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E alla fine ai ricchi invidiamo anche il Covid (che per loro è solo CoVip)

  • di Gianni Miraglia Gianni Miraglia

8 settembre 2020

E alla fine ai ricchi invidiamo anche il Covid (che per loro è solo CoVip)
La cocaina non protegge dal virus, lo abbiamo accertato. Ma alla fine si torna sempre al marchese del Grillo: "Io so' io... e voi non siete un cazzo!". E in fondo invidiamo persino il Covid preso dai vip

di Gianni Miraglia Gianni Miraglia

E quindi neanche la cocaina ti protegge dal Covid. Lo vedete avanzare nella fascia e mettere in rete contro il Costa Smeralda United. Ma stavolta viva i calciatori, trattati come miliardari da macello per chiudere campionati e creare introiti per chi sta sopra di loro.

Covid, virus democratico mutato in COVIP, perché ora attecchisce tra le viscere degli importanti: dal Cav. al manager che si è fatto da solo, allo stuolo di pretendenti al trionfo nella vita, che loro possono quindi entrare allo Zoccolaire. Parole definitive quella della starletta dei famosi: noi in quella discoteca per gente che ce la fa possiamo giusto permetterci il Covid, perché siamo degli invidiosi, dei pezzenti, l’ultimo stadio nell’assetto darwiniano di una società dove il Like sopperisce all’autostima di noi paria.

Ha ragione la signorina tette di gomma: ogni spargimento di sangue - a posteriori canonizzato e glorificato come sacrosanta rivoluzione - nasce dall’invidia per la ricchezza altrui, per la possibilità di vivere alla grande, godersi la vita e anche l’oltretomba. Masse di affamati, guidati da coloro che vorrebbero diventare nuovi ricchi, entrano a Versailles e tagliano teste e budella e danno vita alla nuova forma di uguaglianza e moderna ipocrisia meritocratica.

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Aida Yespica annuncia di avere il Covid

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Flavio Briatore ricoverato per Covid (in condizioni serie), i social si scatenano

COVIP che movimenta i verdetti tranquillizzanti del primario di regime: noi poveracci atterriti, rinchiusi per tre mesi nella sconfitta dei nostri monolocali pieni di paura, adesso assistiamo al mito dilagante di questi nuovi contagiati Very Important People, migliori di noi in tutto, anche nella reazione valorosa dei loro anticorpi.

Dagli uffici stampa che ne supportano l’immagine con dichiarazioni lerce di retorica che neanche John Wayne in Berretti Verdi ne sarebbe stato capace: “Combatterò anche questa battaglia, come ho sempre fatto, e continuando a lavorare”.

Noi servi della gleba, amici e parenti di quelli che sono morti nell’anonimato in ospedali da campo con forni crematori annessi, ad assistere alla loro grande performance batteriologica, drogati di notizie e gossip.

E per degli attimi il mio Dna pietista di imprinting cattolico considera la libertà di chi è di ceppo luterano e protestante, dove la lingua stessa contempla concetti a noi eticamente vietati, come il

germanico “Schadenfreude” che letteralmente significa godere della sfortuna altrui. In Inghilterra, alla morte della Thatcher, fecero notizia gli striscioni di “The bitch is dead”, sfoggiati da quei grandiosi squatter iconoclasti della comune garage punk Fat White Family From Peckham South London.

Visualizza questo post su Instagram

Grazie a tutti! #FlavioBriatore #attualità #notizie

Un post condiviso da Flavio Briatore (@briatoreflavio) in data: 7 Set 2020 alle ore 2:33 PDT

Va bene così: noi italiani siamo bonari, accattoni della storia, accettiamo che il faraone ci sodomizzi anima e cervello, fino a condizionare il nostro io narrante e poi anche quello sognante.

E ora un nuovo dubbio che si insinua: per essere risparmiati dal virus bisogna fare i soldi che così è solo COVIP. Intanto là fuori lui aleggia nelle salive di quei nostri simili che incrociamo tra routine senza gloria e agiografia. I fortunati intanto sono già in fila per entrare al COVIP di Nordest, pronti a diventare asintomatici e ancora più famosi.

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