“Queste interviste, non so... così passano solo le parole, non le emozioni. Vederci di persona è diverso”. Ecco, le emozioni. Colapesce e Dimartino, nell'ora di tempo che ci hanno concesso (via Zoom) nel bel mezzo della bufera Sanremese, ripetono come fosse un mantra la parola 'emozione'. L'emozione della platea (non dei palloncini, sic!), l'emozione di una bella amicizia, l'emozione di cantare Battiato, l'emozione di essere all'Ariston. E, intanto, essere pure i più trasmessi in radio, oltre che svettare nella top di Spotify. Infatti, la loro Musica Leggerissima è già un successo, che lancia l'album I Mortali² (dal 19 marzo grazie a 42 Records/Numero Uno) e sfida i bookmakers: e se fosse proprio il duo siciliano a vincere il Festival più strano della storia? “Non crediamo molto alle previsioni dei bookmakers”, ci dicono, “Ma intanto, per scaramanzia, ci siamo toccati...”.
La cover di Povera Patria è stata un tripudio. Avete sentito Battiato prima di farla?
Colapesce: Abbiamo avuto la fortuna di lavorare con Pino Pinaxa, collaboratore di Battiato, il tramite è stato lui. Poi abbiamo avuto l'ok dalla famiglia e dal managment. In primo luogo abbiamo fatto ascoltare il brano, poi è arrivato l'ok per l'utilizzo della voce originale. A fine serata ci ha telefonato Cristina Battiato, la nipote di Franco. Si era commossa ascoltando questa versione. È stato un bel momento, Battiato ha ribaltato i paradigmi e ci ha cambiato la vita.
Possiamo dire che sareste pronti per l'Eurovision Song Contest?
Dimartino: L'Eurovision? Perché no.
E questo balletto? Perfetto per TikTok.
Dimartino: Sono abbastanza boomer per TikTok. Mia nipote fa tanti video, ma in generale i giovani mi sembrano più portati, e ci sono molte star. Il balletto per noi è un aiuto a stemperare, e deve passare il tema della canzone, soprattutto in questo anno che dura ormai da tanto. Affrontiamo un certo disagio psicologico. Fermarsi è un problema, e conosciamo molti addetti ai lavori in questa situazione. La canzone veicola un messaggio importante, sotto una veste radiofonica. Il pop è questo, deve portare messaggi difficili a più gente possibile.
Colapesce: La verità è che vogliamo appesantire la musica leggera!
Ci raccontate del videoclip? Decisamente interessante.
Lo abbiamo scritto insieme, e prende spunto da Kaurismäki. Ci sono dei colori saturi, moderni, citiamo Wes Anderson nell'organizzazione dell'immagine. Sono immagini che parlano di vita, dai momenti più alti a quelli più bassi. E sì, si apre con questo Pippo Baudo, in una specie di meta video che richiama la storia stessa di Sanremo.
A proposito di duetti, avete visto quello tra Ibra e Mihajlović?
Dimartino: Non lo abbiamo visto, eravamo in strada verso il palco. Fuori si vive a camere stagne, ma recupereremo tutto a fine festival.
Tifosi?
Dimartino: Il Palermo, ma non lo seguo molto.
Colapesce: Tifo Juve, ma non sono un grande sportivo. Al massimo vado a pescare...
Stacchiamoci un attimo da Sanremo. Cosa ne pensate dei concerti in streaming?
Colapesce: I concerti in streaming pongono l'attenzione sulla chiusura dei locali. Siamo vicini a questo tema. Nei locali ci siamo formati, abbiamo imparato i codici della musica. Sanremo in questo senso deve fare da amplificatore. L'underground di oggi arriva tutto da lì. I concerti lo scorso anno li abbiamo fatti, con protocolli serie... Non ci sono motivi per cui dopo un anno siamo ancora a questo punto.
Dimartino: Lo streaming non c'entra nulla con i live, la vita è nei locali. Si naviga a vista, ma siamo pronti per suonare.
C'è una musica leggera o leggerissima che vi ha salvati?
Dimartino: La musica che mi ha aiutato? I Radiohead.
Colapesce: Per me la musica salvifica è stata De Andrè, in particolare La Buona Novella. Lo ascolto e mi da un senso di benessere.
Che effetto fa suonare davanti un teatro vuoto?
Colapesce: Con il pubblico sto più tranquillo, il teatro vuoto mi fa più paura. La platea ti trasmette emozioni, vedi negli occhi la reazione delle persone. E questo teatro vuoto mi ha messo a disaggio.
E l'album in uscita? Cosa troveremo?
Dimartino: C'è la versione italiana di Born to Live di Marianne Faithfull, la cantiamo insieme, racconta bene tutto il disco. Parla dell'amicizia con Anita Pallenberg e parla della festa della vita, tra eccessi e amori assurdi, tra gli aerei e Andy Warhol.
Tornando indietro... Vi saresti visto all'Ariston?
Dimartino: Non ci avevo mai provato ad andare al Festival. In qualche modo è il posto dove la canzone vive e si fa vedere. Salire su quel palco era un obiettivo, anche se non tra i principali.
E queste notti così lunghe? Influisce sulle performance?
Colapesce: Finire di notte, dopo un giorno di lavoro non è molto salutare. L'attesa influisce sulla performance. Forse finire prima...
Ci sono artisti che vi hanno colpito?
Ho visto Gaia, che mi era piaciuta, ma anche gli Extra Liscio, Ermal Metal, Coma_Cose, Madame.
C'è una pattinatrice con voi sul palco. Alcuni l'hanno paragonata alla vecchina de Lo Stato Sociale.
Dimartino: la pattinatrice, Paola Fraschini, non c'entra nulla con la vecchina che balla. È stato un elemento aggiuntivo, non coreografico, e interpreta la leggerezza della canzone. Lei è un talento. Sei volte campionessa del mondo...
Siete primi in radio. Direi che è già un grande successo al netto della giuria demoscopica.
Colapesce: La giura demoscopica è un campione, e io aspetterei il voto finale. In questo momento, essendo primi nelle radio, la gara è già vinta. La vittoria era in secondo piano, volevamo festeggiare questo disco che parla di amicizia.