Quella di Alessandro D’Alatri, morto a 68 anni, è stata una carriera passata a sperimentare i vari linguaggi dell’audiovisivo. Per il suo film d’esordio, Americano rosso (1991), con Fabrizio Bentivoglio e Burt Young (Paulie Pennino nei film di Rocky e Joe in C’era una volta in America) ottenne il David di Donatello come miglior regista emergente. Successivamente, diresse Kim Rossi Stuart in due film, Senza Pelle (1994) e I giardini dell’Eden (1998): il primo fu presentato a Cannes, oltre a garantire al regista romano un altro David, stavolta per la sceneggiatura. Collaborò anche con Fabio Volo sui set di Casomai (2002) e La febbre (2005). Per la colonna sonora di La febbre vennero impegnati i Negramaro, che con il pezzo Mentre tutto scorre vinsero il Nastro d’argento. D’Alatri diresse anche il videoclip del successo del gruppo salentino. Ma questo non era l’esordio alla regia di un video musicale: aveva già realizzato clip per Elisa e gli Articolo 31. La più nota regia in ambito musicale, però, è forse quella di Ancora qui, di Renato Zero, dove molte star della televisione e del cinema italiano cantano le parole di Zero nelle stanze di un’antica villa romana.
Negli ultimi anni si era focalizzato sulla televisione, mantenendo comunque alto il livello e ottenendo il gradimento del pubblico “popolare” con due serie, I bastardi di Pizzofalcone e Il commissario Ricciardi, quest’ultima guidata da Lino Guanciale, che saluta sui social “il Maestro sorridente, pronto a sciogliere in abbraccio ogni tensione”. Sempre su Instagram, Alessandro Gassman, protagonista della serie Un professore, lo saluta evidenziando la sua dolcezza, la sua generosità. Fin dall’inizio era chiaro che il mondo dello spettacolo, del cinema, così come della televisione, erano le dimensioni di appartenenza di D’Alatri: partecipò giovanissimo come attore a Il giardino dei Finzi Contini di Vittorio De Sica e girò moltissimi spot pubblicitari, dimostrandosi capace di adattarsi alle esigenze di mondi diversi. Una lunga malattia ha spezzato la vita di un regista che è stato presente per oltre 30 anni nell’immaginario degli italiani, amato da cinefili e grande pubblico. Maurizio de Giovanni, autore dei romanzi che hanno ispirato le serie I bastardi di Pizzofalcone e Il commissario Ricciardi, sceglie di ricordarlo così: “Gli ho dato i miei sogni, e lui me li ha restituiti migliori”.