Non ti spaventa questo?
La depressione non mi fa paura, perché purtroppo ho iniziato a soffrire di depressione presto, a 9 anni già prendevo gli antidepressivi. Ho avuto un percorso di vita abbastanza intenso e non dico che ho superato tutto, ma arrivata a 26 anni ho imparato a gestire la depressione, però sono anche consapevole del fatto che questo mondo ne riserva una nuova ogni giorno.
Per questo dici “ballo i guai” e “danzo le nuvole”, ma cosa intendi?
Nel senso di riuscire a vedere il lato positivo anche quando tutto è negativo, quindi “danzo nuvole nel cuore”. Le nuvole sono nel cuore, ma ci danzo sopra lo stesso, riesco a vedere quello spiraglio di luce, nonostante ci siano le difficoltà.
Nel brano ti rivolgi a una persona che sembra distante e sorda alla tua attenzione, oltre che muta. Pensi che sia un’immagine della realtà contemporanea?
Credo che purtroppo negli ultimi anni l'attenzione, soprattutto verso l'arte e le cose più delicate e intime sia andata un po’ persa. Nel testo dico “Avevo un sogno, tu stavi dormendo”, proprio per questo. Ci sono persone che lavorano tutti i giorni per raggiungere i propri obiettivi, che si impegnano, che hanno dedizione e amore per quello che fanno e persone che invece ci dormono sopra. Questo è un po’ il significato, che può racchiudere anche un po’ la società per come stanno andando le cose negli ultimi anni. C'è tanta distrazione, tantissima. Certo, io non l'ho scritto esattamente per questo, l'ho scritto pensando proprio a persone con cui collaboravo e che ci stavano dormendo sopra.