Corrado Guzzanti contro la sinistra italiana (e internazionale) favorevole al buonismo e al politicamente corretto; in questa storia è in buona compagnia poiché altri attori di sinistra, come Carlo Verdone e Nino Frassica, si sono esposti contro il vergognoso politically correct che omologa tutto, edulcora la realtà e ha la gravissima colpa di far crescere le nuove generazioni come un branco di scemi senza identità. Con frasi quali “Il politicamente corretto sta uccidendo la comicità”, “Non si può censurare la satira” e “Censurare per non offendere le minoranze non funziona”, il comico Corrado Guzzanti, figlio dell’ex parlamentare berlusconiano Paolo, affonda il coltello e manda un messaggio chiaro alla sinistra, che vorrebbe attuare su certi argomenti una vera e propria forma di censura. Certi che verrà “pugnalato” mediaticamente a breve dalla sua stessa parte politica, come dargli torto? Come negare che sia giusto, per un comico, esprimersi in modo ironico, anche prendendo in giro la politica, come si usa fare dai tempi giullari di corte del Medioevo; la censura sa di stantìo, di antico, di fuori dalla realtà: il che rispecchia non poco la sinistra di oggi. Peccato poi ci siano attori come Paola Cortellesi, che presta stupidamente il fianco al politicamente corretto, quello più becero di boldriniana memoria e che, nonostante la sua oggettiva bravura e il momento d’oro che sta vivendo grazie al successo cinematografico C’è ancora domani, non perde occasione di parlare di sessismo in maniera frivola; recentemente ne ha disquisito in merito alle favole, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico della Luiss, affermando che, sì, “Biancaneve faceva la colf ai nani” e attaccando un noiosissimo pippone ai poveri studenti, che sono stati costretti a prendersi lezioni su come comportarsi invece delle risate che si sarebbero aspettati dall’incontro.
La stessa Disney ha fatto un passo indietro sul politically correct, che gli ha fatto inanellare una serie di flop al botteghino, con ammanchi economici altissimi. Con il flop di Wish, il sessantaduesimo classico Disney, e i risultati poco incisivi dei titoli targati Marvel Cinematic Universe arrivati negli scorsi mesi, non ultimo appunto il fallimento di The Marvels, il 2023 passerà alla storia come un anno da record per la Disney, ma in negativo. Tutto ciò non fa che fotografare una realtà sotto gli occhi di tutti: il politicamente corretto sta distruggendo la televisione, il cinema e tanti altri mezzi di comunicazione. Il politically correct, bussola dei Democratici in America e della politica sinistroide di tutto il mondo, ha fallito e la popolazione mondiale ringrazia. L’uguaglianza non passa dall’inserire forzatamente una persona di pelle nera e un omosessuale in una situazione dove sono fuori contesto. Se il politicamente corretto voleva far colpo sugli adolescenti ci è riuscito. Ma questi, pur avendo un cervello pensante, non hanno i denari da spendere come vogliono e, nel caso cinematografico, non vanno al cinema; ecco perché i film intrisi di buonismo sono risultati dei flop. La cosa brutta è che giornali e televisioni di tutto il mondo, negli ultimi quattro o cinque anni, hanno appoggiato e alimentato l’uso di un linguaggio politicamente corretto, il cui unico efffetto è stato rimbecillire un’intera generazione. Fortunatamente anche la più buonista Disney si è accorta che il politically correct non raccoglie così tanti consensi, mentre si preferisce, andando al cinema, assistere a spettacoli schietti e pragmatici. Si va in sala perché con la voglia di svagarsi e non di riflettere su temi lgbtq+ o se sia meglio avere la pelle nera, bianca o gialla. Possa piacere o meno, anche in Italia c’è una tendenza che va verso una liberalità di contenuti d’intrattenimento e giornalistici, anche grazie al governo presieduto da Giorgia Meloni, che, su questo punto, ha tenuto e tiene la barra drittissima. Ci sono stati momenti in cui molte persone avevano il timore di pronunciare certe parole. Se vi sembra libertà questa… Il politicamente corretto non è un retaggio positivo ma negativissimo per tutte le società, perché mette un bavaglio alla parola edulcorando la realtà. Finalmente ce ne siamo (quasi) liberati. Ma ora le cose stanno cambiando.