Su Prime Video, l’ultima stagione di "Lol – Chi ride è fuori", nonostante un cast di tutto rispetto, non se l’è filata nessuno; poche visualizzazione e battage mediatico inesistente. Se la prima edizione è stata una novità e ha fatto emergere il personaggio di Lillo, tanto d’avere un seguito cinematografico importante, la seconda è stata realizzata sulla scia della prima mentre la terza è scomparsa dal radar dei giovani e non. Da osservare che Lol è un prodotto fortemente televisivo. In questa piattaforma, tranne rare eccezioni internazionali, la lunga serialità e l’attesa non pagano perché i giovani vogliono “tutto e subito” e si stancano facilmente. Il modus operandi americano è ben diverso dal nostro; in Italia, non è ancora forte la cultura dello streaming e ai nuovi fruitori vanno dati prodotti costantemente originali altrimenti la “forza televisiva” e social riprende l’attrazione. Essendo piuttosto giovane, Prime Video vanta già dei flop di visualizzazioni che hanno fatto rimettere alla piattaforma milioni di dollari: Crisis in Six Scenes, The Tick, The Widow, Swamp Thing, Beat ne sono cinque esempi.
Netflix produce serie fino all’inverosimile e un fruitore non sa cosa guardare in mezzo a cotanta scelta; quando il visualizzatore si trova spaesato, abbandona il carro e va altrove, che siano altre piattaforme, social o tv, soprattutto in Italia. Se osi, è chiaro che non tutte le ciambelle riusciranno con il buco ma il 2002 per Netflix è stato un anno di grandi delusioni produttive; per un Stranger Things che ha superato ogni record in tutto il mondo, ci sono ben dieci serie che “nessuno” ha guardato: Blockbuster, Fedeltà, First Kill, Last Light, Monarch, Resident Evil, Terminal List, The First Lady, The Midnight Club, "Un amore senza tempo - The Time Traveler's Wife". Traduzione: grande originalità ma anche abnorme spesa economica senza ritorno. Pubblicità, rialzo del costo di abbonamento e la fine della condivisione con amici e familiari hanno ribassato non di poco la reputazione della piattaforma, che in tutte le sue divisioni mondiali arranca sia economicamente che editorialmente.
Per quanto concerne Disney Plus, la più affascinante tra le tre per ovvi motivi storici ed editoriali, nata da poco ha già fatto un passo falso: rincorrere la tv invece di essere “from scratch”. È il caso del programma d’intrattenimento Italia’s Got Talent; gli ultimi tempi funzionava poco su Mediaset, Sky se n’è liberata perché costava tanto e rendeva poco, che senso ha l’acquisizione di parte di Disney? Pare un investimento a perdere. Tra tutte le sedi Disney sparse per il mondo e con tutti gli ottimi creativi che ci lavorano, è mai possibile che Disney Italia non sia riuscita a trovare un format per famiglia e bambini diverso da Got Talent? Il tutto, pare piuttosto assurdo. Il format è prodotto da Fremantle, quindi qualità assicurata, ma i dubbi sul successo o sull’insuccesso restano. Il più grande flop cinematografico del 2022 è della Disney: Strange World ha causato perdite per quasi 200 milioni di dollari mentre sulla piattaforma sta vivendo una seconda giovinezza. Ultima nata tra le piattaforme ott, Disney+ vanta meno produzioni ma di qualità più elevata, avendo alle spalle strutture con “spalle larghissime” da decenti; anche qua, non sono mancati flop seriali quali Andor e piogge di critiche per La Sirenetta nera in live action (quanto nel film originale è bianca slavata) o una Trilly mulatta in Peter Pan (quando nel film originale brilla di una candida luce che esalta la pelle chiarissima). Il buonismo e il politicamente corretto non pagano mai perché distorcono la realtà, irritano, fanno perdere credibilità e creano abbandono da parte degli utenti.