Uno spettro si aggira per il web: il moralismo. È una piaga dilagante che genera ansia e autocommiserazione e tende a scandalizzarsi per cose che non fanno scandalizzare. Anche su MOW, che pure è una testata aperta alle opinioni più avventurose, ieri la piaga ha attecchito nei confronti di Angela da Mondello, la webstar del trash famosa per un’unica frase: non ce n’è coviddi! Passata da zero a centomila like in un giorno, Angela (non ha un cognome, è un’entità barbaradursiana) ha suscitato lo sdegno dei più colti e del nostro Vergari.
Ora, chiaramente “non ce n’è coviddi” è una frase oscena, simbolo dell’ignoranza ormai attecchita come un virus nelle cortecce celebrali della popolazione. In quello slogan si sintetizzano: analfabetismo funzionale, complottismo, ignoranza barbara, cafonaggine, mancanza di empatia.
In poche parole: un disastro umano. Su questo siamo tutti d’accordo.
Quello che non si è colto è che l’esplosione social di Angela è un fatto abbastanza normale. Per mesi abbiamo sentito il suo slogan campionato sulle basi di video virali e meme, c’è chi ha il suo sticker nelle chat di WhatsApp, c’è chi ha la maglietta col suo volto. Chiaramente, una volta arrivata sui social, visto che siamo più di settanta milioni di persone in Italia, non poteva che raccattare 100k di follower.
La gente che l’ha aggiunta però, non è che la veneri. Di solito sono persone che ridono di lei. E per quanto possa sembrare barbaro anche questo gesto, la derisione, è tuttavia più leggero di quanto appare. Non è che siamo andati a casa sua a bullizzarla, è lei che si è affacciata al pubblico con le sue frasi sgrammaticate (non riesce a pronunciare niente in italiano corretto) e quindi si è esposta al ludibrio collettivo.
Il fatto è che facciamo tutti delle vite stressanti, che siamo stanchi, che la tv non ci fa ridere e i comici hanno rotto le palle. Sono tutti così impegnati, così seri, “si prendono tutti troppo sul serio, come le tasse” (diceva Fibra). Invece strappa un sorriso il tormentone “non ce n’è coviddi”. È no sense puro, delirio, follia totale. Se sei teso e vuoi spezzare il silenzio con degli sconosciuti esordisci urlando “non ce n’è coviddi” e tutta la tensione si scioglierà in una risata collettiva.
Risate che la parte colta degli italiani non fa più, che ha perso il gusto di esercitare, impegnata ormai a vivere con un muso lungo fino a terra.
Gli intellettuali italiani sono sempre accecati dalla pagliuzza in un occhio quando invece c’è una trave. La derisione è un metro sociale, se uno se la trova addosso un motivo ci sarà. Il video di Angela andrebbe fatto vedere nelle scuole e spiegato ai ragazzi come conseguenza dell’ignoranza. "Vedi bambino? Se sei un analfabeta funzionale, poi ti prenderanno tutti in giro". Vedi? "Lei ha tanti like ma non tutti i like sono uguali".
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Angela dimostra che siamo sadici ma è realismo puro. Abbiamo bisogno di ridere di lei.
Perché questo è il mondo, così funziona. Basta col moralismo ragazzi. Facciamoci anche una risata sulle cose leggere della vita, visto che: tg, Ans(i)a, tweet, editoriali etc, ci preannunciano che presto moriremo tutti per un virus, una guerra, il cambiamento climatico. Nessuno sa se sia vero o no, ma nel delirante spasimo finale, quando tutti avranno perso il controllo e si accoppieranno nelle strade in rivolta incendiando le banche, sarà probabile sentire un pazzo con gli occhi stralunati che ruggisce: Non ce n’è coviddi!
Perché la vita è un brivido sopra la follia, dura poco e se ogni tanto fai due risate è pure meglio.