È imprescindibile. Si chiama Byung-Chul Han ed è un filosofo coreano, da sempre in Germania. Die Welt, uno dei maggiori quotidiani tedeschi, l’ha definito imprescindibile perché nessuno parla della nostra epoca come lui. Ha scritto tantissimi libri, tutti simili nello stile: brevi, diretti. Più che da leggere sono da succhiare. Li trovate tutti in libreria perché è molto pop, anche perché i suoi scritti sono molto veloci da leggere. Commerciali, insomma, a dispetto di un contenuto che è di aperta critica allo status quo, all'esistente. Una critica da rivolgere a lui invece? Che resta troppo sul superficiale, dicono alcuni. Ma questo è proprio per colpa del suo stile rapido. Han lancia anatemi, descrive una realtà generale. Poi sta a ognuno di noi approfondire. Voglio dire, dareste mai del superficiale a Nietzsche? Dai su, fate i seri. Se volete leggerlo dovete iniziare da Infocrazia, le nostre vite manipolate dalla rete. Perché? Perché parla del lato oscuro, del backstage di ciò che siamo e che stiamo vivendo. Perché siamo tutto dentro i social, siamo tutti costantemente su internet, siamo tutti vittime di un algoritmo. Ci racconta come il regime dell’informazione, come lo chiama Byung-Chul Han, ci abbia trasformato in bestie di dati e di consumo. Piuttosto che recensire il libro, preferisco citarne alcune parti. Riassuntive del tutto e illuminanti.
Ecco la prima: “Il soggetto sottomesso nel regime dell’informazione non è docile né obbediente. Piuttosto si crede libero, autentico e creativo. Produce e performa sé stesso”. Vi ricorda qualcuno? Noi stessi? Già... “Il telefono portatile come apparato di sorveglianza e sottomissione sfrutta la libertà e la comunicazione. Nel regime dell’informazione gli esseri umani non si sentono sorvegliati ma liberi. Paradossalmente è proprio il senso di libertà a garantire il dominio. Il dominio si compie nel momento in cui libertà e sorveglianza coincidono”. Sì, vero? Sta descrivendo proprio noi che ci sentiamo liberi ma non facciamo in tempo a dire il nome di un brand che subito veniamo circondati da annunci adv proprio di quel brand. Ancora: “Il dominio del regime d’informazione si occulta dietro la cortesia dei social media, dietro la comodità dei motori di ricerca, dietro le voci cantilenanti degli assistenti vocali. Lo smartphone si rivela un informatore efficiente, che ci sottopone a una sorveglianza continua. Il like esclude qualsiasi rivoluzione”. Verità assoluta quest'ultima frase. Infatti, continua: “Nel regime dell’informazione essere liberi non significa agire ma cliccare, mettere like e postare. Così non si incontra mai resistenza, non c’è da temere alcuna rivoluzione. Consumo e rivoluzione si escludono reciprocamente”.
Ci hanno fregato così. Han te lo dice diretto, ti sbatte in faccia la verità scritta con una semplicità disarmante. E arriva anche a parlare di quello che sarà il nostro prossimo futuro. Leggete bene perché è quello che succederà: “Nella prospettiva dadaista a breve la democrazia partitica non avrà più ragione d’esistere. I politici verranno sostituiti da esperti informatici, che amministreranno la società aldilà dei principi ideologici, indipendentemente dagli interessi del potere. La politica verrà dissolta da un sistema manageriale basato su dati. Le decisioni socialmente rilevanti verranno prese attraverso i big data e l’intelligenza artificiale. L’incremento di dati e algoritmi intelligenti promette l’ottimizzazione del sistema sociale e la felicità di tutti”. La democrazia è già superata, la politica sta per cambiare definitivamente. Ci resta una salvezza, o meglio una possibilità. Han cita un'altra filosofa, Shoshana Zuboff: “Se nei decenni a venire dovremmo ridare forza alla democrazia, dovremmo anche ritrovare l’indignazione e il senso di lutto per quello che ci stanno rubando”. Ma è solo una possibilità, appunto. Leggete Byung-Chul Han per capire meglio quello che state vivendo e per essere anche un po' più intelligenti. Perché la parola intelligenza ormai viene sempre abbinata alla parola artificiale. E non è una bella cosa, fidatevi.