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Arianna Rozzo a Sanremo Giovani 2024 porta l’orgoglio napoletano: “Per vivere non basta una laurea. La mia carriera? È iniziata con…”. E sul riscatto grazie alla musica…

  • di Otto De Ambrogi Otto De Ambrogi

13 novembre 2024

Arianna Rozzo a Sanremo Giovani 2024 porta l’orgoglio napoletano: “Per vivere non basta una laurea. La mia carriera? È iniziata con…”. E sul riscatto grazie alla musica…
Arianna Rozzo, cantante di origini campane, è in gara a Sanremo Giovani 2024 con il brano “J’adore”, che celebra l’orgoglio di essere cresciuti a Napoli. “Racconto la nostalgia per la mia terra d’origine, lo sradicamento di chi è partito ‘piangendo senza lacrime’ e si ritrova in un mondo completamente diverso, straniante, dove una laurea in tasca non basta per vivere” ci ha raccontato nella nostra intervista, dove si è soffermata anche sul suo percorso e sulla sua passione per la musica…

di Otto De Ambrogi Otto De Ambrogi

È ufficialmente iniziato Sanremo Giovani 2024. A passare alle semifinali, durante il primo appuntamento andato in onda su Rai 2 e Rai Radio2 e condotto da Alessandro Cattelan, sono stati Tancredi, Mazzariello e Mew. Grande attesa per i prossimi artisti che passeranno alla semifinale. Tra questi anche Arianna Rozzo, cantante di origini campane in gara con il brano "J'adore", che celebra l'orgoglio di essere cresciuti a Napoli. L'abbiamo intervista per conoscerla meglio e per saperne di più sulla sua partecipazione a Sanremo Giovani 2024.
 

Arianna Rozzo
Arianna Rozzo

Come inizia la tua storia?

A Caserta, dove sono nata, e prosegue nei dintorni di Napoli, dove ho vissuto i primi anni della mia infanzia. Quando avevo quattro anni mio padre perse il lavoro e la mia famiglia si trasferì a Bergamo. All’inizio vivevamo in tre in un monolocale, io, lui e mia madre, cercando di costruirci una nuova vita lontano da casa.

Quale legame è rimasto tra te e la tua terra d’origine?

Ovviamente Napoli è sempre rimasta nel mio cuore anche se ho imparato presto quanto un legame di questo tipo, vissuto da lontano, possa diventare un peso.

In che senso?

Per una ragazza del sud, per di più in sovrappeso com’ero io da bambina, crescere al nord significa spesso finire al centro di prese in giro e insulti di ogni tipo. Ricordo gli anni delle medie quando cercavo di nascondere le mie radici e odiavo il mio corpo, come se questo potesse rendermi invisibile e farmi sentire meno sola. Fortunatamente anche nei periodi più bui c’è sempre stata una costante felice nella mia vita: la musica. È iniziata come passione, poi è diventata un’esigenza e infine una forma di
riscatto.

Quindi la musica a un certo punto della tua vita ti ha salvata?

Esattamente. Per diversi anni ho anche sofferto di balbuzie, il che rendeva difficile comunicare con gli altri e mi isolava ancora di più. Paradossalmente l’unico momento in cui non balbettavo era proprio quando cantavo e così ho cominciato a immaginare i discorsi come testi di canzoni, dopo anni di sforzi sono riuscita a superare quel blocco e parlare normalmente.

Come ti sei avvicinata allo studio della musica?

Mi piace dire che sono cresciuta sul pianoforte. Mia madre, musicista e insegnante di musica, racconta spesso che mentre insegnava ai suoi alunni con una mano mi allattava e con l’altra suonava. A 5 anni ho iniziato a cantare in un coro poi ho preso lezioni di canto e frequentato il Conservatorio di Bergamo dove, a 13 anni, ho incontrato quello che è diventato dapprima il mio coach e in seguito il mio manager, Fabrizio Frigeni, ex chitarrista degli 883 e direttore della IMA Italian Music Academy, la scuola che mi ha formata come professionista.

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Ricordi il tuo primo approccio al professionismo?

A 16 anni, dopo un’esibizione live con alcune cover, ho capito che era arrivato il momento di mettere da parte le storie degli altri per raccontare la mia. Da quel momento ho iniziato a scrivere canzoni e non mi sono più fermata. Nel 2021 ho portato su un palco il mio primo inedito, “La Teoria del Caos,” con cui ho raggiunto la finale del “Premio Lunezia - Sezione Nuove Proposte”.

Dal riscatto attraverso la musica alle prime soddisfazioni in campo professionale, alla fine sembra sia andata per il verso giusto...

A dire il vero non è andata esattamente così. Nel 2022, subito dopo le prime affermazioni in ambito artistico, ho attraversato un periodo complicato durante il quale ho ricevuto tanti rifiuti, chiuso rapporti importanti e trascorso l’intera estate facendo avanti e indietro dall’ospedale, affrontando paure che a vent’anni non dovrebbero esistere. Ma anche questi momenti difficili sono diventati musica. Ogni esperienza, positiva o negativa, si è trasformata in una canzone.

“J’adore”, il tuo brano in gara a Sanremo Giovani 2024, celebra l'orgoglio di essere cresciuti a Napoli. 

L'ho scritto mentre preparavo il mio ultimo esame della triennale. Era arrivato il momento giusto per tirare fuori le mie radici napoletane. Attraverso il brano, racconto la nostalgia per la mia terra d’origine, lo sradicamento di chi è partito “piangendo senza lacrime” e si ritrova in un mondo completamente diverso, straniante, dove una laurea in tasca non basta per vivere.

La produzione del brano è di Francesco James Dini (FJD) di 1901 Factory.

La collaborazione artistica con lui ha preso il via quest’estate e “J’adore” è il primo brano realizzato nel suo studio. Grazie all’interesse di Francesco Monteleone (impresario e manager radiofonico di lungo corso) e di Utopia Records abbiamo raggiunto in poco tempo un risultato a dir poco inaspettato. 

Nel brano affronti il giudizio e l’invidia con indifferenza, dichiarando di non preoccuparti di chi ti critica o di chi ha più soldi o beni materiali di te. È un messaggio che vorresti condividere con qualcuno?

Proprio così, frasi e espressioni in dialetto napoletano come “M’ ne fott’ proprio” oltre a rappresentare il mio punto di vista vogliono dare voce a tutti quelli che vivono storie simili alla mia.

Arianna Rozzo
Arianna Rozzo
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