Abbiamo vissuto un’estate in ansia, chi per la pandemia, chi per la possibile chiusura de La Zanzara. Quando è ripartita su Radio24, in molti hanno tirato un sospiro di sollievo perché in fondo, chi altri potrebbe portare in diretta una escort transessuale che si spoglia di fronte al logo del Sole24 Ore se non il programma radiofonico più irriverente in circolazione?
Uno spazio con autori, sigle, slogan, registrazioni cult degli ascoltatori che aumentano di qualità di anno in anno e una spalla consolidata (come David Parenzo), ma dove il vero fuoriclasse rimane uno: Giuseppe Cruciani. E stranamente, la conferma di questa sua maestria nel far scivolare chiunque a parlare dei temi a lui cari, cioè qualsiasi cosa metta in discussione un tabù, non si è avuta durante il ritorno in radio, quanto fuori (apparentemente) dal suo habitat naturale. Parliamo di Muschio Selvaggio, il programma che Fedez e Luis Sal veicolano tra podcast, Youtube e Instagram.
Gli sono bastati pochi secondi per dettare legge. Già dalla presentazione iniziale ha fatto capire a Sal il cambio di passo a cui è abituato (e ha abituato tutti noi) quando è davanti a un microfono: “Quanto sei lento Luiss. Perché fate iniziare lui?” per poi rincarare: “Non mi sembra che tu abbia i tempi radiofonici”. Da quel momento in poi, il papà de La Zanzara ha monopolizzato ogni discorso, arrivando persino a trollare Fedez su Chiara Ferragni, quando – parlando di perversioni sessuali – ha invitato il rapper a pensare se facesse sco**re sua moglie da un altro e poi “pulisse” le eiaculazioni personalmente. Solo cercare di riscriverlo è difficile, per non incorrere nella censura del politicamente corretto. Mentre lui riesce a dire certe cose, non solo ogni sacrosanta sera in una delle radio più ascoltate dagli italiani (di proprietà di Confindustria), ma ovunque gli si presenta l’occasione. E Fedez, non solo si è fatto trollare allegramente – paonazzo di timidezza -, ma nel montaggio della puntata ha scelto di partire proprio da quell’episodio. Zanzarizzato completamente.
Non c’è verso, Cruciani in questo è spaziale. Tra l’altro è uno di quei rari casi di talento consapevole, visto che a un certo punto ammette che, alla sua morte, vorrebbe un solo epitaffio sulla tomba: “Creò la trasmissione più folle d’Italia”. Ma godetevela tutta (è il caso di dirlo) questa registrazione, perché è un vero manifesto di neo-futurismo (“non mi riascolto mai, per me il passato è tutto da buttare”) e di libertinismo sfrenato (“ho rivisto una mia foto nudista di anni fa e non mi riconoscevo l’u**ello. Si è rattrappito”). Ritmi, tempi, tono incalzante, prontezza di riflessi e una faccia tosta impareggiabile, gli consentono tutto. Un po’ come Checco Zalone, benché con un registro diverso. Entrambi, però, si possono permettere di disquisire o scherzare su ciò che per altri è un terreno scivolosissimo (quindi spesso non percorso).
Cruciani, che ha sottolineato come abbia più volte rischiato il licenziamento (“quando Efe Bal si spogliò in diretta con il suo pi**llino di fuori e il giorno dopo uscirono le foto con sfondo ‘Il Sole24 Ore’) ha poi chiarito di avere solo un tabù: “La bestemmia. È l’unico rimasto nella nostra società, se la dici in televisione è peggio di un crimine. E anche a me non piace, perché suona male”. Per tutto il resto, non ci sono paletti. Infatti, quando gli viene chiesto come mai parli sempre meno di politica, ha tuonato lapidario: “A me della politica non frega nulla. Meglio parlare di pissing che di Mattarella”.
Ascoltarlo è una boccata d’ossigeno. Perché, che abbia torto o ragione (non è importante) dimostra che è sempre valido il "lancio" che mandava in onda tratto dal film sul suo maestro Howard Stern, nel quale si spiegava perché in America tutti lo ascoltassero nonostante le follie. “L’ascoltatore medio rimane sul programma per diciotto minuti, il fan medio di Howard Stern lo ascolta per un’ora e venti minuti.” “Ma come è possibile?” “La risposta più comune che danno è: voglio vedere cosa dirà dopo”. “E va bene, d’accordo, perfetto. Dimmi un po’: e le persone che odiano Stern?” “Buona domanda. L’ascoltatore che odia Stern lo ascolta per due ore e mezza al giorno”. “Scusa, ma se lo odiano allora perché lo ascoltano?”. “La risposta più comune è: voglio vedere cosa dirà dopo”.