Tiziano Ferro ha fatto quello che in fondo ci aspettavamo da lui: ha preso la sua vita patinata, da popstar "americana" con villa a Los Angeles e Porsche in garage, e l’ha mandata affanculo con una mazza da baseball. Cuore rotto, il nuovo singolo, non è solo una canzone: è un atto di distruzione rituale. Nel videoclip entra in una casa da sogno e spacca tutto: lampade di design, chincaglierie da copertina, perfino i dischi d’oro e di platino. Messaggio chiarissimo: il successo, i soldi, le comodità non valgono nulla se non hai la serenità per goderteli, se non riesci più a fare quello per cui sei nato: la musica.
Il tempismo è chirurgico. Ferro arriva da un periodo devastante: il divorzio, due figli nel mezzo, un silenzio live che dura dal 2023 e probabilmente da una sofferenza che lo ha eroso anche fisicamente (nel videomessaggio al Tg1 è evidente quanto abbia somatizzato). Poi il cambio di etichetta, la firma con la Sugar di Caterina Caselli e il passaggio con il management di Paola Zukar, regina del rap italiano. Tutti segnali di un reset brutale (anche sui social ha cancellato tutto), di una voglia di chiudere i conti col passato recente e rimettersi a lavorare da zero. Ma non per tornare al Tiziano degli esordi - quello di Xdono nel 2001 o del boom tra il 2008 e il 2010 - perché il 2025 è un altro pianeta. Per ritrovare lo stesso atteggiamento, ma con i migliori strumenti di oggi.

E infatti Cuore rotto lascia perdere le solite sonorità dance-elettroniche agguanta classifiche e si appoggia su bassi pesanti e un tempo lento ma scandito, a metà tra hip hop e trap. Una produzione (molto ben studiata) che veste Ferro di nuovo, ma senza travestirlo. Ti sembra quasi un pezzo danzereccio, ma sotto nasconde un’anima cupa. Un “cuore nero”. E quando parte il testo, l’illusione svanisce: "Però ti ho perso perché/Iniziammo male ma finimmo pure peggio/E lo dicevo sempre: guarda che qui prima o poi qualcuno muore". È la cronaca di un amore tossico? Nato storto e finito a scatafascio? Ma finalmente raccontato col disincanto di chi sembra essere riuscito a lasciarselo alle spalle. Funziona perché non è un lamento. È un brano che apre spiragli, che ti porta a ballarci sopra e poi ti colpisce allo stomaco. È un inno alla rinascita, una lettera scritta prima di tutto a sé stesso per convincersi a ripartire. E infatti, dopo aver provato a coinvolgere tutti con il classico “l’ho scritta per noi”, a un certo punto ha l’onestà di ammettere: “E l’ho scritta per me”.

La differenza con certi suoi feat recenti, che apparivano costruiti a tavolino soltanto per partecipare alla giostra delle views, è abissale: qui c’è verità. Chi conosce le sue vicissitudini personali sentirà il doppio della botta, ma anche chi non sa nulla della sua vita privata si troverà davanti a un ascolto capace di toccare corde profonde. Il finale del videoclip è la sintesi perfetta: silenzio, lui al pianoforte, poche note. E un sorriso. Se questo è il nuovo Tiziano Ferro, con la musica rimessa al centro e tutto il resto che, se arriverà, arriverà dopo, allora sì: abbiamo ritrovato uno degli artisti (e delle voci) migliori della sua generazione. E se davvero sta ripartendo da qui (Sugar e Zukar sono una garanzia), c’è un palco che lo aspetta già da tempo: quello di Sanremo.
