Jesse Armstrong, lo stesso creatore di Succession, firma per Hbo, la stessa che produsse la serie Silicon Valley, il supergeek, evilnerd, distopico, apocalittico, satirico, pazzesco Mountainhead. Ed è come se i quattro protagonisti di Silicon Valley, cresciuti e rotti a tutte le esperienze e oramai diventati cinici e miliardari, si ritrovassero in mondo che scivola nell’apocalisse proprio grazie alle loro start-up che volevano (vi ricordate il tormentone?) “rendere il mondo un posto migliore”. Perché uno di loro, mister 220 miliardi, ha creato un social integrato con l’intelligenza artificiale, in grado non solo di generare fake news e deepfake (con qualità superiore al reale: “Questo video è così realistico che non può essere reale” è una delle strepitose battute del film), ma di autogenerarle seguendo i trend virali, e sappiamo fin troppo bene che destinati alla viralità sono quei contenuti divisivi che generano odio, violenza, divisione, polarizzazione e che parlano di omicidi, stragi, rivolte sanguinose (“È finto, una testa non esplode così”, “Perché, hai mai visto una testa esplodere?”) tutto ripreso in video dei quali neanche il creatore del social in questione riesce a distinguere quali siano veri e quali falsi. Così, mentre il mondo scivola nel collasso, i bancomat non danno più soldi, vengono incendiate scuole con i bambini dentro, le teste – come già detto – esplodono e si discute se le fiamme in cui i bambini si carbonizzano siano vere o false, i governi non sanno più cosa fare, i quattro fanno due conti per capire se sarebbero in gradi di governare loro il mondo, e, carte alla mano, sì, possono. Vi sembra esagerato? Dove, in un mondo in cui dobbiamo ancora capire bene se Elon Musk sia più potente o no di Donald Trump? Nel frattempo, uno di loro, lo strepitoso Steve Carell, sta morendo di cancro, ed è disposto a tutto pur di conquistare tanto potere da liberare tutte le potenzialità delle reti neuronali, dei computer quantistici e della “singolarità” pur di essere in grado (“realisticamente entro cinque anni”) di trasferire la propria coscienza in un computer.

Delirio? Vi ricordate Putin e Xi Jinping, che discutono di immortalità e di quanto tempo ci voglia? E di come siano ancora “analogici” rispetto alle possibilità offerte dalla coscienza digitale? Il teorema è questo: fake news e deepfake causano l’apocalisse come momento di transizione, l’unica soluzione è generare ancora più fake news e ancora più deepfake fino al punto in cui l’umanità tutta si renderà conto che tutto quello che vediamo e leggiamo su internet non è affidabile. È il crollo totale dell’informazione così come la conosciamo: l’informazione che si moltiplica a tal punto da “inflazionarsi”, da non avere più nessun valore. E non è distopia, è il mondo in cui già viviamo, un “hic et nunc” apocalittico che solo gli ignoranti non riescono a vedere e parlano ancora come adolescenti esaltati di “credibilità”, “affidabilità”, “qualità”, senza capire che ai fruitori non interessa minimamente la “realtà” di qualcosa bensì soltanto quanto è in grado di confermare opinioni che già hanno, nella loro bolla: pensate a come esultano come pazzi dittatori criminali i no-vax quando qualche persona muore in giovane età, come se mai ne fossero morti prima, mentre adesso fanno la hola, con quella felicità orribile e luciferina, con quella isteria omicida dell’ “eccone un altro!” che prima si poteva vedere soltanto nelle piazze e nelle bastiglie e nelle ghigliottine. Sì, il film continua a essere catalogato come distopico e satirico da persone – pazzi – che ancora credono nel sogno placido di una borghesia illuminata (un imbroglio storico, una autoipnosi senza valore, un secondo di illusione nella storia reale – e non surreale, come vorrebbero questi commentatori per bene). Certo, la fake news esistevano anche nel mondo analogico, in tempi di guerra – e questi sono tempi di guerra – l’informazione è stata sempre propaganda, e a pensarci è stata sempre propaganda (commerciale o politica) anche nei tempi di pace. Ma oggi, la propaganda, ha rotto gli argini: persino coloro che hanno in mano le informazioni non sanno più se quelle informazioni siano vere o false. Perché questo film ci dice qualcosa di più, oltre ai pericoli (inevitabili, sì inevitabili) dell’informazione, ci dice che, nonstante la fake news dell’Illuminismo e della Modernità, non siamo mai usciti dal Medioevo, quando crollò l’idea imperiale di un mondo unico (e ad esso si sostituirno i vari imperialismi, questi parvenu del potere). Tutto previsto, tutto profetizzato. La Torre di Babele è già crollata. La confusione dei linguaggi è in atto.