Provocante, sì, ma anche realistico. Insomma: quello che ci si aspetterebbe da un film serio sul sesso e l’industria del porno. Potremmo descrivere così Pleasure, appena uscito su Mubi (piattaforma streaming di cinema d’autore), girato dal regista svedese Ninja Thyberg, passato dai festival Sundance (2019, presentato prima della pandemia) e di Cannes e vincitore di tre riconoscimenti al Guldbagge, il David Di Donatello di Stoccolma. Un film sul porno, come ce ne sono stati tanti altri, ma che per la prima volta scopre quel lato meno seducente e sfizioso dell’industria erotica. E magari sarà per questo che, pur essendo un film con bdsm, catene e lingue di fuori, analizza tramite fiction un mondo che è oltre quello del filmato hard (spoiler: ci sono comunque attori porno veri).
La protagonista è Linnèa, una ragazza svedese 20 years old che lascia la sua cittadina in Svezia per trasferirsi a Los Angeles e lavorare nell’industria del porno. Il suo nome d’arte, nei film, è Bella Cherry. Ed è immersa nell’estetica losangelina di motel e ville dalle pareti immacolate, fra il design di una casa à la Eero Aarnio e una piscina in stile Neon demon, che Linnèa-Bella si spinge oltre ogni limite per avere successo nella cinematografia hard. Si fa fare di tutto, accetta tutti i ruoli e, come visto in altri film di formazione, capisce che per farcela deve trovare le figure giuste a cui aggrapparsi. Una è Joy, side character che la aiuta nella sua impresa, e l’altro è Mark Spiegler, potente manager dell’industria pornografica, anche se è molto difficile raggiungere il successo soltanto con chiacchiere e amicizie. Perciò Linnèa-Bella ne fa (se ne fa fare) di ogni. Doppie penetrazioni, scene di stupro, sesso violento e hardcore. Così - e possiamo considerarlo l’ultimo spoiler - riesce ad avere accesso alla cinepresa di Spiegler. Per il resto, guardate il film.
La critica ha apprezzato il film. Da Variety a Vanity Fair e Rolling Stone, il giudizio della stampa internazionale è stato positivo, citando soprattutto il fatto che, tra tanti film fatti sull’industria pornografica o sul mondo del sesso, Pleasure si concentra sui dettagli di un mondo miticizzato, ma di cui non si tengono conto delle piccolezze e della professionalità. Le questioni di igiene, il rispetto dei ruoli, la separazione del lato umano da quello professionale, spesso sono bias a cui lo spettatore indulge guardando un film hard. Quello che di nefasto e giudizioso viene fuori è invece l’aspetto della concorrenza e della carriera. La Hollywood romanzata nelle altre pellicole non è diversa da quest’altra, fatta di slealtà, bugie e strappi ai rapporti umani. Anche l’affarismo che contorna quest’industria viene fuori come realtà intrinseca del porno professionistico, ed è proprio per questo che alcuni addetti ai lavori che hanno partecipato al film ne hanno preso le distanze. Che poi è una licenza di commento e di lettura di Thyberg, quindi non verità assoluta - è un film fiction, non un documentario -, ma la chiave di descrizione dell’autore può sicuramente dare un’interpretazione valida di un mondo che la gente non conosce se non superficialmente.
In un’intervista a Vanity Fair, la protagonista Sofia Kappel ha spiegato: “Pensavo che le donne che scelgono il porno avessero tutte un passato di traumi, ma quando sono arrivata lì mi sono resa conto che la maggior parte sono super intelligenti, ambiziose, sanno quello che stanno facendo. Non tutte hanno avuto padri che le hanno violentate o cose del genere, ecco. E anzi, sono felice di aver avuto l'opportunità di imparare così tanto e di sfidare i miei pregiudizi”. D’altronde, cosa c'è di più vero di un porno?