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“La Malnata” di Beatrice Salvioni mima altri libri per entrare in certi salotti. Era questo l'intento? Centrato!

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

3 maggio 2023

“La Malnata” di Beatrice Salvioni mima altri libri per entrare in certi salotti. Era questo l'intento? Centrato!
“La Malnata” è stato salutato come l’esordio più dirompente di questi anni, tradotto in decine di lingue, uscito in contemporanea in quattro Paesi. L’autrice è Beatrice Salvioni, giovanissima, allieva della Holden di Baricco, transfemminista, e tutto questo si sente nel romanzo, un’opera “acchiappa like” che ricorda troppo (e male) Elena Ferrante, vestita con i panni del romanzo storico per denunciare fascismo, chiusura, patriarcato e maschilismo ancora presenti oggi, finendo per aggiungersi alla lista di libri che fanno contenti i progressisti, invece di pensare a far contenti tutti

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Ce l’ha messa tutta. Anzi, ce li ha messi tutti. La guerra, il fascismo, la Resistenza, la provincia, lo stigma sociale, la crescita personale, le protagoniste donne, il femminismo. Il suo La Malnata (Einaudi 2023) esce in contemporanea in Italia, Spagna, Francia e Paesi Bassi e a breve lo troveremo anche in Germania e negli Statu Uniti. Altro che Made in Italy. Giorgia Meloni riparta da Beatrice Salvioni.

Ci sono due ragazze, una delle due, quella che dà il titolo al libro, è la vittima di malelingue di provincia e convinzioni grette. È la “Malnata”, la strega, la portatrice di sfortuna. Invece Francesca è una ragazza normale, troppo per i gusti di Salvioni. No, non stiamo parlando de L’amica geniale di Elena Ferrante.

Beatrice Salvioni
Beatrice Salvioni

Ci aspettiamo un seguito. Lo ha detto lei: “Ti accorgi di aver bisogno di continuare una storia quando, dopo un po’ di tempo che l’hai scritta, i personaggi iniziano a mancarti”. O, più semplicemente, perché si sta già parlando di una serie TV.

Transfemminista, studentessa alla Scuola Holden di Baricco, Torino. Ha vissuto il trauma dell’uomo tossico che una le guardò le cosce e mentre le amiche le dicevano che doveva esserne contenta lei realizzò che del corpo ci si poteva vergognare.

Il libro è il prodotto intenzionale di tutto questo, un modo per mettere insieme il sogno di diventare scrittrice e la volontà di non mettere in discussione nulla che non sia già acquisito, a dispetto della credenza diffusa che si tratti ancora di lotta. Stiamo parlando di un libro che si aggiunge alla difesa a catenaccio dell’editoria mainstream italiana, fatta di Chiare, Michele, et dolci acque della sinistra bene.

La Malnata di Beatrice Salvioni
La Malnata di Beatrice Salvioni

Se prendiamo il capolavoro di Elena Ferrante (ma qualcosa anche da Storia di neve di Mauro Corona) abbiamo dieci Malnate ma meglio. Beatrice Salvioni fa il mimo di bei libri venduti come il pane, finendo per aprire l’ennesima pizzeria per sola Sinistra sul Corso, però arredata come un locale di periferia, perché fa sempre punk. Ovviamente preferendo alla Coca-Cola la torinesissima Molecola.

Un libro vintage per chi è abituato bene ma non troppo bene. È un libro “non per tutti” in un solo senso: è un manifesto, scritto come si scrivono i manifesti se hai fatto la Holden. Ha più trama di un qualsiasi romanzo di Valerio e meno compiacimento stilistico di Michela Murgia, ma ricorda quello che – effettivamente – è: un tema per superare un esame alla scuola dell’ovvio.

Beatrice Salvioni
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